Leonardo da Vinci

(Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519)


Opere di Leonardo da Vinci
in alta definizione

Definire Leonardo pittore, non significa circoscrivere l’ambito leonardesco di cui si vuole trattare, ma qualificare Leonardo con una specifica qualità, quella del pittore appunto, che lui stesso massimamente stimava. Significa quindi rendergli merito e non sminuirne la complessità.
Leonardo nasce a Vinci, presso Firenze da Ser Piero, un agiato notaio e da Caterina. Piero e Caterina non erano sposati e Leonardo quindi risultava essere un figlio illegittimo che venne cresciuto dalla giovane moglie del padre, che tuttavia morì molto presto. Leonardo, grazie allo stato sociale del padre, poté permettersi nel 1469 di frequentare la bottega del Verrocchio, ambitissima per l’epoca.
Le prime esperienze, Leonardo le compie all’interno della bottega a quei tempi frequentata da Botticelli, dal Ghirlandaio e dal Perugino. A questo punto è opportuno sottolineare che le botteghe, erano delle vere e proprie scuole complete, dove non ci si limitava all’acquisizione della tecnica pittorica, ma ci si dotava di tutto quel bagaglio culturale che doveva possedere chi si voleva avviare alla professione di artista. Ci si confrontava con l’apprendimento della meccanica, dell’ingegneria e della scultura. Non ultima veniva approfondita la pratica del disegno, che nel rinascimento veniva vista con rinnovato valore. L’artista era infatti una figura di certo rilievo nel Rinascimento, una figura completa, cui si richiedeva competenza in svariati settori culturali. Del resto la cultura rinascimentale favoriva la visione dell’artista, come soggetto capace di mettere insieme vari tipi di conoscenza, incentivandone spesso, attraverso l’azione dei mecenati, l’autonoma espressività. Il Verrocchio inoltre era vicino alla cerchia dei Medici, dove si coltivava la filosofia neoplatonica, e ciò sicuramente favorì la frequenza del giardino mediceo da parte del giovane Leonardo.
Alla bottega del Verrocchio Leonardo concepisce opere come l’Annunciazione esposta agli Uffizi di Firenze. Qui si nota già l’attenzione profusa nella resa del paesaggio, che si dispiega alle spalle dei personaggi principali, per cui l’ambientazione risulta, contrariamente alla tradizione, esterna. Al 1475 si attesta la Madonna del garofano, mentre il dipinto noto con il nome Ginevra de Benci è del 1478 circa. Questo dipinto dimostra come Leonardo fosse già ricercato dalla ricca borghesia di Firenze, che gli commissionava ritratti, probabilmente attratta dalla capacità leonardesca di realizzarli con un occhio alla maniera fiamminga. Nel 1478 Leonardo dà inizio alla Madonna Benois, esposta all’Ermitage. Nel 1481 i monaci di San Donato gli commissionano la celebre Adorazione dei Magi. Quest’opera diventa per Leonardo un campo di ricerca, e come è noto, non viene mai completata né consegnata dal pittore alla committenza. Viene invece lasciata prima di partire per Milano nel 1482, al Benci, padre di quella Ginevra Benci del noto ritratto.
Dopo la formazione presso il Verrocchio, Leonardo comincia a viaggiare. La sua presenza a Milano si attesta dal 1482 al 1500. Si recherà poi da Ludovico il Moro presentandosi con un ricco curriculum, come diremmo oggi, all’interno del quale esplicita le sue numerose facoltà, sottolineando soprattutto le acquisite capacità ingegneristiche e di costruttore di apparati militari e opere idrauliche. A Milano Leonardo realizza il noto, quanto misterioso, dipinto dal titolo “La Vergine delle rocce”, commissionatogli nel 1484 dalla Confraternita dell’Immacolata Concezione, per la Chiesa – oggi non più esistente- di San Francesco Grande. Quest’opera viene poi rifiutata dai committenti, che non ritengono soddisfatti i propri desideri, svelando con questo di avere compreso di fatto i significati occultati da Leonardo nel dipinto,(ora prezioso gioiello del Louvre di Parigi). Una seconda versione, nella quale si riconoscono le mani dei suoi allievi dell’epoca, viene poi consegnata alla committenza. Questo dipinto è oggi esposto alla National Gallery di Londra. A Milano Leonardo si dedica anche alla ritrattistica e, a questo periodo risalgono la “Belle Ferroniere” e “La dama con l’ermellino”.
A Milano Leonardo progetta per Ludovico il Moro, opere di meccanica idraulica, macchine militari e complesse macchine scenografiche da utilizzare nelle sfarzose feste dell’epoca. Concepisce anche il noto progetto del cavallo bronzeo di grandissime dimensioni per il monumento equestre di Francesco Sforza. Nel 1490 Leonardo viaggia ancora, e si reca a Pavia, dove approfondisce il suo legame con l’architettura. Ritorna poi a Milano dove dà vita alla nota opera del refettorio di Santa Maria delle Grazie : “Il Cenacolo” che conclude nell’1498.
Nel 1499, la conquista di Milano da parte di Luigi XII, determina l’abbandono di Milano da parte di Leonardo e dà inizio ad un intenso periodo di viaggi presso le maggiori corti dell’epoca.
 Si reca a Mantova, a Venezia e a Roma per tornare poi, dopo ben 20 anni di assenza proprio a Firenze ( allora dominata artisticamente dalla presenza di un Michelangelo di vent’anni più giovane di lui).
 Le città che ebbe modo di frequentare dotano Leonardo di una cultura ampia, acquisita direttamente dagli influssi culturali che si potevano respirare in quegli straordinari poli di attrazione.
Successivamente mette la sua esperienza al servizio di Cesare Borgia per il quale realizza opere di ingegneria militare e infine si ritrova ad Urbino. Del 1503 è lo studio della Battaglia di Anghiari a Firenze per Pier Soderini a Palazzo Vecchio. Questo è il periodo che vede fronteggiarsi le due massime personalità artistiche del Rinascimento. Infatti nella parete opposta del salone, secondo le originarie intenzioni della committenza, avrebbe dovuto operare Michelangelo con la Battaglia di Cascina. È noto poi che nessuna delle due opere venne realizzate, restando a noi, per ciò che riguarda il progetto leonardesco, solo alcune copie di artisti dal cartone originale (mai pervenuto), che vollero conservare la memoria di tale stupefacente opera d’arte.
Ma il 1503 è anche la data di inizio della sua opera più celebre: la “Gioconda”. (vedi “9 modi di vedere la Gioconda). Nella Gioconda Leonardo riassume probabilmente tutta la sua poetica, confermando l’immenso valore che per lui ebbe la pittura. Probabilmente Leonardo, considerava la pittura come la massima espressione dell’intelletto umano, un mezzo per raggiungere quella bellezza che poteva dare all’uomo, attraverso la contemplazione, quell’estasi necessaria per giungere all’essenza del divino.

I contatti con la cerchia dei Medici, con l’ambiente neoplatonico e con personalità come Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, saranno sicuramente di riferimento per le ricerche di Leonardo, che, pur dando valore all’esperienza e pur dichiarandosi “omo sanza lettere”, non poteva restare del tutto estraneo alla divulgazione degli antichi testi e, più in generale, al clima culturale dell’epoca.
Di ogni città, di ogni contesto sociale, filosofico e culturale, Leonardo si avvalse, per coltivare un personalissimo modo di intervenire, sempre aperto ai diversi stimoli che potevano arricchire il suo mondo interiore. Leonardo divenne, già nel suo tempo, un artista “mitico”, non solo per le sue indubbie qualità di pittore, ma anche per la sua versatilità, che gli permetteva di eccellere in svariati campi, dall’ingegneria alla idraulica, dalla botanica agli studi di anatomia (è infatti specialmente la figura di Leonardo scienziato che maggiormente incide nell’odierno immaginario collettivo).

Ritornando al concetto dell’“omo sanza lettere”, si sottolinea come oggi molti studiosi ritengano che Leonardo con ciò volesse esemplificare il suo volgersi costantemente all’esperienza diretta come fonte di conoscenza. Si è a lungo trattato del Leonardo scienziato, capace di intuizioni della cui grandezza soltanto oggi ci si può avvedere. Si è voluto inoltre, negli studi più recenti, insistere sulla caratteristica leonardesca di lasciare spesso le sue opere incompiute, dandone di questo una lettura nell’importanza da lui stesso attribuita al “percorso”, rispetto al risultato finale. Si è infine spesso discusso dell’aspetto misterioso di alcuni suoi dipinti, che sembrano richiamare significati altri, da quelli direttamente leggibili. Significati, probabilmente, ancora non svelati.
La figura di Leonardo ben si presta del resto, proprio grazie a questa sua poliedricità, a diverse interpretazioni. È un artista che ci affascina, sicuramente anche per l’alone di mistero che lo ha sempre circondato e che avvolge ancora oggi alcune sue note opere d’arte.
Il nostro modo di vedere Leonardo è tuttavia, proprio per questo condizionato dalle numerose (e a volte fantasiose) ipotesi che sono state mosse a suo carico. La fama che lo circonda in realtà ci impedisce però di vedere come Leonardo era veramente. La sua figura è stata mitizzata, e noi non riusciamo ad accostarci ad essa se non da questo filtro. Dobbiamo probabilmente orientarci guardando alla opinione che i suoi contemporanei avevano di lui. Quando Raffaello dipinge “La scuola di Atene” per raffigurare le sembianze di Platone, utilizza il volto di Leonardo. Mettendo Leonardo nelle vesti di Platone, Raffaello sicuramente vuole manifestare il suo modo di vedere Leonardo. C’è oggi fra i numerosi interpreti di Storia dell’arte, chi si meraviglia di tale accostamento, considerando la figura di Leonardo quasi in antitesi con le posizioni del grande filosofo che indica il “mondo delle idee”, sapendo che Leonardo amava invece basarsi sull’esperienza. Tuttavia è ineludibile che il riferimento di Raffaello si muova all’interno di ragionamenti ben più complessi. Il considerare Leonardo solamente come uomo basato sull’esperienza sensibile, accostandolo all’opinione che (in generale) noi oggi abbiamo dei nostri “scienziati”, potrebbe falsare l’interpretazione di molte sue opere.
Sappiamo infatti che oggi si tende spesso a valorizzare le opere leonardesche, come una straordinaria esemplificazione della sua grande attenzione alla natura, attenzione dedita agli aspetti naturali visibili, sensibili o sperimentabili. La nozione di “esperienza” è quindi prevalentemente vista come azione collegata alla sola indagine degli aspetti sensibili. Si indugia quindi sulla capacità di Leonardo di rendere mirabilmente le varie specie botaniche, su i suoi studi delle onde marine, sulle scoperte relative all’atmosfera e su quelle fatte sul corpo umano. Limitando cioè l’azione della esperienza ad una dimensione di osservazione dei fenomeni terrestri.
L’arte di Leonardo invece, era molto di più di questo! Se Leonardo era interprete del suo tempo, il Rinascimento, come poteva infatti limitarsi a guardare solamente gli aspetti visibili delle cose? Egli sicuramente poteva avvalersi delle scoperte empiriche, ma di certo non limitarsi ad una visione del mondo circoscritta ad esse.
Le numerose connessioni con la filosofia del tempo lo dimostrano. L’influenza esercitata dai numerosi contatti culturali (con la cultura ebraica e islamica del tempo) che Leonardo ebbe modo di sperimentare viaggiando, ne sono la prova.
Altre componenti tipicamente rinascimentali inoltre, non possono non avere occupato un posto nella vasta e poliedrica cultura leonardesca: gli studi di alchimia e astrologici ne sono un esempio. E se pare che Leonardo avesse preso posizioni contro l’astrologia, (non ritenendo possibile una influenza degli astri nel comportamento umano), non è possibile negare che altri aspetti, come i contatti con l’ermetismo abbiano potuto contribuire a definire il Leonardo “esoterico” che oggi si tenta di indagare.
Certo tutto ciò non è dimostrabile, ma è ormai dato per scontato che alcuni suoi dipinti, (realizzati a volte per una committenza religiosa poco incline ad accettare tesi diverse da quelle ufficialmente ammesse), sottendano significati nascosti, significati non divulgabili ai più, ma indirizzati alla comprensione di pochi individui capaci di coglierli. Trattare del suo percorso artistico senza conferire particolare senso al significato delle sue opere pittoriche, quindi, condurrebbe a fornire di questo artista una immagine parziale, se non addirittura falsata.
Leonardo concluse la sua vita nel castello di Clos-Lucè, ad Amboise in Francia dove si era recato per invito di Francesco I.. Egli probabilmente a quel tempo già intuiva l’approssimarsi della fine della sua vita. Al re lasciò, (sotto il pagamento sembra di 4000 ducati, una cifra considerevole per l’epoca ma certamente non il corrispettivo reale per l’opera da lui più amata) il dipinto noto come “Monna Lisa”. Il dipinto rimase in Francia, ed oggi è esposto al Louvre dove ogni anno milioni di persone vanno a rendere tributo ad un artista, Leonardo da Vinci, che seppe intuire che l’arte, può essere anche viva, se prodotta da una vita vissuta nell’amore per l’arte.