Una diversa interpretazione delle Demoiselles d’Avignon

Le demoiselles d'Avignon
Le demoiselles d’Avignon

Le demoiselles d’Avignon” olio su tela di 2,45 m. per 2,35 del 1907,
esposto a New York, al MoMA è uno dei dipinti più famosi di Picasso.
Indagato, analizzato, criticato e di recente anche osservato ai raggi X l’opera ci racconta di come l’artista abbia avuto nel corso dell’elaborazione dei ripensamenti che condussero Picasso a rappresentare l’opera privandola di alcuni precedenti riferimenti simbolici.
L’opera prevedeva infatti di rappresentare anche uno studente con un pacchetto sotto il braccio ed un uomo al centro con un teschio in mano. Tutto ciò mirava forse a richiamare il tema della morte e la permanenza dell’elemento frutta starebbe a confermarlo.
Una delle interpretazioni più diffuse parte dalla osservazione che la semplificazione dei volumi dei corpi si estenda poi allo spazio circostante, che viene scomposto secondo una serie di piani per cui le figure femminili appaiono come compenetrate dallo spazio.
Ciò porta ad annullare quella tradizionale differenza tra contenitore – lo spazio- e contenuto – le figure – che fino ad allora aveva caratterizzato le opere pittoriche.
I volti di alcune figure sono come coperti da maschere, iberiche e africane. Questo accostarsi di concetti diversi, porta l’osservatore a provare un senso di sconcerto e dissonanza, sensazione provarono anche i primi osservatori dell’opera, gli amici di Picasso, che si dichiararono subito turbati da quell’opera di Pablo, se non addirittura offesi.
Forse per questa reazione, per molto tempo il quadro venne offerto alla visione di pochi e nel solo nel 1937 esposta al pubblico nell’esposizione di Parigi al Petit Palais.

Una diversa interpretazione delle Demoiselles d’Avignon:
D’un tratto mi rendo conto che le letture più diffuse del noto dipinto di Picasso non hanno mai preso in considerazione che le “demoiselles” potrebbero non stare in piedi, ma distese su di un letto…..Se così fosse sarebbe un gesto di portata rivoluzionaria per cui l’artista sposta la visione del pubblico dal piano verticale ad una ancora del tutto inconsueta osservazione dall’alto, costringendo l’osservatore a ribaltare il suo abituale punto di vista….
Le demoiselles non starebbero spostando alcuna “tenda”, nessun tentativo di “compenetrazione” tra lo sfondo e il soggetto, ma solo lenzuola spiegazzate, come quelle dall’audace Olympia di Manet. Anche loro hanno gli occhi fissi all’osservatore, solo che lo guardano …dal basso.
Le braccia incrociate dietro il collo, reggono la testa e si appoggiano sul letto. Una di esse cerca di coprirsi tirando con una mano un lembo del lenzuolo. Ed accanto a loro? Cosa sono quei mostri, quelle altre donne che si ritiene portino una “maschera africana” e che tanto hanno suscitato la curiosità del pubblico? Sono forse le proiezioni distorte del loro essere (corrotto, se da qui deriva una certa parte del rapporto che Picasso aveva con le donne) o l’immagine delle loro stesse paure, i loro brutti sogni che le accompagnano ancora dopo una notte passata nel bordello. “Le bordel d’Avignon”, era infatti il titolo precedentemente dato al dipinto da Picasso, successivamente ingentilito in demoiselles. E fu Picasso stesso a smentire un giorno di essersi riferito a delle maschere africane nel commentare il suo dipinto.
Infine quella falce di luna introdotta nel gruppo dei frutti come volesse indicare una fetta di qualche frutto, inconsueto per la verità nelle nature morte, è invece un elemento ben comune nelle rappresentazioni della donna già dalla egizia Iside alla mitologica rappresentazione di Diana/dea Luna. La donna di spalle mi sembra ricordi il “nudo blu” del 1902, al quale l’artista torce volutamente il viso con una mano a tenaglia, costringendola a guardare verso il pubblico…..
Infine vorrei concludere con una frase dell’artista stesso: “L’arte non è mai casta…. Se è casta non è arte”.

Diana
Diana
Dea Luna
statua della dea Luna ai Musei Capitolini
Nudo blu
Nudo blu