Astrattismo

  • Una data di nascita : gli anni ’10 del ‘900, quando Kandinskij realizza il “Primo acquerello astratto”.
  • Un principio: rompere con l’arte vista come mimesi, introducendo di fatto una nuova categoria nel mondo dell’arte, diversa da quella figurativa.
  • Numerosi i riferimenti: lo spirituale, il trascendente, le filosofie idealistiche e la musica.
  • Due le principali tendenze: una che fa capo ad una resa espressiva e ad una a quella di tipo geometrico.

Si può affermare che l’arte definita “astratta” porti alle estreme conseguenze la trasformazione del dato reale, già avviata in precedenza dall’Impressionismo… Ma anche che essa si è avvalsa dei contributi portati da Picasso e da Matisse, pur non avendo mai questi ultimi abbandonato la figurazione.
Un’altra innovazione è anche la volontà di manifestare che l’opera può avere significato solamente in se stessa e in rapporto con le altre opere. Per tale ragione spesso gli artisti appongono la dicitura: “senza titolo” accompagnata da un numero.
I principali protagonisti sono oltre Kandinskij, Marc e klee; Mondrian Delauney e Malevič.

Tuttavia è sbagliato pensare che l’astrattismo sia una continuazione dell’espressionismo, infatti, il suo esordio scaturisce dalla considerazione che se l’arte non rappresenta la realtà esterna, ma quella interiore dell’individuo, occorre superare le tesi dell’espressionismo e abolire del tutto l’oggetto reale. Ecco perché l’accostamento con la musica trova nell’astrattismo una felice simbiosi, perché svincolandosi l’artista dalla riproduzione della realtà esteriore tende sempre più a comunicare attraverso forme, spazi, linee e colori il proprio essere. Da tale atteggiamento prende vita anche un nuovo linguaggio: si parlerà adesso sempre più di tonalità e di colori squillanti accostando le arti visive alle arti musicali.


“In arte come in natura, la ricchezza di forme è infinita”: Vasilij Kandinsky

Il punto è l’unico legame tra il silenzio e la parola… è una cosa piena di possibilità in natura come in pittura. Questo affermava Wassily kandinsky, che per l’arte del tempo sarà come un punto, tra l’astrazione e il mondo del visibile.
Vasilij Vasil’evic Kandinskij nasce a Mosca nel 1866. Nel 1869, a soli tre anni, compie insieme ai suoi genitori l’esperienza di un viaggio in Italia e rimane colpito dal senso dei colori. In particolare il nero delle carrozze o delle gondole veneziane. Nel 1874 i suoi primi contatti con il mondo della musica: impara a suonare il pianoforte e il violoncello. Poco più che ventenne viaggia in Vologda ed entra in contatto con espressioni artistiche locali. Successivamente si reca a Parigi dove ha modo di vedere l’esposizione universale nel 1889. Nel 1896, una esposizione di opere di pittori impressionisti svoltasi a Mosca gli rivela l’arte di Monet, e K. Decide di studiare pittura e si reca a Monaco di Baviera, rifiutando di accettare l’incarico di insegnante in Estonia.
Le prime opere di K. Sono del 1900; nel 1901 fonda il gruppo Phalanx. Del 1902 è l’incontro con G. Munter. Inizia il periodo di maggiore fervore artistico. Ritorna a Venezia e forse riscopre quei colori che tanto lo avevano impressionato da bambino. Espone le sue opere a Parigi e intorno al 1909 fonda con Jawlenky e Kubin la nuova associazione degli artisti di Monaco e conosce F.Marc.

Del 1910 è il suo primo acquerello astratto. Successivamente a questa data i suoi rapporti con il panorama dell’arte contemporanea si amplificano. Ha contatti con Klee, di cui diventa amico e entra in corrispondenza con Delaunay. Quindi fonda con Franz Marc il gruppo der Blaue Reiter, il cavaliere azzurro,che esporrà per l’ultima volta nel 1914.

In Marc si fondono l’elemento espressionista con quello cubista. Egli infatti rimanda in alcune sue opere ad una imponente plasticità che richiama le prime opere cubiste di Picasso. Afferma Marc di mirare ad una visione che contempli la “compenetrazione panteistica ne flusso di sangue pulsante della natura, negli alberi, negli animali e nell’atmosfera_”. L’opera dal titolo “grandi cavalli azzurri”, presenta dei colori irreali e rimanda al valor simbolico del colore.
 

Nelle opere di Kandinsky l’espressività degli elementi fondamentali del linguaggio visuale, sono indagati con rigore scientifico; Nella composizione delle sue opere punti, linee, colori e luci sono infatti considerati solo come segni, e l’arte pittorica è concepita come una forma di comunicazione che non ha più necessariamente bisogno di rappresentare la natura, oggetti o figure umane; Le sue opere sono inizialmente degli studi, che mirano ad un recuperare uno stato primitivo in cui ci si esprime sperimentando soltanto le possibilità dei propri gesti, e non si è influenzati da nessun condizionamento culturale- (vedi scarabocchi dei bambini).

Le opere realizzate da K. quando era docente a Weimar tesero ad una progressiva geometrizzazione, influenzata dalle teorie della psicologia della forma. Nel 1925 il Bauhaus si trasferisce a Dessau. Ha così inizio il periodo dei cerchi. Le stesse parole dell’artista possono essere utili alla comprensione dei suoi intenti: “il cerchio è un legame con il cosmico. Pur essendo la forma più semplice – dice in riferimento ad esso- si afferma perentoriamente. È una forma precisa, ma variabile in modo inesauribile; stabile e instabile al tempo stesso”. La pittura geometrica di K. delega al colore la capacità di intensificare se stesso attraverso calcolate sovrapposizioni e un potere suggestivo. Intorno ad alcuni cerchi si trovano degli aloni da ricondurre agli studi teosofici di K. Essi non sono altro che le “aure” che si rivelano come “ un alone luminoso dai colori straordinari che muta a seconda della vita spirituale del soggetto”.

Nel 1925 K. realizza “Giallo rosso, blu” dove mette insieme il carattere luminoso del giallo con quello celestiale e profondo del blu. Nel 1932, a causa dell’affermarsi del Nazionalsocialismo, il Bauhaus, accusato di bolscevismo culturale chiuderà, e con esso anche quella straordinaria esperienza a carattere didattico che quegli anni avevano portato avanti.

Nel corso delle sue ricerche, K. sentirà l’esigenza di spiegare la sua arte come relazioni di forma-colore e reazione dell’osservatore a tali composizioni. Successivamente l’opera di K. subì una modificazione a causa della esigenza di allontanare le sue tesi da quelle di Malevič. Si assisterà così ad un ritorno al figurativo.

K. si trasferirà a Parigi dove, entrando in contatto con le esperienze surrealiste come quelle di Mirò, perverrà alla sua fase “biomorfa”. “Blu di cielo” è del 1940, l’anno dell’occupazione nazista della Francia. Esseri misteriosi ispirati ai microorganismi da lui osservati nelle riviste scientifiche dell’epoca, sono liberi di fluttuare nel blu del cielo, e saranno adesso per K., l’unico anelito di libertà.

K muore nel 1944 a causa di un ictus. L’ultima sua opera sarà “slancio moderato” dove il colore dello sfondo, un tetro grigio cemento richiama come lui stesso ha affermato al “suono del silenzio” e, insieme, al tragico momento storico del contesto europeo.

 “il colore ed io siamo la stessa cosa”: KLEE

Per Paul Klee (1979-1940), che amava e praticava la musica e che per undici anni dal 1921 fu professore alla Bauhaus, l’immagine comunica il proprio mondo interiore ed educare all’immagine equivaleva a formare la personalità dell’individuo oltre che a renderlo capace di esprimere e comunicare.

L’arte, vista come elaborazione autonoma della mente umana possiede infinite possibili combinazioni, e il ritmo è una componente fondamentale delle composizioni. Per Klee l’artista doveva trovare la fonte d’ispirazione nel bambino che è in lui, per giungere poi all’elemento più spontaneo della sua creatività. In realtà però egli giunse alla pittura dopo un intenso studio del colore. Klee era come posseduto dal colore, affermava addirittura: “il colore ed io siamo la stessa cosa”. Egli contribuì alla ricerca sul colore con esperimenti empirici per allargare la scala d’interazione dei colori, come i contrasti complementari, o i contrasti tra colori caldi e freddi.
Klee, che considerava Kandinskij un maestro, pervenne all’astrazione attraverso una via diversa. Amava affermare: “io sono astratto con qualche ricordo”. Per questo sarebbe errato considerare l’opera di Klee come qualcosa di avulso dalla realtà. Infatti egli sosteneva che essendo l’uomo immerso nella realtà quello che percepisce è sempre e comunque una reazione di tipo emotivo a ciò che lo circonda. Nel 1929 dopo un viaggio in Egitto, realizza l’opera dal titolo “Strada principale e strade secondarie”. Osservando il quadro non è difficile riconoscere le geometrie dei campi coltivati visti come in una ripresa eseguita dall’alto. Praticamente per Klee l’uomo non poteva veramente immaginare qualcosa che non esistesse già nel suo mondo naturale. Alla pittura evocativa di Kandinskij Klee ne oppose una raffinata ed intellettuale, non lontana da quella simbolica.

Un cubismo molto astrattoMondrian

Mondrian era un cultore della Teosofia, la sapienza divina alla quale l’uomo perviene attraverso l’esperienza mistica, e scelse l’elemento simbolico dell’albero per comunicare la tensione verso la dimensione spirituale sintetizzata nella visione del cielo.

Già si intravvede in questo rapporto di orizzontalità e verticalità la futura indagine sulle linee verticali ed orizzontali. Apollinaire affermò che l’operato di Mondrian in fondo non fosse altro che un “cubismo molto astratto”.
M. esprime la finalità etica dell’esperienza estetica, la perfezione che può esser raggiunta con l’uso della ragione. Egli vuole pervenire ad una armonia collettiva, o meglio universale, opponendola al sentimento del singolo. L’uomo può rispecchiarsi nell’armonia attuata dall’opera d’arte, il cui vero scopo è rendersi un modello di perfezione razionale. Per tale motivo la pittura non può imitare ciò che è transitorio, o apparente, come la realtà esterna…

Il rettangolo è la forma neutra per eccellenza, perché nei suoi angoli si vanno ad equilibrare le due opposte forze della linea: quella verticale e quella orizzontale.
Quando si parla di plasticismo, in riferimento al De Stijl, non significa conferire alla pittura una volumetria scultorea, ma dei rapporti armonici tra le linee.
Il “neoplasticismo” infatti, come afferma Adorno, “invece che tendere alla illusione del rilievo, è bidimensionale e limita i colori a quelli elementari per evitare che nel loro rapporto reciproco si torni nuovamente ad una sensazione tridimensionale”. Questa per M. la sola e vera realtà cui tende dall’artista neoplastico e la sua arte in tal senso è “concreta” perché, come affermava un altro dei maggiori esponenti di “de stijl” del tempo, Van Doesburg, «nulla è più concreto e reale di una linea, di un colore, di un piano»”.
Anche Delauney intorno al 1912 compie una operazione assai simile a quella del cubismo analitico, trasformando però in ritmo-colore l’oggetto fonte di ispirazione, che appare discretizzato fino ad essere completamente assorbito nella griglia strutturale che sottende alla sua composizione.

La supremazia della sensibilità pura: Malevič.

Nato in Ucraina nel 1878, Malevic inaugura la corrente del suprematismo. Il suprematismo, termine inventato dallo stesso M. per riferirsi alla supremazia della sensibilità pura, attraverserà diverse fasi: una denominata nera, una colorata ed una bianca. Vede l’arte come l’espressione dei più intimi sentimenti non contaminati dalla realtà esterna. Con realtà non si intende però solo l’oggetto, ma anche il mondo politico, sociale o religioso. L’arte è in sé per sé. La pittura tocca il grado zero quando adotta la cosiddetta stesura monocroma nelle forme del “quadrato nero su fondo bianco” e del “quadrato bianco su fondo bianco” – 1918, che è totale semplificazione di forma e colore. Già nell’opera “quadrato nero su fondo bianco” – 1913 – il quadrato è una forma in cui tutti gli angoli sono uguali, è visibile da qualsiasi lato senza che mutino i reciproci rapporti… è dunque la forma cui perviene in seguito alla ricerca della assolutezza del’idea pura e perfetta. Ed è anche la espressione diretta della sua rinuncia alla invenzione della forma che sia dettata dall’estro dell’artista e del colore.
Conferisce alla pittura la finalità dell’azione pura e della rivelazione di uno spazio senza fine. Il bianco e il nero “fungono -a detta dell’artista- da energie che rivelano la forma”.