Bernard Tschumi, l’architettura del dinamismo
Il percorso personale di Bernard Tschumi, che va dai suoi primi progetti di matrice radicale fino alle ultime progettazioni, passando dal momento di maggiore notorietà ottenuto con la realizzazione del Parco della Villette di Parigi, è in continua evoluzione. Con le opere più recenti, -come quelle per l’ampliamento della Columbia University a New York e del Campus di Miami-, e con le recenti partecipazioni ad importanti concorsi internazionali – come quello per il nuovo museo dell’Acropoli ad Atene, per il Museo d’arte Moderna di San Paolo e per quello d’arte africana di New York -, Tschumi si è sempre maggiormente affermato nel panorama internazionale come uno degli architetti più sensibili alle innovazioni progettuali in architettura.
Personalità vivace, partecipa da giovane alle contestazioni studentesche e aderisce alle teorie decostruzioniste. Nel 1996 scrive le sue teorie architettoniche in un libro ormai noto dal titolo “Architecture and Disjunction”, (oggi tradotto in italiano – “Architettura e disgiunzione”- Edizioni Pendragon) dove afferma che nell’epoca in cui viviamo non è possibile distinguere fra ciò che è normale e ciò che è anormale, e fra ciò che è intero da ciò che disgiunto.
La personale visione di Tschumi è quella di una architettura generata dalle complesse relazioni che si instaurano fra gli uomini e fra gli uomini e lo spazio che direttamente fruiscono. L’esperienza dello spazio nasce dal movimento, e, dal momento che è l’architettura stessa è destinata a contenerlo, indirizzarlo, gestirlo. Il fruitore infatti, si muove e percepisce lo spazio in movimento in un continuo mutare di relazioni spaziali dinamiche interagenti, che non possono non essere considerate da chi è chiamato a progettare “architettura”. Questo perché lo spazio dell’architettura è da porre in corrispondenza agli eventi, come del resto anche l’ordine è in diretta corrispondenza con il disordine. Pertanto è l’agire a qualificare lo spazio e contemporaneamente è lo spazio a qualificare l’agire in esso. Tschumi giunge addirittura ad esprimersi in termini eccessivi ipotizzando che chi fa architettura e dunque progetta lo spazio, esercita su di esso una violenza, ed indirettamente, questa “violenza” si ripercuote su che quello spazio è chiamato ad utilizzare. È la stessa realtà, l’esperienza del reale inequivocabilmente legata a filo doppio con l’esperienza dello spazio ad essere di per sé una forzatura. Questo avviene a tutte le scale… Lo stesso spazio della città, che è contemplato da Tschumi come possibile tema di confronto per sviluppare le sue teorie, non deve essere visto come luogo “metafisico” atto a “evocare”, ma come spazio dell’esperienza legato alla diretta fruizione del reale.
L’architetto Tschumi è stato scelto, tra numerosi partecipanti di particolare rilievo come ad esempio Daniel Libeskind ed Arata Isozaki, per il progetto del nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, richiesto per contenere i marmi del Partenone del tesoro di Elgin attualmente conservati nel British Museum di Londra. Il progetto ideato da T. prevede una coraggiosa collocazione nell’area a circa 300 metri dall’acropoli. Al livello superiore, dove si conserveranno i marmi e le sculture più importanti, prevede la realizzazione di una galleria rettangolare trasparente dove si collocherà una riproduzione del peristilio del Partenone con lo stesso orientamento del monumento originale. Il progetto, che complessivamente ricoprirà una superficie pari a circa 2200 mq., è caratterizzato da due elementi: la luce e la forma che insieme vogliono mirare a raggiungere un effetto di trasparenza che faccia comunicare l’interno con l’esterno, in modo da garantire una “non-separazione” delle opere dal loro contesto originario. Si vuole al contempo ottenere, grazie ad una illuminazione naturale la realizzazione di un ambiente particolarmente adatto alla esposizione delle opere.
Brevi cenni biografici
Bernard Tschumi, nasce nel 1944 a Losanna con nazionalità svizzera e francese. Compie i suoi studi a Parigi e al Federal Institute of Technology di Zurig.
Dal 1970 insegna all’Architectural Association di Londra, all’Institute for Architecture and Urban Studies di New York ed alla Princeton University. Negli anni ’80 insegna al Cooper Union ed inizia ad esercitare la libera professione. Nel 1981/82 progetta il Manhattan Transcripts New York City-Manhattan.
Nel 1982 vince il primo premio per il concorso Internazionale per il Parc de la Villette di Parigi, apre quindi il suo studio, il “Bernard Tschumi Architects” a Parigi per seguire da vicino i lavori. Nel 1986 ottiene il secondo premio del Concorso Internazionale per il New National Theatre and Opera House, di Tokyo, in Giappone.
Nel 1988 ottiene il secondo premio del Concorso Internazionale per il New Kansai International Airport di Osaka ed apre uno studio a New York. Diventa anche editore di “D” (Columbia Documents of Architecture and Theory). Del 1989 è il progetto del ZKM – Center for Art and Media, Karlsruhe, e del 1990 il progetto del Kyoto Center e Nuova Stazione Ferroviaria, Giappone in seguito ad un concorso su invitoDel 1991 è il primo premio per lo Studio Nazionale per le Arti Contemporanee, a Tourcoing, in Francia, in seguito ad un concorso internazionale. Nel 1994 progetta la Scuola di Architettura, a Marne-la-Vallèe, Francia e la Lerner Student Center, Columbia University, a New York. Partecipa al concorso ad inviti per il Master Plan Renault, di Parigi.
Negli anni ’90 si susseguono i riconoscimenti a lui attribuiti come il Primo Premio nel Concorso per lo Studio Nazionale per l’Arte Contemporanea Le Fresnoy, Tourcoing, in Francia; il Primo Premio del Concorso per la Scuola di Architettura, Marne-la-Valèe; il Primo Premio del Concorso Internazionale per il Business Park, a Chartres; La Legione d’Onore e dell’Ordre des Arts et Lettres. Nel 1998 la Zénith Concert Hall, a Rouen, in Francia è uno dei suoi progetti più interessanti del periodo.
Nel 1997, al fine di incrementare sia l’espansione economica che lo sviluppo culturale della città, l’amministrazione di Rouen bandisce un concorso ad inviti per la realizzazione di un complesso per manifestazioni culturali, sportive ed espositive. Lo Zénith di Rouen. Da non confondere con un altro Zénith, progettato da Chaix & Morel, nel Parco della Villette del 1984, (precisiamo che il nome Zénith è divenuto un marchio registrato in possesso della società Coker e del Ministero della Cultura Francese, che ne definiscono i criteri e i canoni di progettazione), il progetto di Tschumi, risultato vincitore del concorso, ha generato un complesso architettonico che ha assunto il valore di segno urbano. Non accoglie il suggerimento di uso di coperture gonfiabili, comuni a tutti gli Zénith, e sceglie una struttura reticolare retta da tre alberi tiranti, che eliminano il problema dei pilastri al centro della sala. Composto da due corpi principali, un blocco geometrico della hall per le esposizioni, lungo 700 metri, lo Zénith di T. sorge in un aerodromo abbandonato nella periferia della città. Possiede una geometria singolare e un rivestimento in acciaio curvato, destinato ad essere esaltato da installazioni luminose e video proiezioni. I materiali, il cemento e l’acciaio, e la trasparenza del policarbonato, sono introdotti in modo esemplare per formare una architettura dal carattere innovativo. Entrambi gli edifici infatti prospettano su di una pubblica piazza dove si svolgono spettacoli e vari altri eventi. La forma della sala per concerti rivestita con pannelli in lamiera ondulata di acciaio ha una struttura composta da archi di acciaio tubolare a raggio costante. Appare come un corpo metallico, costituito da due gusci di forma ellittica tra loro sfasati. Una grande apertura verticale, con vetrata su tutta l’altezza, è l’ingresso principale dell’edificio che porta direttamente al foyer, è compreso tra il guscio esterno di metallo e la struttura in cemento a vista dell’auditorium.
Può ospitare fino a 7000 spettatori e ha una conformazione ellittica leggermente asimmetrica, che permette di utilizzare flessibilmente il teatro in relazione al tipo di manifestazioni ospitate. La sala per le esposizioni consente una grande varietà di schemi organizzativi essendo una sorta di lungo rettangolo a vetri ed è adatto per eventi come ad esempio fiere commerciali e meeting aziendali.
Dal T. 1988 al 2003 ricopre la carica di preside della Graduate School of Architecture, Planning and Preservation alla Columbia University di New York, e, nel 2004 di Direttore Generale per l’Esposizione Internazionale a Dugny, in Francia.
Seguono dal 2001 altre importanti progettazioni come: il Museo d’Arte Contemporanea di San Paolo del Brasile; La Sede manifattura Vacheron Constantin, a Ginevra; il Museo delle Arti Africane, a New York, il già citato progetto del Museo dell’Acropoli di Atene. Nel 2003 il Limôges Concert Hall, in Francia e a Pechino la West Diaoyutai Tower dove una trave a sbalzo (che simulerebbe una prora di una nave) ed un rivestimento perforato di metallo creano effetti particolarissimi. La West Diaoyutai Tower, che sotto avrà un giardino con giochi d’acqua e pergolati lignei, è destinata ad esser posta presso un parco vicino al fiume Kunyu. Presenta lo spigolo sud-orientale come sezionato da due piani che intersecandosi generano un triangolo. L’ingresso principale porta ad un atrio curvilineo a tripla altezza con soffitto munito di aperture circolari. Anche qui T. utilizza la luce naturale, che filtrata dall’acqua raggiunge l’atrio sottostante e genera creando un suggestivo effetto che ricorda il movimento, il valore simbolico degli elementi in cui la torre dovrà essere relazionata.
I lavori già avviati si prevedono ultimati tra il 2008-2009.