Arte gestuale e segnica
All’interno del complesso fenomeno artistico degli anni 1945/60, definito dal critico Tapié, Arte Informale, si riuniranno alcuni movimenti caratterizzati da una sorta di astrattismo come rifiuto della forma e in alcuni casi dalla crisi di fiducia nei valori della razionalità. Il gesto, anche violentemente espresso sulla tela, istintivo e fulmineo, il valore del segno, il senso del materico, sono le componenti principali dell’arte definita informale che emerge proprio con il sopravvenire di quell’atteggiamento di sfiducia nei valori tradizionali della società, prevalso dopo la II Guerra mondiale. La crisi dei valori di razionalità in Europa, come anche in America o in Giappone, ne favorisce quindi, se non addirittura ne causa, l’affermazione.
Si mettono in discussione tutti quegli elementi tradizionali di espressione artistica come le linee, i colori, gli elementi figurativi oltre che i supporti stessi dell’opera e gli strumenti per eseguirla. La pittura d’azione, presuppone che il colore e la mano dell’artista si uniscano per dare vita ad opere in cui prevale l’istinto immediato, a volte violento del gesto. Emerge tale tendenza sia in pittura che in scultura. Sembra che l’artista si affidi ora nel creare, più all’istinto e al caso che ad una espressione mediata dalla mente e si pone l’accento sugli stati d’animo dell’uomo. Parigi, Milano, ma anche Roma e Venezia, sono teatro dell’affermazione dell’Informale in Europa.
In Italia avremo infatti, nell’ambito dell’arte “materica” artisti come Burri, e per la corrente “gestuale” Baj. All’interno dell’arte denominata “segnica” si distingueranno invece Capogrossi e Vedova. Dell’arte informale farà parte anche la corrente dello “spazialismo”. L’Informale, nonostante tutto non è un movimento completamente distaccato dalle precedenti esperienze artistiche, da cui per molti versi prende le mosse. Fu infatti definito anche Impressionismo astratto proprio per l’atteggiamento (appreso dall’impressionismo), di ricorrere alla immediatezza espressiva. L’informale si riallaccerà inoltre anche al Dadaismo per il rifiuto della tradizione culturale ed accoglierà anche suggestivi spunti dal Surrealismo per l’esaltazione dell’inconscio.
Si esaltano inoltre le possibilità espressive dei colori, che venivano utilizzati anche per i contrasti che erano capaci di generare. Le opere appartenenti a tale corrente artistica si differenzieranno le une dalle altre a seconda della personalità dei singoli artisti e delle tecniche esecutive utilizzate per la realizzazione delle opere stesse.
Oltre alla pittura gestuale francese che facendo riferimento al gruppo “Abstraction lirique” ebbe come maggiori esponenti Mathieu e Franz Kline che utilizzò grandi segni neri su fondo unicamente ed ossessivamente bianco, si distingueranno anche personalità aderenti all’Action Painting -termine riconducibile al critico Rosenberg per definire l’arte gestuale newyorkese-, come Willem De Kooning che ama accostare colori violenti tanto da essere stato accostato agli espressionisti (Espressionismo astratto) e Jackson Pollock. Quest’ultimo noto per lo sgocciolamento del colore sulla tela secondo una tecnica denominata dripping. Afferma Argan: “La action painting americana non rappresenta né esprime una realtà oggettiva o soggettiva: scarica una tensione che si è accumulata nell’artista (…) il margine di casualità è minimo: è il pittore che sceglie i colori, ne dosa le quantità, determina con i propri gesti il tipo di macchia che faranno cadendo dall’alto sulla tela”. Infine da citare all’interno dell’Action Painting anche Rothko.