Art Nouveau

Otto wagner - Metropolitana di Vienna
Otto wagner – Metropolitana di Vienna

Il fenomeno Art Nouveau, che nacque intorno alla fine del 1800 e che caratterizzò il clima artistico e culturale di gran parte di Europa e degli Stati Uniti fino ai primi del 1900, è preceduto da alcuni fermenti culturali, come quello relativo al dibattito sviluppatosi intorno al tema del rapporto tra arte ed industria. In tale contesto si inserirà la figura di W.Morris, che sosterrà l’inconciliabilità tra produzione industriale e artistica, proponendo un rilancio della produzione artigianale. Egli sosteneva che l’industria non aveva fatto altro che contrapporre alle sagome di tipo rinascimentale, non dei prodotti moderni, ma bensì elementi prodotti in serie e di cattivo gusto, privi di quel carattere originale che invece poteva esservi conferito dalla produzione artigianale.
Nel 1861 fondò L’Arts end Crafts, alla cui base era il pensiero di Ruskin che auspicava un ritorno ai vecchi metodi di produzione artigianale. Si trattava di un movimento nato per la riforma delle arti applicate, contro lo scadimento del gusto. I concetti proposti ebbero notevoli riflessi nella cultura del tempo, tanto che ben presto si diffusero in Europa ed in America contribuendo a determinare l’evoluzione del gusto dell’architettura in senso moderno.
La prima vera rivoluzione in architettura si attua con il fenomeno Art Nouveau, che si caratterizza sin dall’inizio come una reazione all’accademismo dell’Ottocento e con un rifiuto degli stili storici. Si fa avanti in architettura il concetto di unità progettuale, come coerenza stilistica tra l’interno e l’esterno. L’Art Nouveau, che vede inizialmente come protagonisti Horta e Van de Velde in Belgio, si diffonde con diverse varianti linguistiche in tutta Europa pur presentando una comune matrice, caratterizzata da un esuberante decorativismo fatto di linee sinuose, eleganza e cura dei particolari. Le correnti riferibili all’Art Nouveau, riguardano tutte le manifestazioni dell’arte e dell’artigianato e comprendono pittura e scultura, architettura e arredamento di interni. Investono settori come la moda, i manifesti le copertine dei libri ecc… mirano a migliorare la qualità tecnica ed estetica dei prodotti ed a stabilire uno stretto rapporto tra industria e artista. I prodotti devono possedere una eleganza delle forme unitamente alla funzionalità per venire incontro alle nuove esigenze dello stile di vita dell’uomo moderno. Il particolare viene curato in relazione con l’insieme architettonico, dalle maniglie alle vetrate, dai mobili ai lampadari, che sono ora realizzati da abili artigiani sotto la direzione degli architetti. Viene così ampiamente rivalutato il lavoro artigianale che era stato ridimensionato e mortificato a causa della produzione industriale in serie. Sono utilizzati materiali dalle possibilità espressive del tutto inedite come la ghisa ed il vetro.

Charleston - Mondello (PA)
Charleston – Mondello (PA)

Il movimento Art-Nouveau, scaturì anche dalla presenza di alcune personalità innovatrici, (oltre che da contingenze di tipo storico, tecnologico e sociale) e si inserisce in un’epoca ricca di mutamenti, da cui trae spunto per pervenire alla elaborazione di personalissimi linguaggi e nuove concezioni dell’abitare. Trasformazioni economiche, sociali e di pensiero, insieme alla citata alla possibilità di utilizzo dei materiali prodotti dall’industria, come il ferro e il cemento armato (nel 1847 si attestano già le prime produzione di travi profilate, mentre il cemento armato fu scoperto nel 1849), si posero alla base di un nuovo evolversi dell’agire in architettura. L’Art nouveau si chiamerà i Liberty in Italia, Modernismo in Spagna, Modern Style in Inghilterra, Jugendstil in Germania e avrà in alcune singole personalità dei referenti precisi. A Londra, vedremo emergere la figura di Mackintosh, a Parigi di Hector Guimard, a Bruxelles si distingueranno gli architetti Horta e Van De Velde, e in Catalogna Gaudì, genio isolato, che produsse opere dal carattere definibile proto-espressionista.
Van de Velde vide nella linea uno strumento di espressione anche psicologico. Giocò con esse, determinando i caratteri stessi degli ambienti da lui proposti. Nel 1895 curò personalmente la sistemazione dello storico negozio di Parigi dal nome: “L’Art Nouveau” dal quale il movimento prese il nome nel 1914. Egli partecipo’ all’expo di Colonia con il Werkbund Theater. Il Teatro del Werkbund, andato distrutto, presentava linee sinuose che, nel concetto dell’autore, dovevano essere linee forza aderenti alla identità di chi le aveva disegnate. Van de Velde, infatti affermava che “la linea trasmette la forza e l’energia di ciò che l’ha tracciata“. Impegnato nella ricerca del ruolo dell’arte nella società, si pose tra la poetica dell’Art Nouveau e le architetture espressioniste e rappresentò una figura chiave per gli sviluppi successivi di questo fortunatissimo movimento artistico.
Gaudì si espresse attraverso un autonomo linguaggio sviluppando concetti a dir poco unici. Difficile stabilire un confine tra la sua vita personale e l’impeto artistico, tra l’impegno tecnico nel lavoro e il suo carattere altamente spirituale. Audaci invenzioni caratterizzano le opere di questo straordinario architetto che realizzò architetture che a buon diritto si possono classificare tra le più belle opere del secolo. Egli riteneva un limite dell’architettura moderna, il dover mantenere l’ideazione dell’oggetto architettonico all’interno della sfera dell’utile. Promosse un’arte completamente irrazionale, alla quale potesse seguire una tecnica geniale. Il suo maggiore impegno fu la Sagrada Famiglia, ancora in costruzione, dove egli espresse tutta la sua poetica architettonica mista ad una personalissima tensione religiosa. Mirò ad un’arte “sacra” nel senso più puro del termine. Per lui, la forma non doveva rivestire l’edificio ma lo doveva addirittura “conformare”. Analogamente il colore doveva far parte della forma immedesimandosi con essa. Il colore sarà un elemento distintivo delle opere di Gaudì, che presentano contrasti cromatici accesi, forme coloratissime, sublimi. L’architettura di Gaudì si pone alla base dell’espressionismo. Basti vedere le forme espresse con infinita libertà compositiva all’interno del Parco Guell, dove la pietra sembra assumere l’essenza delle forme naturali. L’impulso alla creazione viene considerata un dono di Dio, pertanto Gaudì dedica la sua vita alla progettazione di queste opere, che lasceranno un segno indelebile nelle generazioni future, indipendentemente volere dal seguire o no, il suo per altro inimitabile, stile.
Episodi decisivi per lo sviluppo di una architettura moderna saranno anche determinati dall’opera di Perret in Francia e da quella di Loos in Austria.
Nel 1903 si conclude la costruzione della casa in Rue Franklin a Parigi di Gustave ed Auguste Perret. Essa, di civile abitazione, costituisce il primo esempio di abitazione in cui viene esibita l’ossatura in cemento armato. Questa casa che oggi è una sorta di monumento dell’architettura contemporanea rappresenta il desiderio di esibire la struttura che per la prima volta diventa parte dell’estetica dell’edificio. Mostra lo scheletro cementizio distinguendolo dagli infissi e dai pannelli rivestiti di gres a disegni floreali. Secondo Perret, la caratteristica principale dell’architettura è infatti proprio quella di rendere manifesta la sua struttura. L’edificio rappresenta una svolta in senso moderno perché il cemento armato viene utilizzato non solo dal punto di vista costruttivo ma anche dal punto di vista architettonico. Perret per realizzare questo edificio, in una strada fortemente vincolata dal regolamento edilizio parigino, non ebbe un compito facile…infatti gli viene assegnata una porzione di spazio molto stretta all’interno di due muri ciechi. L’edificio doveva essere alto otto piani ed il principale problema era la mancanza di spazio per creare una corte interna; pertanto l’unica illuminazione poteva essere presa direttamente nella strada. In facciata si evidenzia una divisione tra elementi verticali ed orizzontali che si riconnette ad un principio logico e razionale. Perret, per ovviare a questo problema e cercare di illuminare la maggior superficie dell’edificio, crea una specie di rientranza centrale, o all’opposto due aggetti dei corpi laterali, in modo da formare cinque superfici, corrispondenti ad altrettante fonti di luce, le quali si offrono internamente ai vani componenti l’appartamento. Ovviamente la presenza del cemento armato, e quindi dei pilastri di sostegno portanti l’edificio, conferisce all’interno una ampia possibilità di movimento. Pur non essendo stato Perret il primo in assoluto ad utilizzare il cemento armato in un immobile residenziale, è sicuramente la prima volta in cui il calcestruzzo armato viene considerato con una valenza estetica avente una propria autonomia.
Loos, il “grande vaticinatore della razionalità” come lo definì B. Zevi, è noto anche per l’aver scritto “Ornamento e delitto” dove lancia invettive contro gli architetti che, come Olbrich, eseguivano progetti ricchi di inutili decorazioni. Egli promuoveva un linguaggio semplice e lineare e tendeva quasi ad identificare nella tecnica e nei materiali, l’origine stessa delle forme dell’architettura. Operò a Vienna, assumendo una posizione antitetica alla corrente della secessione. Per lui prima di tutto l’architettura era chiamata a tenere conto dei problemi di carattere sociale. Bisognava guardare alla tecnica anche in termini di economia. Dichiarava che la società a suo avviso, non aveva necessità di architettura, ma di abitazioni. e solamente la tecnica con le sue innovazioni poteva comprendere il cambiamento nella forma costruttiva. Originalità, decorazione, invenzione creativa, erano tutti termini da condannare, in nome di un impiego razionale dello spazio. Casa Steiner a Vienna, del 1910, è un edificio estremamente semplice, eppure esprime già un linguaggio estremamente moderno nella sua essenzialità.
A Vienna opereranno Olbrich e Otto Wagner. In Italia spiccherà la personalità di E. Basile, architetto di Palermo che aderì al movimento realizzando opere come Villa Igea, villino Basile, e lo scomparso villino Deliella, per citare solo parte della sua produzione. La volumetria delle architetture, espressa insieme ad un ricercatissimo gusto per la decorazione floreale, fanno di Basile uno dei più originali interpreti del liberty italiano.