Cubismo

Il Cubismo rappresenta per il mondo dell’arte il big-bang dal quale esplodono innumerevoli contenuti innovativi dell’arte a seguire. Immenso è infatti il potere rivoluzionario di uno dei più importanti movimenti del nostro secolo e straordinarie le personalità che lo hanno determinato. Principali esponenti del Cubismo furono Picasso, Braque, Delaunay, Duchamp, Gris e Léger. Il Cubismo parte dalle ricerche di Cézanne. Dal suo modo personalissimo di costruire le forme. Cézanne infatti costruiva lo spazio del dipinto attraverso una sorta di sintesi dei volumi che aveva influenzato Picasso, Braque e Léger.
Il cubismo fu anche suggestionato dai post-impressionisti, che sostenevano che l’arte non doveva imitare la natura ma tendere a costruire un universo formale parallelo. Il periodo del Cubismo va dal 1908 all’inizio della prima guerra mondiale e la parola deriva da un’espressione del critico Vauxceles che aveva definito “simili a cubi” le forme presenti in un quadro di Braque.
Il fenomeno fu caratterizzato da alcuni temi di ricerca che appartenevano ai Fauves, come l’abolizione della profondità illusoria e la cultura “negra”, che suggestionava gli artisti del tempo per la sua essenzialità e stilizzazione. Il processo di distruzione della prospettiva cominciato dai Fauves, veniva reimpostato dai Cubisti che partirono dallo studio di un oggetto, o di una figura umana, e la scomposero per poi ricomporla sulla tela secondo un nuovo ordine annientante la distinzione spazio-oggetti. Si tese inoltre a rappresentare il soggetto in più vedute contemporaneamente.
Il cubismo, includendo nuove dimensioni nella composizione, come il movimento e il tempo, tendeva a comunicare la totalità delle percezioni, ottenute come girando attorno al soggetto. Infatti si trattava di rappresentare l’oggetto non in una tradizionale collocazione spaziale di tipo monocentrico, ma in una simultaneità di visioni che ne consentivano la visualizzazione secondo molteplici aspetti. I piani intermedi e quelli di sfondo venivano così, progressivamente annullati. La forma appariva ora come discretizzata, e il soggetto rappresentato non era più riconoscibile.
L’oggetto quadro si appropriava dello spazio e i confini tra pittura e scultura quasi si annientavano. Si sviluppavano tecniche che, attraverso il colore denso anche mescolato, rendevano l’opera d’eterogenea composizione. Materiali come la sabbia venivano mescolati al colore.
Tecniche, come il collage sia con carta, legno o stoffa, tendevano a comunicare all’osservatore sensazioni tattili e visive, che lo riportavano alla realtà fisica. La rivoluzione si attua con un’opera dai contenuti sconvolgenti per il modo di concepire la rappresentazione dell’epoca. Si tratta del celebre quadro dal titolo “Le Demoiselles d’Avignon” di Picasso. In esso si attua l’abbandono del metodo prospettico di raffigurazione dello spazio. Non si cerca più l’apparenza visiva della realtà, ma la sua relatività nelle dimensioni dello spazio e del tempo. I temi sono anche semplici oggetti, come bottiglie, strumenti musicali… Ad essi si conferisce -afferma Argan- “la stessa certezza che hanno i valori misurabili sulle coordinate verticali e orizzontali…Tanto Picasso che Braque- – risolvono il problema della terza dimensione mediante linee oblique, indicative della profondità, e curve, indicative del volume, e cioè riportando sul piano ciò che si dà come profondità o risalto. Qui intervengono i contenuti della coscienza, le nozioni che si hanno degli oggetti (ed è questo l’aspetto tipicamente cartesiano del cubismo, quello che lo inquadra nel razionalismo di fondo della tradizione culturale francese)”.
Il cubismo può distinguersi, nella sua evoluzione in due fasi sostanziali denominate: cubismo analitico e cubismo sintetico. La prima fase si svolse dal 1907 al 1911. Le forme si scompongono in piani che intersecandosi e compenetrandosi sembrano spezzarsi dando luogo a delle sfaccettature che dissolvono gli oggetti. Una nuova immagine plastica, priva, o quasi del colore. La seconda fase che dura fino al 1913 mira a ricomporre le forme che sono caratterizzate da un maggiore cromatismo. Si inseriscono elementi materiali direttamente sulla tela e si tenta di pervenire alla essenzialità delle cose. Abbandonato il ruolo imitativo della realtà, lo spazio del quadro viene ora visto come spazio nel quale si può materialmente agire. Picasso è il più noto esponente del Cubismo, a differenza di Braque utilizza il chiaroscuro per definire i volumi.
L’opera che lo consegna alla storia è comunque più di ogni altra “Guernica” del 1937. Questa sconvolgente, commovente e meravigliosa opera d’arte emerge da un fatto storico la cui drammaticità è tutta lì, disponibile per chi ha la sensibilità di accoglierla e comprenderla. E’ una reazione immediata, elaborata quasi di getto, all’atroce bombardamento subito dalla cittadina di Guernica. Picasso vuole portare questo evento direttamente alla coscienza oltre che alla conoscenza del mondo civile. Ci riesce talmente bene che, anche se la strage di Guernica è lontana nel tempo, ancora oggi osservando l’opera di Picasso, il dramma emerge attuale, come fosse accaduto ieri. Guernica non ha colore, solo il bianco e il nero per esprimere il dolore. Non vi è neanche il senso del rilievo conferito dal chiaroscuro. Le linee sono nette, crude come la verità di quell’atto efferato.
Il Cubismo ebbe ripercussioni in altre realtà appartenenti alla sfera creativo-culturale. In architettura ebbe riflessi nelle teorie confluite nel “Purismo” elaborate da Ozenfant e Le Corbusier. Alcuni procedimenti utilizzati nella composizione delle prime architetture lecorbusieriane, come la compenetrazione della casa-oggetto e dello spazio, il rapporto di comunicazione interno-esterno comprovano l’influenza esercitata dal cubismo. Afferma Benevolo: “i cubisti dissociano l’integrità dell’immagine nei suoi ingredienti elementari: linee, superfici, colori…negli elementi liberati si scoprono nuove qualità che prima erano nascosti sotto le apparenze convenzionali, e tra gli elementi si scorgono nuove relazioni che consentono di organizzarli in tutt’altro modo, secondo nuove leggi. …ci si sente impegnati in una indagine aperta i cui risultati non sono definibili a priori (…) mettendo in dubbio le regole prospettiche e la loro corrispondenza con le leggi naturali della visione, si è visto cadere il presupposto che esista un mondo di regole a priori a cui l’arte debba la sua dignità e consistenza come attività separata. Questa ricerca conduce diritto all’architettura”.