Henri Cartier-Bresson
Henri Cartier-Bresson amava affermare: “Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo, un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere”,
Le affermazioni bressoniane che riguardano la fotografia sono innumerevoli, e tutte rapiscono per la poesia che recano in sé, per le profonde verità e per l’amore che pare emergere per l’arte della fotografia da parte di questo autore che ha fotografato un secolo.
Inizialmente si interessa alla pittura e l’ambito che maggiormente cattura la sua attenzione è il surrealismo. Ma nel 1930 acquista la sua prima macchina fotografica, una Leica, e fotografare diventa il suo modo principale per esprimersi. Pare che sia stata determinante una foto realizzata da un fotografo ungherese. Si intitolava “Tre ragazzi sul lago Tanganyika”. Determinante per la svolta sarà anche nel ’34, l’incontro con David Seymour, (fotografo polacco il cui vero nome è ancora a quel tempo David Szymin). Seymour lo presenterà successivamente a R. Capa, e nel 1947 Bresson con loro fonderà la nota agenzia cooperativa Magnum Photos.
Nato nel 1908 a Chanteloup presso Parigi, il giovane Henri si lascia guidare nell’amore per l’arte dalla madre, Marthe Le Verdier, che gli trasmetterà l’amore per la poesia. A tal proposito hanno scritto di lui che ” Le sue fotografie, prima di essere la cattura della luce tramite grani d’argento, sono una metafora ottica, la dimostrazione che l’obiettivo fotografico in mano a un poeta può elevarsi sulle oscurità più profonde del reale.” Jean Claire, Introduzione a Henri Cartier-Bresson, 2002.
Bresson nell’arco della sua lunga attività realizzerà alcuni noti ritratti di personaggi che hanno caratterizzato il 1900, da Coco Chanel a Marcel Duchamp, da Martin Luther King a Henry Matisse, da Marilyn Monroe a Igor Stravinsky. Ma la sua principale attività era quella del fotoreporter. Comincerà con un viaggio in Spagna e, dopo il sodalizio con gli altri della Magnum fotograferà la Cina, il Messico, il Canada, gli Stati Uniti, Cuba e l’India.
Proprio in India la sorte lo conduce a conoscere il Mahatma Gandhi poco prima di essere assassinato. Il suo reportage si orienterà a restituire lo sgomento della popolazione e non gli aspetti che probabilmente avrebbero maggiormente destato curiosità. Aveva una opinione etica del documentare che non abbandonò mai. Nel 1935 Cartier-Bresson si concede una pausa e decede di occuparsi di cinema. Affianca infatti il regista Jean Renoir ma, nel 1936, già parte per la Spagna inviato dal Paris-Soir per documentarne la guerra civile.
Nel settembre del 1939 scoppia la Seconda Guerra Mondiale e Bresson entra a far parte dell’unità film e foto dell’esercito francese. Nel giugno del 1940, durante la Campagna di Francia, catturato dai tedeschi, viene recluso in un campo di prigionia da cui poi fugge dopo due tentativi falliti. Nel 1943 a Parigi fotografa la liberazione. Poi dirige il film “Le Retour”. Negli anni 1946-47 negli Stati Uniti, fotografa per Harper’s Bazaar , nota testata americana . In questa circostanza si assicura che le sue foto non vengano modificate per la pubblicazione.
Tra il ’48 e il ’50 si afferma come fotoreporter, a questo periodo risalgono i viaggi in India, Birmania, Pakistan, Cina e Indonesia, dove compie reportage di importanti avvenimenti politici, e la stessa cultura dei paesi lontani. Poi per la rivista Life realizza un reportage sull’avanzata dell’Armata Rossa a Pechino.
Gli anni ’50 toglieranno a Bresson due grandi amici e colleghi, muoiono durante il lavoro sia Capa che Seymour con i quali aveva condiviso molte esperienze come la guerra civile spagnola, la seconda guerra mondiale e l’Agenzia Magnum dalla quale in questo periodo decide di prendere le distanze. Agli anni Sessanta risalgono quei celebri ritratti di cui si è fatto cenno. Nel 1952 anno della pubblicazione di “Images à la sauvette”, fotografa anche in Italia, in Lucania dove ci fornisce le immagini dei sassi di Matera.
Nel 1955 viene inaugurata la sua prima grande retrospettiva, al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel ’68 si riaccosta al disegno. “La fotografia – afferma- è per me l’impulso spontaneo di un’attenzione visiva perenne, che afferra l’attimo e la sua eternità.
Il disegno, invece, per la sua grafologia, elabora ciò che la nostra coscienza ha afferrato di quell’attimo. La foto è un’azione immediata; il disegno una meditazione” Dieci anni dopo a New York verrà organizzata una mostra sulla sua opera e nel 2004 sarà la volta della Fondation Henri Cartier-Bresson, il cui scopo è fornire spazi nuovi agli artisti. Bresson, passato alla storia come il promotore del “momento decisivo”, muore, in Francia nel 2004 all’età di 95 anni.