Architettura Paleocristiana

I primi esempi di arch. Paleocristiana sono quelli sviluppatisi in età pre-costantiniana, per l’edificazione dei primi luoghi di sepoltura, quando i cristiani cominciarono ad avvertire la necessità di possedere luoghi dove seppellire i loro morti, separatamente dai pagani, e acquisirono delle aree cimiteriali. Prevalentemente le aree cimiteriali erano previste all’aperto, ma, dove non era possibile occupare vaste aree si ricorreva a degli scavi.
Dal II secolo d.C. si diffonderanno le catacombe, in relazione alle caratteristiche geologiche delle varie zone. Se ne costruiranno a Napoli, Siracusa, Roma, ma anche nell’Africa settentrionale. Le catacombe, contrariamente a quello che generalmente si pensa, non erano i luoghi segreti dove i cristiani si rifugiavano per sfuggire alle persecuzioni o esercitare liberamente i loro culti, ma dei veri e propri cimiteri. Si trattava di cunicoli disposti su più piani, fatti in modo da poter ospitare moltissimi defunti. Il termine catacombe, pare che si sia diffuso dal secolo IV, in riferimento al nome del cimitero sito sulla via Appia, nella località chiamata appunto, ad catacumbas. Le pareti dei cunicoli possedevano i loculi, scavati nel tufo, che venivano poi chiusi con delle lastre, in pietra o tegole in cotto, dove venivano incise figurazioni o iscrizioni, su di uno strato sottile di intonaco. A volte per distinguere una tomba dall’altra poteva bastare anche l’applicazione di una moneta. Le tombe appartenenti alle famiglie più agiate invece, erano in camere isolate o poste in gruppi di ambienti, ed erano detti i “cubicola”.
Qui le salme erano deposte in dei vani rivestiti di lastre di pietra o anche di cotto, e sormontati da archi, -il cosiddetto arcosolium-. Dopo l’editto di Costantino ed il conseguente riconoscimento del Cristianesimo, e dopo gli eventi storici successivi al crollo della potenza di Roma come Impero, il Cristianesimo assume un ruolo determinante nel quadro socio-politico Europeo, proprio per quel suo essere erede della civiltà occidentale e dei valori di cui essa era portatrice. Roma, da potenza militare assume ora il nuovo ruolo di punto di riferimento religioso e spirituale. L’arte e l’architettura erediteranno, il patrimonio culturale artistico del mondo antico e lo rielaborerà in forme proprie, anche se molto gradualmente.
Dopo il 313, il Cristianesimo si dota dei propri edifici di culto, e, l’architettura paleocristiana raggiunge il suo periodo di massimo splendore proprio nell’età costantiniana. I primi cristiani trovarono utile utilizzare il già ampiamente sperimentato linguaggio architettonico dei romani, per esercitare il compito di divulgazione e diffusione del loro credo religioso, e quando si presentò l’esigenza di trovare una nuova tipologia d’edificio sacro, la scelta si orientò sulla Basilica romana. Ciò per un duplice motivo, pratico e simbolico. Il tempio classico, era lo spazio della divinità, al quale potevano accedere solo i sacerdoti, ma non i fedeli. La basilica romana era un luogo fatto per accogliere, e, pur non essendo stata concepita in origine come spazio religioso, era nata come spazio a carattere collettivo. Essa voleva accogliere, abbracciare la gente e si confermava tipologia idonea a tale scopo. Inoltre si trattava di sostituire anche simbolicamente il tempio classico, visto come simbolo della concezione religiosa politeistica. Per questi due motivi principali ci si rivolse alla basilica romana.
Quindi, in architettura, da un modello precedente romano, si svilupperà una tipologia che via via crescerà di importanza fino a diventare simbolo essa stessa di tutta la comunità religiosa cristiana nel mondo. La Basilica cristiana, che diviene l’ecclesia, il luogo di riunione per eccellenza della comunità cristiana. Tali tipologie si diffonderanno molto velocemente già dall’età costantiniana per tutto il V secolo. Rispetto al modello della basilica romana, quella cristiana presentava l’ingresso in uno dei lati minori, per cui si seguiva l’asse longitudinale ingresso-altare-abside.
Questo sottolineava idealmente il percorso da compiere per il fedele, e il suo avvicinamento verso l’altare era interpretabile come un simbolico cammino verso Dio. Lo sguardo dei devoti infatti, in questo modo convergeva sempre verso l’altare. Dal punto di vista della distribuzione architettonica degli spazi, le Basiliche cristiane, presentano una simmetria bilaterale, rispetto all’asse longitudinale. Esse si sviluppano lungo l’asse longitudinale, e prendono un orientamento da ovest verso est, con chiari riferimenti simbolici. Anche la forma della pianta ha un forte significato: essendo a forma di croce essa rappresenta un chiaro richiamo alla croce del Cristo.
Nelle basiliche più tarde troviamo un braccio trasversale -il transetto, che determina la tipica pianta a forma di croce latina. La pianta può inoltre essere a croce commissa, -cioè a forma di tau-, o anche a croce greca. La basilica è divisa in una, tre o cinque navate da file di colonne, architravate o sormontate da archi. La navata centrale è maggiore delle altre per larghezza e lunghezza; Più alta rispetto alle laterali, nella parte superiore del muro atta a contenere le aperture, che possono illuminare dall’alto lo spazio della navata centrale. La parte terminale, di solito riservata al clero, prende il nome di presbiterio, separato da un arco, dal resto della basilica. Al centro del presbiterio è posto l’altare, che può essere sormontato dal ciborio. Lateralmente, al termine della navate sovente, si trovano gli amboni. All’interno della basilica si accede da diverse porte poste in corrispondenza delle navate. La chiesa è preceduta da un cortile quadrangolare, porticato e scoperto, detto quadriportico. Il quadriportico aveva la funzione di raccogliere i catecumeni durante il periodo della loro istruzione. I catecumeni, erano coloro i quali non erano ancora ammessi all’interno della chiesa poiché non ancora battezzati. La chiesa termina con una nicchia semicircolare detta abside, coperta da una calotta, il catino, e sporgente all’esterno. La navata centrale presenta a volte il matroneo, corridoio riservato al passaggio delle donne. La copertura infine spesso consiste in un tetto a doppio spiovente con capriate a vista, o nascoste da un soffitto piano decorato riquadri, detti lacunari. 
Dal 379, è Milano la capitale dell’impero romano d’occidente. Vi verranno costruite numerose basiliche, come quella trasformata poi in S. Ambrogio. A Roma invece la prima basilica monumentale fatta edificare da Costantino è S. Giovanni in Laterano, oggi trasformata. Anche San Pietro, vanta origini antichissime… originariamente era una grande sala in legno a cinque navate con tetto a capriate a vista. Santa Maria Maggiore fu iniziata nel 352, all’interno conserva un aspetto originale ed è a tre navate, con un duplice colonnato ionico architravato. Anche Santa Sabina conserva l’aspetto originario. Fu costruita da Celestino I nel 430 e presenta una pianta a tre navate con colonne corinzie rudentate, sormontate da archi.
In Santa Sabina si può notare quel “processo di riduzione dalla spazialità articolata ed avvolgente del tardo-antico alla spazialità per piani giustapposti dell’architettura paleocristiana” di cui parla Argan. La chiesa infatti esemplifica, attraverso la mancanza di membrature aggettanti, la luminosità delle pareti nude e la sobrietà di decorazioni, una prevalente schiettezza delle sue funzioni e “si contrappone la forma alla forza, la sottile dottrina delle proporzioni alla brutale retorica delle dimensioni, l’eternità dello spirito alla stabilità della potenza”.
Altro tipo fondamentale dell’architettura paleocristiana, era la “rotonda”. La rotonda derivava dai ninfei termali romani e dai mausolei. Gli edifici a pianta centrale erano destinati ai battesimi – battisteri- o per celebrare la memoria di martiri, – martyria. Essi presentano pianta circolare o poligonale e le parti sono distribuite con simmetria raggiata intorno all’asse centrale. Un vano anulare, detto deambulatorio, è sormontato da volta a botte e separato da un giro di colonne, dal vano centrale che presenta copertura a cupola. Tra gli edifici a pianta centrale ricordiamo: il mausoleo di Santa Costanza, edificato per la figlia di Costantino nel 350 circa, il battistero di S. Giovanni in Laterano (con pianta ottagonale), e la chiesa di Santo Stefano Rotondo –del 470-.
Rispetto ad esempio, al ninfeo di Minerva Medica, (il modello di riferimento pagano più simile), tali edifici a pianta centrale rivelano una maggiore semplicità delle strutture e dell’impianto decorativo. Vi è invece una ricerca di equilibrio e di relazione tra le parti. Il tipo del Martyrion e dell’edificio termale è sintetizzato in un unico schema nel mausoleo di Santa Costanza, che rappresenta senza alcun dubbio, l’edificio a pianta centrale più bello giunto fino a noi. Presenta un ambulacro con volta a botte ricorrente e un vano centrale a cupola. In questa architettura si può notare una fusione tra la tecnica musiva e l’uso dello spazio. Tutto concorre alla definizione del passaggio dalla complessità spaziale dell’architettura romana alle forme permeate da un nuovo equilibrio compositivo dell’architettura cristiana. La luce è sapientemente utilizzata come nell’architettura romana, ma lo scopo ora è diverso. Non si mira più a dare un senso di potenza, di sbigottimento, ma di serenità e di sacralità. Qui “il rapporto di quantità luminose tra vano centrale e deambulatorio è sottolineato dalla ripetizione, lungo le radiali, dell’elemento di raccordo, la colonna. …la forte trabeazione che le collega, formando un forte nodo strutturale, libera gli archi da ogni sforzo apparente, dà alla loro curva valore di raccordo in profondità tra la zona di luce e quella di ombra”. Argan, Storia dell’arte italiana – Sansoni. L’architettura paleocristiana durerà, convenzionalmente, fino al 601, -anno della morte di Gregorio Magno.