Bill Brandt

L’illustre fotografo inglese del Novecento, sosteneva che: “…la Fotografia non ha regole. E’ il risultato che conta, non come lo si è ottenuto”. Noto maggiormente per i suoi nudi, Brandt ha affrontato molti generi che vanno dal ritratto al paesaggio. Inizia la sua carriera con progressivi mutamenti che lo condurranno ad una ricerca del tutto originale. Infatti, se nel corso degli anni Trenta, non si discostò molto dai canoni di stampa convenzionali, in seguito non esiterà neppure a ritoccare a penna le sue foto in bianco e nero dai forti contrasti, di stampo espressionista. Ha già dall’inizio una concreta esigenza di guardare il mondo con occhi sempre nuovi, che lo porta ad entrare in contatto col Surrealismo attraverso riviste importanti come “Littérature” e “La Révolution Surréaliste”. Conosce Man Ray. In seguito opererà attraverso una fotografia d’ispirazione surrealista per esprimere la sua idea della condizione umana. Apprezzerà del surrealismo la libertà di espressione e la tendenza metafisica. I suoi inizi sono influenzati dalla fotografia di Atget per certe atmosfere oniriche la semplicità insieme al senso metafisico che vi ritrova. Per portare avanti i propri messaggi, Brandt sembra guidare quasi lo sguardo del fruitore dove desidera.
I suoi paesaggi, spesso indicati come intrisi di uno spirito romantico e addirittura gotico, presentano anch’essi diversi spunti d’ambiguità e straniamento surreale da scoprire, come nell'”Isola di Skye” (1947) dove cogliamo l’influenza di Magritte. La capacità di cogliere il senso della condizione di solitudine dell’uomo deve essere per Brandt prerogativa del fotografo. L’impegno sociale di Brandt, ampiamente condiviso dall’ambiente intellettuale del suo tempo, si basa sulla osservazione delle fasce svantaggiate della società. Ad esempio le sue immagini di Jarrow, cittadina mineraria del nord dell’Inghilterra che aveva una diffusissima disoccupazione, hanno saputo trasmettere quel senso di desolazione con una apparente innocenza. Negli accostamenti che Brandt opera attraverso immagini d’opulenza e immagini di miseria, esprime la protesta contro il capitalismo fondato sulle sperequazioni di classe e contro i condizionamenti tipici della borghesia, tipica del pensiero surrealista. Tale denuncia non è però portata avanti in modo ostentato e provocatorio, ma è sottile, pungente.
Lavora con mezzi tecnici nuovi per l’epoca come il flash, e la Rolleiflex, (reflex biottica) che sceglie perché alla maneggevolezza unisce il formato 5,7 x 5,7, adatto ai tagli in stampa. Quando l’impronta del surrealismo diventa più evidente anche al livello estetico e formale, si avrà l’espressione matura, frutto di una ricerca che si evolverà fino agli ultimi anni di vita dell’autore e dove forma e contenuto troveranno una perfetta fusione consistente nei nudi intesi come innesti di pure forme anatomiche siano essi interi corpi femminili, ripresi sotto radenti luci drammatiche.