Henri Matisse

(Le Cateau-Cambrésis, 31 dicembre 1869 – Nizza, 3 novembre 1954)

Danzando con Matisse

Henri Matisse nacque a Le Cateau-Cambresis, in Francia, nel 1869. Figlio di un venditore di tessuti e di una modista, il pittore riversò sempre una piccola eco delle ricche fantasie dei tessuti che ebbe modo di apprezzare da giovane, nei suoi quadri. Apprese l’arte di dipingere da ragazzo, quando, un breve periodo di malattia lo costrinse a letto. La madre gli regalò pennelli e colori e Matisse scoprì una passione che lo accompagnò per tutta la vita.
Henri Matisse ebbe modo successivamente di esprimere la sua arte in vari modi: fu scultore, pittore e incisore. Il percorso che lo condusse ad uno stile proprio ed inconfondibile conobbe numerose tappe…. Sperimentò vari linguaggi artistici del tempo, accostandosi inizialmente all’impressionismo, al pointillisme e addirittura al cubismo. Fu tuttavia nell’ambito dei Fauves, che Matisse sviluppò primi modi espressivi nuovi e personali. Nel 1899 Matisse si recò a Parigi; qui conobbe Derain e Maurice de Vlaminck, con i quali successivamente condivise l’avventura dei Fauves. Il 1899 inoltre fu anche per Matisse l’anno dell’acquisto di un dipinto di Cezanne, dal titolo “Tre bagnanti”. Questo dipinto influenzerà Matisse in maniera consistente, diventando per lui un oggetto speciale, un dipinto ispiratore d’ arte al pari dei paesaggi da lui osservati durante numerosi viaggi.
Matisse infatti considerava il viaggio una fonte di ispirazione immensa per la sua arte. Addirittura a volte interrompeva il completamento di una composizione artistica ritenendosi privo dell’ispirazione necessaria, per poi riprenderlo al ritorno da un viaggio, carico di esperienza e nuova motivazione.
Il 15 Ottobre del 1905, a Parigi si inaugurò il Salon d’Automne. Qui Matisse espose un dipinto che suscitò forte scandalo, per un uso dei colori che venne considerato dissacrante e provocatorio. Si trattava del noto “Donna con cappello”, dove Matisse ritrasse la moglie ricalcando gli schemi tipici del ritratto convenzionale, ma con una filosofia e una tecnica del tutto nuove. Il termine stesso “Fauves” cioè belve, derivò da una esclamazione di un critico che visitò la mostra e di fronte ad una piccola scultura bronzea dal gusto classicheggiante, opera di Marquet, pronunciò la nota frase “Donatello fra le belve!”.
Fu proprio il dipinto esposto nel 1905 a dare a Matisse una notorietà finora mai avuta e, nonostante le polemiche sorte a causa dell’esposizione di “Donna con cappello”, i suoi dipinti cominciarono ad essere acquistati da collezionisti ed intenditori, che ne intuirono la portata rivoluzionaria. Matisse infatti aveva svincolato il colore da ogni servitù all’oggetto reale conferendovi una autonomia mai sperimentata fino a quel punto. Un dipinto che suscitò un notevole dibattito fu senza dubbio la “Joie de vivre” del 1905-06. Il famoso salotto di Parigi di Gertrude Stein, nota estimatrice dei dipinti di Picasso, si animò di vivaci discussioni che contrapposero due gruppi di diversa opinione, i picassiani e i matissiani. Tuttavia lo scontro non aveva ragion d’essere, l’arte di Matisse era profondamente diversa dal Cubismo, che affondava le sue radici nella realtà e si contrapponeva in quel periodo alle tematiche dell’astrattismo.
Nel 1909 Matisse, in seguito alla richiesta di un ricco industriale russo, collezionista di opere d’arte -Sergej Scukin-, realizzò il noto dipinto di grandi dimensioni, (ben 2,60 x 3,90 mt.) dal titolo: “La danza”. A questo dipinto se ne associava un altro, facente parte dello stesso progetto, dal titolo “La musica”. Senza dubbio il più noto e apprezzato è oggi “La danza”, esposto all’Hermitage di San Pietroburgo.
I cinque personaggi di Matisse, sembrano danzare intorno all’asse del mondo – è una danza sacra, simbolica, universale. Essa si sviluppa intorno ad un cerchio ideale, che copre gran parte della superficie terrestre , quasi ad indicare che gli uomini, danzando sono più vicini alla dimensione del divino, sono giganti, spiritualmente più grandi. I colori sono ridotti all’essenziale: il verde della terra, la natura; il rosato della carne, la dimensione umana; il blu del cielo, la dimensione spirituale. La danza evoca un movimento rotatorio continuo, secondo l’infinita linea del cerchio. Può non avere fine, ma la sua collocazione terrena tuttavia la rende umana. È una danza che propone movimenti ritmici e composti. È, una danza senza tempo e questa atemporalità -che sottolinea l’universalità-, è indicata dalla nudità dei partecipanti.
Gli abiti legano al contingente, collocano in un preciso periodo storico. Questa danza non può mostrare elementi che riconducano ad una precisa collocazione temporale, perché interferirebbe con il tempo di tutti gli uomini, riportandoci alla loro effimera esistenza.
G. C. Argan, grande critico d’arte, ha definito la danza come “il quadro della sintesi, della massima complessità espressa con la massima semplicità”. Occorre infatti comprendere come, in questo caso, dietro la definizione di semplicità appare la sintesi perfetta di una complessità di elementi di ricerca, che approdano al senso profondo della danza stessa, intesa come danza del tempo e dello spazio. E quel ritmico procedere, quella velocità misurata che ne emerge e pare coinvolgerci, nasce dal rapporto tra questi due elementi, che non potremo mai comprendere se non, appunto, nella danza stessa.
L’arte di Matisse aveva mirato a suo stesso dire, ad una “serenità attraverso la semplificazione di idee e forme”, e senza dubbio il grande dipinto testimonia di questa sua volontà espressiva. Successivamente, a causa della prima guerra mondiale, anche l’arte di Matisse parve assumere una piega più malinconica, carica di quel dolore che in vario modo coinvolse molti artisti in quel tempo. Il dipinto “Pittore e modella”, è caratteristico di questa atmosfera, i colori sono cupi, le forme quasi geometriche. Dopo la guerra tuttavia l’artista riuscì a recuperare quella gioia che aveva caratterizzato gran parte della sua produzione e sperimentò nuove forme per esprimersi.
Compie altri viaggi in cerca di nuova ispirazione e questa volta la trova in Italia. Nel 1925 approda ad un linguaggio più monumentale, a delle costruzioni che richiamano nuovamente la semplificazione dei primi anni del 1900, arricchita però da diverse esigenze formali; ne derivano dipinti come “Nudo su fondo ornamentale”, dove una monumentale donna si staglia su uno sfondo caratterizzato da elementi decorativi eterogenei, frutto di una contaminazione tra le diverse culture incontrate durante i suoi viaggi e l’antica passione per le decorazioni dei tessuti che aveva amato da fanciullo. Le ultime opere di Matisse sono frutto di nuove invenzioni e tecniche come la Gouache decoupeée (carte colorate a tempera ritagliate e incollate su carta), che daranno luogo a figurazioni come quella di “Icaro”, tratta dal libro da lui scritto ed illustrato dal titolo “Jazz”, del 1947. In questa immagine, estrema sintesi di forma e colore, intravvediamo la fine struggente di un artista che verso la conclusione del suo percorso, artistico e personale, conobbe problemi di salute tali da impedirgli di esercitare ancora con sufficiente vigore il mestiere dell’artista. Morirà nella sua amata Nizza nel Novembre del 1953, dopo avere aperto la strada ai numerosi sviluppi dell’arte della II metà del ‘900.