La pittura vascolare greca

Quando si parla di arte greca, solitamente si è portati a pensare immediatamente alla scultura, raramente alla pittura…
In effetti diverse antiche fonti riportano nomi di artisti greci che si dedicarono alla pittura, ma, non essendo a noi quasi pervenuta altra testimonianza pittorica che quella dei vasi, non possiamo che riferirci ad essa per giudicare l’arte pittorica greca. Per quel che riguarda la produzione di vasi alcune importanti suddivisioni in periodi proposte dai vari studiosi sono:
Età protogeometrica: dal 1050 al 900 a.C.; età geometrica 900-700 a.C.; età dedalico -orientalizzante 700-610 a.C. e infine il 610 a.C. dove si attesta l’inizio del periodo arcaico. I vasi in ceramica dipinta costituivano in genere gli oggetti di uso quotidiano, cui era conferito anche un carattere decorativo. Molti di essi erano destinati però ai corredi tombali, pertanto tale uso permise di conservarli a lungo nel tempo in buone condizioni.
Età protogeometrica: 1050-900 a.C. – Le ceramiche attiche del periodo sono costituite da vasi lavorati al tornio ricoperti da una sorta di vernice (costituita da una sospensione di acqua e argilla finissima), che con la cottura assumeva un colore bruno. Le forme, erano atte a contenere liquidi o a raccoglierli -(anfore e hydriai) a mescolare vino e acqua (crateri), a mescere vino (oinochoai, kantharoi e skyphoi) e a contenere gioielli (pissidi).
Le principali caratteristiche dei vasi protogeometrici sono: solidità e corpo espanso; largo piede e orlo spesso. Si può notare che inizialmente la decorazione del vaso si limita al punto di massima espansione del ventre a al collo.
età geometrica 900-700 a.C. – alla fine del IX sec. all’egemonia ateniese si affiancano altre poleis come Corinto, Sparta e Tebe. Lo stile geometrico presenta tre fasi. Il primo, il medio e il tardo stile geometrico. Il tardo stile porta ad una produzione attica di livello eccezionale. 
Le prime testimonianze di composizione narrativa del mondo classico sono a partire dal primo quarto del VIII secolo quando la fitta decorazione geometrica stilizzata e astratta frutto di una spartizione calcolata della superficie del vaso, accoglierà anche scene di vita quotidiana in cui la figura umana sembra prendere parte. Vasi prodotti prima a Corinto e poi in attica dove si crea lo stile cosiddetto del “Dipylon”, propriamente geometrico. La decorazione (realizzata con vernice nero-brunastra su fondo giallastro) è costituita da elementi geometrici quali linee, triangoli, meandri e svastiche – quest’ultima anticamente era un simbolo associabile al sole e alla salute-. Esseri umani e animali quando presenti assumevano anch’essi un carattere geometrico. I vasi del Dipylon spesso di grandi dimensioni, venivano collocati sopra le sepolture allo scopo di segnalarne la presenza. Per questo motivo spesso in essi ricorrono immagini che ripropongono dei riti funerari. In questo caso specifico seppure stilizzate le figure presenti, riescono con poche linee ben disposte e dare il senso del dramma che si sta compiendo. Al centro si trova il defunto e intorno i presenti assumono attraverso la disposizione delle braccia i loro diversi ruoli.
 Successivamente si opererà una suddivisione tra scene mitologiche e vita collettiva. La vicenda narrativa si svolge orizzontalmente. Le figure preferite tra quelle mitologiche sono Eracle, la centauromachia e quelle tratte dall’Iliade e dall’Odissea.
età dedalico orientalizzante 700-610 a.C.- Alla fine dell’VIII secolo Corinto diverrà la città che divulgherà lo stile orientalizzante. La decorazione è ricca di ornamenti e presenta una particolare eleganza nelle forme. Addirittura proprio a Corinto avviene secondo varie fonti, la nascita della pittura. I vasi corinzi si distinguono per la chiarezza dell’argilla e per le forme ridotte. Si tratta di quelli per le essenze profumate come gli Alabastra e Lekytoi. Si producono anche vasi per il consumo di bevande come Kotylai di tradizione attica, olpi, oinochoai. Le tipiche figurazioni della ceramica corinzia sono le teorie di animali pascenti alternati a fiere e con i riempitivi a rosetta. La presenza di animali tuttavia non si deve considerare un ritorno al naturalismo cretese. I soggetti tratti dalla natura vogliono proporre una immagine di carattere ideale. Alle saghe di Eracle si affiancano adesso scene figurate più tipicamente corinzie come i combattimenti epici, fra i quali spicca quello di Chimera.
Sul finire del VII secolo la produzione corinzia entra in crisi. Gli artisti attici proporranno poi un repertorio di scene mutuato da altre manifestazioni di stampo peloponnesiaco. Si può affermare quindi che nel VI secolo è di nuovo l’Attica ad assumere un ruolo centrale nella produzione vascolare. I vasi assumono delle particolari caratteristiche come il colore del fondo che essendo quello dell’argilla cotta si presenta di un bel color cotto.
610 a.C. inizio periodo arcaico
Durante la prima metà del secolo VI a.C. la ceramica Corinzia è ancora commercializzata in tutto il bacino del Mediterraneo…Essa si pone come importante punto di riferimento per la grande pittura attica di età Arcaica. Ciò è evidente nei primi prodotti attici a figure nere da dove si desume una abilità tecnica e precisione calligrafica tipiche dei riferimenti corinzi. Dal II terzo del secolo la ceramica Attica prende il sopravvento. Avviene così che Corinto inizia ad imitare lo stile attico arcaico, per ciò che attiene la narrazione e il senso della scena. Si osserva che la Kilyx viene nel tempo migliorata dal punto di vista formale e diviene una delle superfici predilette per la decorazione a figure nere. Sempre nel VI secolo si riscontra una volontà da parte del pittore di firmarsi per una sorta di orgoglio nell’aver prodotto l’opera. Tuttavia non è solo il pittore a firmare, spesso infatti ricorrono le scritte del nome seguito da egrapsen e poiesen cioè “ha dipinto” e “ha fatto”, per cui da questo momento si può affermare che spesso si riporta anche il nome del fabbricante.
Alla metà del VI secolo a.C., risale il notissimo vaso François di Klitias alto ben 66 cm che si trova al museo Archeologico di Firenze. Il vaso ha tratto il nome dal suo scopritore, Alessandro François. Vi sono riportate scene tratte dalla mitologia, e le figurazioni sono proposte secondo una partizione della superficie in fasce. Il momento più alto della pittura vascolare attica a figure nere è rappresentata da Exechias. Questo autore rende la profondità dello spazio tridimensionale con la sovrapposizione delle figure e inserendo nella scena delle membrature architettoniche atte a evocare dei piani secondari e addirittura dei punti focali. Riduce inoltre il numero dei personaggi sulla scena e vi conferisce dignità statuaria innalzando il livello della pittura vascolare a quello delle arti maggiori. Di Exechias è particolarmente nota un’anfora che presenta Achille e Aiace che giocano ai dadi risalente alla II metà del VI secolo a.C. L’artista ha realizzato una composizione equilibrata dalle linee oblique delle lance e dalle linee curve dei dorsi. I personaggi appaiono così concentrati nel gioco dei dadi, che rappresenta una pausa del guerriero. La bravura di Exechias si manifesta anche nella perizia nel disegno, che riesce a riportare dei particolari raffinatissimi, negli ornamenti delle vesti e nei particolari come i capelli o la barba.
Intorno al 530 a.C. ad Atene viene inventata la tecnica a figure rosse che consentiva anche una impermeabilizzazione del vaso. ll nome di spicco è Andokides. Adesso il fondo è a vernice nera e le figure disegnate a contorno. I particolari non sono più incisi ma dipinti con un sottile pennello per cui si conferisce un maggiore rendimento plastico e realistico dell’anatomia. Exekias ama riprodurre Eracle e ripropone un ricco decorativismo che si riscontra nelle modalità di descrivere le vesti, le pelli animali ecc… Egli inoltre isola le figure all’interno della scena.
Nell’ultimo scorcio del VI secolo la pittura a figure rosse raggiunge un livello elevatissimo che si riscontra nelle pitture di Euphronios (VI-V secolo a.C.), articola le figure nello spazio ed esprime la psicologia dei personaggi, rendendo con cura i particolari e utilizzando arditi scorci. Il capolavoro di questo artista è il cratere con la lotta di Eracle e Anteo. Alla continuità del movimento si preferisce qui l’immobilità dei personaggi fissati nell’attimo che precede il dramma, probabilmente per rendere poter fare emergere quel valore immutabile insito nel mito rappresentato. Nel IV secolo la ceramica attica comincia a dare segni di decadenza…. Addirittura sembra che molti noti ceramisti lasciarono Atene per trasferirsi in Magna Grecia dove diedero origine ad un filone di ceramica italiota. Spiccano allora determinate caratteristiche che inducono a pensare ad una composizione più libera e più lontana dai soliti canoni. Ad esempio nella ceramica lucana si riscontreranno nelle figurazioni delle vere e proprie parodie del mito.