Tempera

La pittura a tempera è una delle tecniche più antiche in senso assoluto. Per “tempera” si intende un impasto cromatico ottenuto unendo il pigmento colorato con sostanze collanti (leganti) quali l’uovo, il latte di fico, le cere o altre sostanze sempre solubili in acqua. Con la metà del Quattrocento, questa tecnica iniziò lentamente ad accogliere componenti oleosi, avvicinandosi sempre di più a quella tecnica che poi si sarebbe chiamata pittura ad olio.

note storiche – Le pitture a tempera più antiche di cui abbiamo traccia in Italia, sono quelle risalenti alle decorazioni delle tombe etrusche. Sappiamo che in anche Grecia la tempera fu usata, come fu usata la tecnica dell’encausto (pigmenti mescolati a caldo con la cera). Alcune pitture parietali pompeiane dimostrano come anche i romani conoscessero la tempera.
Già attorno al X sec. d.C., la tecnica della tempera aveva soppiantato in Europa l’uso di tecniche più antiche, nella preparazione di dipinti su pannello. Parallelamente si sviluppo’ l’uso della tempera per l’illustrazione degli antichi manoscritti medievali che erano in genere costituiti da fogli di pergamena o di pellame per cui l’emulsione a tempera ben si prestava ad un supporto che conteneva di per sé oli animali. La mescolanza di oro in foglie e tempera caratteristica dei codici minati, divenne caratteristica anche della pittura medievale su pannello. Nella scelta del pannello l’artista si orientava prevalentemente su un legno che fosse il più possibile senza nodi e compatto, ne eliminava le resine e le gomme, dannose per lo strato pittorico, e lo spianava per consentire la presa dell‘imprimitura, serie di operazioni che rendevano la superficie pittorica atta a ricevere lo strato di colore.
Vi sono tre grandi periodi che si contraddistinguono per i modi d’uso della tecnica della pittura a tempera: un primo periodo in cui la raffigurazione delle figure era resa per sovrapposizioni successive di colore. Una volta segnati i profili delle figure, l’artista stendeva in maniera uniforme i colori, determinando in seguito le particolarità, i rilievi e le cavità delle figure con l’andamento delle pennellate: partendo quindi da una tinta base il pittore procedeva colore per colore, aggiunte su aggiunte alla resa del soggetto.
Prima della stesura dei colori sulla tavola l’artista applicava un fondo in oro, per realizzare il quale si serviva di una lamina d’oro battuta dai battiloro tra due strati di pelle. Come coesivo tra l’imprimitura e la lamina si serviva del bolo, cioè di una terra argillosa, untuosa e rossiccia, che veniva stemperata in acqua e chiara d’uovo preparata a neve. Sulla superficie inumidita del dipinto, il pittore stendeva quindi tre o quattro passate di bolo di diversa densità: servendosi poi di carta per sostegno, posava l’oro sul bolo preparato con acqua e chiara d’uovo, cercando di farlo aderire perfettamente alla superficie; un secondo periodo, compreso fra il Trecento ed il primo Quattrocento, in cui l’uso del colore avveniva per graduato accostamento, e non per aggiunzione; un terzo periodo corrispondente alla seconda metà del Quattrocento, che vede le figure e gli oggetti rappresentati nei dipinti indagati con molta minuzia.
La tempera ebbe il suo periodo di massimo splendore nel Rinascimento, anche se la pittura a tempera dei pittori del ‘400 non è generalmente ad uovo puro. Infatti era già in uso un sistema di pittura, definito ad emulsione, dove all’uovo venivano aggiunti olii, essenze e vernici. In questo senso si potrebbe affermare che non fu Van Eych a introdurre in senso assoluto la pittura ad olio in Europa.
Lentamente, la tecnica della tempera che aveva caratterizzato la pittura italiana del Rinascimento venne soppiantata dalla cosiddetta pittura ad olio, anche se molti quadri della fine del ‘400, classificati nei musei come pitture ad olio, siano in effetti delle emulsioni a base d’uovo, rifinite con velature a vernice ed olio. La tempera nei secoli successivi al Rinascimento fu spesso adoperata come base per le pitture ad olio. Si abbozzavano i dipinti che poi si ultimavano a olio. L’uso della tempera decadde solo parzialmente con la comparsa della tecnica a olio: la tempera verrà infatti impiegata persino in opere tardo barocche di grandi dimensioni.

Caratteristiche – Per tempera si intende la tecnica pittorica che utilizza l’acqua per sciogliere i pigmenti composti da resine vegetali (terre naturali, pietre macerate) ed impiega varie sostanze come la colla di pesce, l’albume d’uovo, la gomma arabica o il lattice di fico per agglutinare, cioè per fare aderire il colore al supporto. La superficie destinata a ricevere lo strato pittorico può essere carta, tela, pietra o legno.
La tempera va stesa in strati sottili ed in genere si inizia stendendo un abbozzo con sottili mani di colore acquoso e trasparente. Per un’applicazione di strati sottili, è utile preparare un piatto di una parte d’uovo e quindici parti d’acqua distillata da aggiungere come medium durante il lavoro; si mantengono così le proprietà leganti e la leggerezza degli strati. Essendo che la tempera si asciuga quasi istantaneamente una volta predisposto il materiale e iniziata la lavorazione, è opportuno lavorare senza interruzioni altrimenti tutto si seccherà Il colore a tempera può essere applicato a pennellate, a tratteggi, a punti, e cancellato varie volte. Il colore per propria natura non può venire applicato in strati spessi una sola volta. La tempera si presta in maniera eccellente alla stesura di uno strato trasparente di colore sopra un altro strato. In teoria non c’è limite al numero di strati applicabili. Per eseguire una velatura, è meglio inumidire da prima la superficie, in modo da far scorrere il colore con scioltezza e senza striature.
Le superfici a tempera morbide e delicate, non si scuriscono col tempo come avviene per gli olii, sebbene l’emulsione olio-uovo lo faccia. Per ottenere ottimi risultati il pittore deve fabbricarsi i colori con uova fresche, acqua e pigmento asciutto. Oggi, il termine “tempera” si identifica unicamente con un prodotto preconfezionato che corrisponde ad un impasto di collanti deboli adatto genericamente a stesure su carta.
La tempera è composta di pigmenti minerali o sintetici mescolati con gomma arabica. Dall’aspetto opaco, si diluisce con acqua ed essicca in pochi minuti. Un classico Medio per tempera è composto dalla destrina sciolta in acqua; diluisce i colori a tempera e ne migliora l’adesione sulle superfici troppo assorbenti. Asciuga in poche ore e previene le screpolature. Aumenta la lucentezza e diminuisce il potere coprente. Protegge disegni e dipinti la vernice lucida od opaca per tempera che asciuga in poche ore e non provoca cambiamenti di colore, ed è composta da resine sintetiche incolori, acquaragia.
Spesso si utilizza uno spray protettivo, resina acrilica incolore sciolta in acquaragia, che protegge i lavori eseguiti con colori a tempera, oltre a quelli realizzati ad acquerello e inchiostri. Si tratta di una vernice a rapida essiccazione, incolore e non ingiallente. Rende l’opera resistente all’umidità e dona trasparenza agli strati opachi rendendo i colori più profondi. Il Fiele di bue, sostanza sintetica sciolta in acqua, sgrassa i supporti per evitare formazione di macchie. Può essere utilizzato puro per uniformare la superficie del supporto ed impedisce che il supporto trasudi colore. Consente un’adesione migliore su supporti impermeabili.
Per diluire i colori a tempera rendendoli più trasparenti e più elastici si usa generalmente la gomma arabica. Che inoltre previene le screpolature.