Santiago Calatrava
Architetto e ingegnere, Santiago Calatrava è noto per i progetti di avveniristiche stazioni ferroviarie e per i suoi ponti, che presentano sempre originalissime soluzioni strutturali. Le sue opere sembrano quasi portare alla massime possibilità le capacità stilistico-estetiche della tecnologia. Virtuosismo costruttivo? Forse anche, ma giusto un po’, dal momento che nella scia del tutto è possibile tali strutture non perdono mai di vista l’obbiettivo di funzionalità che si sono preposte. I ponti di Calatrava anzi sembrano quasi palesare la metafora della comunicazione tra due i diversi modi di mettere in condizione l’utente di fruire l’architettura e la tecnologia: utilizza le due componenti con uguale intensità di approccio espressivo, una che deriva dalla formazione di tipo ingegneristico e una che scaturisce dall’essere principalmente un architetto. Calatrava, si avvale delle tecniche e dei materiali più innovativi. Ama l’invenzione. Ma questa innovazione non viene dalla pura fantasia, ma anzi affonda le sue radici nell’ambito di formazione dell’architetto, quello della sua terra d’origine. Si potrebbe obiettare dicendo, dove sta il rapporto con l’arte espressa dalla regione di provenienza, dove sta il suo essere spagnolo, l’identità comune a geni come Gaudì? Eppure si ritrova, nelle fantasie di strutture che mimano inesorabilmente le forme della natura attraverso gli strumenti tecnologici ora a disposizione dell’uomo contemporaneo.
All’inizio della sua carriera è nota l’influenza delle opere di Le Corbusier su Calatrava. Tuttavia tale influenza non si è mai concretizzata in una imitazione delle forme, dal momento che lo stile di Calatrava è unico e facilmente individuabile. Le opere di Calatrava sembrano a volte prendere a prestito le forme più articolate della natura. È probabile che la sua attività artistica di scultore abbia in qualche modo condotto l’architetto ad arricchire il suo repertorio architettonico di una forte valenza di tipo plastico. Dalla scultura ha appreso il modo di fermare l’instabilità del movimento in una struttura invece solida, ed ampiamente calcolata.
Calatrava, che si pone oggi tra gli architetti più degni di attenzione, è infatti nato in Spagna, a Valencia nel 1951. Laureatosi Architetto alla “Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de Valencia”, si laurea successivamente anche in ingegneria, presso il Federal Politechnic di Zurigo dove decide di aprire il suo primo studio professionale nel 1981.
A partire dal 1983 realizza le sue prime opere: la Stazione ferroviaria Stadelhofen a Zurigo e il Ponte nel Bach de Roda a Barcellona. L’attività continua nel 1984 con la Sala concerti del centro comunitario Barenmatte a Suhr, in Svizzera. Del 1987 è il premio Auguste Perret UIA per la tecnologia applicata in architettura. Nel 1987-92 lavora anche a Toronto, in Canada, realizzando la Piazza coperta Bce Place. Nel 1988-91 il – Ponte Lusitania a Merida, e nel 1989 inizia la Stazione ferroviaria dell’aeroporto di Lione Satolas, in Francia. Nel 1990 il Ponte nell’East London River Crossing Londra, in Gran Bretagna. Nello stesso anno un altro importante riconoscimento:la “Médaille d´Argent de la Recherche et de la Technique”, a Parigi. Del 1987 è il Ponte Alamillo a Siviglia, per l’Expo ’92 e negli anni ’90 si registrano molti progetti come il Campo Volantin Footbridge a Bilbao, e nel 1991 il Padiglione del Kuwait a Siviglia (sempre per l’Expo ’92), e il Ponte Alameda a Valencia. Del 1992 è inoltre il Progetto per la riconversione del Reichstag a Berlino ed il progetto per il palazzo delle esposizioni a santa Cruz de Tenerife, nelle isole Canarie. Del 1993-98 è il progetto dell’Oriente Station a Lisbona, e del 1996 quello per il Ponte pedonale a Venezia.
Una delle opere più emblematiche di Calatrava si trova nell’area sud est di Valencia: è il Museo della Scienza, parte della ampia “Ciudad de las Artes y de las Ciencias” costituita dall’Hemisferico e dal Palacio de las Artes. Tale complesso, sede espositiva, richiedeva la possibilità di ospitare centinaia di visitatori sorge su di una estensione di circa 30.000 m.q.
La particolare articolazione degli spazi interni consente di soddisfare le svariate esigenze di tipo espositivo. La forma del Museo, originalissima, richiama in qualche modo l’organico e l’inorganico, la struttura di uno scheletro e l’astronave ipertecnologica. I materiali, anche quelli, concorrono all’immagine complessiva: acciaio e alluminio per la realizzazione della copertura e per il supporto alle immense vetrate, che sono appunto intelaiate su elementi metallici. All’esterno si affida alle pure forme l’intera caratterizzazione architettonica dell’edificio. Aperto sul lato esposto a nord, presenta una parete opposta completamente priva di aperture. Gli ambienti, anche quelli interni, posseggono un aspetto fortemente plastico, che si palesa nei solai e nella copertura esterna. All’esterno la struttura della copertura come una vela appare come uscire direttamente dal terreno, per poi radicarsi attraverso delle strutture ramificate alla sommità della struttura complessiva. Per esaltare le forme e l’estetica del complesso un altro materiale, il cemento bianco, diviene un elemento ricorrente cui puntare.
Uno dei progetti più recenti di Calatrava è un grattacielo residenziale a New York nel quartiere finanziario di fronte all’East River. Composto da 12 case a schiera a forma di cubo, impilate una sull’altra. È la townhouse in the sky, che ha già attirato l’attenzione di molti che sarebbero disposti a pagare cifre iperboliche per possedere un appartamento. High tech con una punta di espressionismo, si potrebbe definire la sua architettura, per via delle soluzioni altamente tecnologiche cui ricorre e per i materiali innovativi. Ma è un high tech all’interno del quale sembra battere in cuore organico…. un linguaggio architettonico assolutamente nuovo, che utilizza la ripetitività dei moduli per generare una infinita serie di varianti strutturali mediante rotazioni e sovrapposizioni originalissime. Usa spesso infatti i profili curvilinei, che generano il senso del movimento e che nascondono rigorosi calcoli matematici -che assicurano la percezione di un senso di sicurezza statica -.