La fotografia di paesaggio

Danimarca (campo di orzo)
Danimarca (campo di orzo)

Henry Cartier-Bresson diceva: “Per noi fotografi ciò che sparisce, sparisce per sempre”. L’occasione, infatti, dura un attimo e se si perde, quell’immagine che ci si prefiggeva di fissare non esisterà mai per come abbiamo desiderato realizzarla. Se ciò vale per qualsiasi oggetto si voglia fotografare, maggiormente vale per la foto di paesaggio che è soggetto a continue variazioni di luce. Fotografare un paesaggio può sembrare semplice. Un paesaggio apparentemente è fermo e offre più di una occasione favorevole per essere ripreso. In realtà però le componenti di un luogo, sono tante quante sono i modi di vederlo, di sentirlo ed interiorizzarlo. Tocca a noi scegliere la giusta esposizione, l’angolazione più opportuna, l’orario maggiormente favorevole agli scatti, per interpretare nel modo migliore la vera essenza di un determinato paesaggio. Innanzitutto dobbiamo prendere confidenza con una delle componenti principali della rappresentazione fotografica, e cioè con la luce. Quella che ne esalti le caratteristiche che maggiormente ci raccontano di quel paesaggio, che metta in evidenza le rughe della terra, le crepe, o l’erba che si piega nel vento. Che ne evidenzi la natura sabbiosa o rocciosa, la presenza del vento o di un clima torrido, che ne denunci il degrado o che ne mostri l’assoluta purezza.
Quindi è sempre opportuno osservare come in un punto cambia la luce nell’arco della giornata: l’illuminazione può cambiare da diretta, a laterale o a controluce e riconoscere queste variazioni può veicolare la scelta del momento giusto per esaltare quelle caratteristiche che nella fotografia si vogliono evidenziare. L’illuminazione diretta, anche se è spesso considerata la luce migliore perché il soggetto è uniformemente illuminato, in realtà elimina le ombre e non è adatta quando si vuole dare un senso della profondità. Nel controluce – che si ha quando il soggetto viene a trovarsi tra la fotocamera e la sorgente di luce- la percezione dell’occhio umano è molto diversa rispetto alla possibilità di registrazione sulla pellicola da parte della fotocamera, e ciò può creare, se privi di esperienza, un risultato diverso da quello che si desidera ottenere. L’illuminazione laterale – di cui la luce radente rappresenta la massima esaltazione – serve in genere a dare particolare risalto allo spessore e alle parti in ombra rispetto a quelle illuminate. L’effetto della luce agisce anche nella resa dei colori: avremo tonalità più calde se si fotografa al tramonto ed all’alba, e toni più freddi se si scelgono giornate piene di sole. Quando il sole è alto abbiamo delle differenze espositive tra i toni d’ombra e quelli colpiti dal sole e non risalta il contrasto del colore, ma piuttosto quello della parte in ombra rispetto a quella illuminata. Nelle giornate con una nuvolosità di tipo uniforme, la luce appare diffusa e non si percepiscono le ombre, con il conseguente appiattimento della profondità, ma se le nuvole sono dense e scure e lasciano filtrare dei raggi di sole, si creano effetti spettacolari che possono esaltare le caratteristiche di un paesaggio.

Il ruolo della fotografia di paesaggio nelle campagne fotografiche di documentazione.