Sviluppi in Italia

In Italia, tra il primo decennio del 1900 ed il secondo, un linguaggio fortemente innovativo sarà espresso dalla corrente del Futurismo, che si contraddistinguerà sin da subito, per il desiderio di rottura con il passato ed un frenetico slancio verso il futuro. L’esaltazione della macchina e del senso del movimento, la programmaticità degli intenti e la fusione con alcuni ideali politici del tempo costituiranno per il futurismo delle linee dominanti. Il Futurismo, venne divulgato attraverso la pubblicazione dei cosiddetti “manifesti”; le riviste mostreranno le attività e le produzioni degli artisti e si utilizzeranno strumenti divulgativi anche inediti come i proclami e i convegni.
Nel 1914 venne diffuso su Le Figaro a Parigi il primo manifesto Futurista nel campo letterario da parte di Marinetti e nello stesso anno, nel 1914, Antonio Sant’Elia curò il manifesto futuristico inerente l’architettura predisponendo i disegni della città futurista, in cui si manifesterà come una volontà, il creare una nuova città diretta espressione delle esigenze più attuali. In tutti i suoi progetti, che per altro furono destinati a restare tali, si ripete l’archetipo della centrale elettrica, simbolo della produzione dell’energia della nuova società moderna. Una idea non statica dell’architettura sta la base della concezione architettonica ed urbanistica futurista. L’architettura del futurismo si dichiarava contraria ad ogni forma di decorativismo per cui “soltanto dall’uso e dalla disposizione originale del materiale greggio o nudo o violentemente colorato, dipende il valore decorativo dell’architettura futurista”.
La personalità di Sant’Elia lo condusse ad una quasi totale coerenza tra la concezione “futurista” e l’agire da “futurista”. Come Boccioni, esponente futurista di rilievo del movimento artistico corrispondente, Sant’Elia parteciperà alla I Guerra mondiale. Se la sua vita fosse stata meno breve, probabilmente avremmo avuto modo di osservare delle sue opere non solo dei disegni….

Nel 1926 il Gruppo 7, fondato da A. Libera, diede inizio al rinnovamento del linguaggio architettonico italiano. Si costituisce il MIAR, movimento italiano per l’architettura razionale che ben presto si sciolse, lasciando alla rivista Casabella, il compito di divulgare nuove idee. Diretta da Persico e Pagano, la rivista divenne un mezzo di incontro di intellettuali e architetti che producevano opere non in linea con le direttive del regime. Soprattutto attraverso Casabella si diffusero i linguaggi delle architetture che si producevano in quello stesso periodo in Europa. In Italia emerse la figura di Terragni. A lui è dovuto il “Novocomum” che fu realizzato in aperta contraddizione con le disposizioni della commissione edilizia. Ricca di impeto dinamico, questa massa prismatica, presenta due cilindri vitrei incassati negli angoli rientranti. il secondo piano è aggettante.
La “casa del Fascio” a Como rappresenta il capolavoro di Terragni. Dalla cubica stereometria, presenta un cortile a pianta quadrata intorno al quale gli ambienti si dispongono. L’eredità di Terragni si può vedere nelle successive elaborazioni progettuali di Cattaneo – vedi appartamenti a Cernobio del 1940. Il linguaggio razionalista in Italia lo troviamo ancora con Pagano, che rappresenta un baluardo contro l’imperante monumentalismo. Fu il fautore insieme a Terragni dell’architettura moderna italiana. Dice Zevi: “puntò non sull’attimo di rapimento fantastico, ma su un impegno di lavoro serio, competente e socialmente illuminato”. Infine Adalberto Libera, fu segretario generale del MIAR. Amò le forme limpide e geometriche. Il personale linguaggio di Libera lo si può riconoscere nella Villa Malaparte a Capri.