Quando l’arte fu definita “degenerata”

Quando il nazismo, appoggiato da buona parte della borghesia tedesca, definì una “beffa culturale ebreo-bolscevica” l’arte delle avanguardie, si diede inizio ad una delle maggiori operazioni discriminatorie mai operate nei confronti dell’arte. Prima vennero eliminate le opere d’arte contemporanea da tutti i musei tedeschi, poi circa seimila opere d’arte tra quadri e sculture, vennero destinate in parte al rogo e in parte ad essere vendute all’asta in Svizzera (per poi arricchire le collezioni museali americane). In alternativa il nazismo promuoveva un’arte che esaltava la razza superiore, il culto per il corpo e la potenza militare. Presto venne fatto divieto a moltissimi uomini di cultura, letterati e artisti di svolgere la propria attività, successivamente, al fine di screditare tutta l’arte che non corrispondeva all’ideologia del partito nazista, venne coniata l’espressione “arte degenerata”,-‘Entartete Kunst’-, come titolo di una mostra a carattere denigratorio, da tenersi a Monaco nel 1937.
Un evidente segnale si era precedentemente manifestato nel 1933, con la chiusura del Bauhaus considerato un “covo di cultura bolscevica”. Gli artisti erano stati accusati di avere promosso un’arte intellettualistica, non conforme ai dettami del regime, che voleva invece un’arte comprensibile e mirante all’esaltazione dell’ideologia di partito.
Fra le correnti più avversate dal nazismo figurava “Nuova oggettività”, che promuoveva tematiche di stampo antiborghese e antimilitarista. L’astrattismo, che era il frutto di una profonda ricerca effettuata sulle corrispondenze tra le varie attività’ creative, (dalla pittura alla musica), cadde anch’esso nell’orbita dell’arte degenerata. Oltre a Munch, a Kokoschka, a Dix, e Grosz, anche Kandinsky e Paul Klee, furono i additati come artisti degenerati. Destò scalpore l’inclusione alla mostra di Marc che era morto combattendo per la Germania come volontario durante la prima guerra mondiale. La mostra del 37, che venne concepita come itinerante, e oltre Berlino, toccò Düsseldorf, Francoforte, Amburgo, Salisburgo e Vienna. Le opere venivano corredate da una apposita didascalia denigratoria. Molti artisti soffrirono molto di questi continui attacchi. Kirchner l’anno successivo, forse anche per questo si uccise. La mostra dell’arte degenerata seguiva di un giorno quella della “Grande rassegna d’Arte Germanica” allestita con opere conformi ai dettami del regime nazista. La politica di diffamazione culminò nel 1939, con lo scandaloso rogo allestito in una piazza di Berlino di molti capolavori della storia dell’arte fra cui opere di Matisse, Chagall, De Chirico, Leger, Van Gogh, Mondrian e tante altre, opere che non potremo mai più vedere, amare ed apprezzare.