Arte Mesopotamica
L’arte della Mesopotamia, si sviluppa in un arco di circa 3000 anni e fu caratterizzata in gran parte da una particolare fissità e immutabilità delle rappresentazioni, realizzate in funzione dei re e della religione. Tra il 3500 ed il 2350 a.C. a sud della pianura mesopotamica si stanziano i Sumeri. Quando si parla di arte mesopotamica quindi si tende a identificare questa con la produzione sumera. Tuttavia, è difficile attribuire con certezza ad un gruppo o ad un altro la paternità di certi repertori, dato il carattere misto della popolazione dell’area mesopotamica del III millennio a.C. I Sumeri senza dubbio, appaiono essere predominanti nello sviluppo culturale della Mesopotamia, ma anche altre antiche civiltà come quella degli Accadi, collocati nella zona più a Nord, hanno dato luogo ad interessanti sviluppi di tipo artistico.
Il periodo protostorico, dal 3500 a.C. circa al 2900, vede una crescita dal punto di vista economico, e una conseguente organizzazione sociale alla quale corrisponderà un incremento della produzione artistica. La Mesopotamia meridionale vede la nascita dei primi centri urbani, che saranno generati grazie alla ricchezza emersa dalle nuove tecniche di sfruttamento agricolo del territorio circostante. La tecnologia adesso consente la realizzazione di vere e proprie canalizzazioni delle acque, e si attua una sorta di bonifica dei terreni paludosi. Per questo motivo l’arte in questo periodo appare influenzata da tutti quei temi legati alla produzione agricola, e le divinità diventano artefici della fertilità della terra. I villaggi a poco a poco si ampliano e diventano vere e proprie città.
Uruk è un grande centro urbano dove si concentra gran parte della popolazione. Le prime opere scultoree riferibili a tale fenomeno di inurbamento, sono sculture che manifestano una spiccata ieraticità. Si persegue una rappresentazione che sia permeata di una spiritualità alla quale l’uomo mesopotamico dona molta importanza. Tali rappresentazioni definibili protourbane caratterizzeranno a lungo la produzione scultorea dell’area mesopotamica. Le posizioni sono rigide e statiche, si vuole così sottolineare l’aspetto della immutabilità.
Attraverso le rappresentazioni artistiche si vuole infatti affermare il potere, come un qualcosa di potenzialmente immutabile nel tempo. La scultura ha pertanto un carattere simbolico, e non realistico. La rappresentazione del dio è caratterizzata da piccole dimensioni e l’unico elemento a cui l’artista prestava attenzione era il viso. Il resto della figura, era un tronco di cono dal quale emergono solo i piedi. Le pose, le espressioni, le parrucche che scendevano ai due lati della faccia a congiungersi con la barba, gli occhi fatti di conchiglie e le pupille di lapislazzuli, ripetitivi, seguivano una impostazione codificata all’interno di regole iconografiche standardizzate. Successivamente si perverrà a rappresentazioni più vicine al naturalismo e si proporranno schemi meno rigidi e più curati nella descrizione.
Opere di una certa rilevanza sono:
Lo stendardo di Ur, del 2600 a.C., ora conservato al British Museum di Londra, rinvenuto nel cimitero reale della città di Ur. Tale straordinario reperto ci offre la possibilità di gettare uno sguardo sulla storia e sulle usanze di quella antica civiltà, vi si rappresentano infatti banchetti, scene di guerra, rituali e racconti mitologici.
Le statue di oranti, 2500 anni a.C., provenienti da Tell Asmar, caratterizzati dalle mani giunte e lo sguardo fisso verso l’infinito.
La stele degli avvoltoi, 2400 a.C. conservata al Louvre di Parigi dove si possono osservare i corpi dei nemici calpestati dall’esercito di Eannatum.
Una forma particolare di arte è rappresentata dai sigilli cilindrici in pietra, che recano raffigurazioni incise utili ad essere impresse su tavolette di argilla.
Nel 2350 a.C., gli Accadi, conquistano il regno dei Sumeri. L’arte neo-sumerica ci tramanda le statuette di Gudea, il governatore di Lagash, che mostrano un carattere sereno del personaggio. Le statuette di Gudea risalgono a 2100 anni a.C. Gudea è più noto come “governatore” che come Re. Questa particolarità ci fa pensare che il suo prestigio è legato alla capacità di amministrare la regione in modo giusto e corretto. Grazie a Gudea si realizzarono parecchie opere importanti come complessi sacri e opere di canalizzazione delle acque. La produzione è caratterizzata da una maggiore attenzione alla resa dei particolari e all’anatomia umana. vi è pertanto un abbandono della rappresentazione troncoconica.
Successivamente prevale la cultura babilonese. Si riconoscono i seguenti periodi: periodo paleobabilonese (2000, 1600 aC); Periodo cassita (1600-1150 a.C.); II dinastia di Isin (1150-1025 a.C.); periodo neobabilonese (625-539 a.C.).
Rilevante il periodo in cui il re amorreo Hammurabi fonda il primo impero babilonese. Il noto “Codice di Hammurabi” proveniente da Susa del 1760 a.C., oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi, è una stele in granito nero con un bassorilievo e scrittura cuneiforme. L’iscrizione comprende 282 articoli di leggi riguardanti la regolamentazione della vita pubblica e privata.
Tra il primo e il secondo impero babilonese gli Assiri, si riunirono in un regno indipendente che, sotto Assurbanipal, raggiunse il suo apogeo. L’arte assira ci tramanda figurazioni di carattere sacro di dei, animali simbolici, ma anche opere di carattere profano. Anche loro diffusero un’arte dei sigilli, ma la più nota attività artistica rimane quella relativa ai rilievi con scene di caccia e di guerra di Assurbanipal, che provengono dal palazzo di Nivive – conservati al British Museum di Londra ed al Louvre di Parigi. I rilievi, decoravano intere stanze dei palazzi reali, destinati anch’essi a illustrare e celebrare le gesta dei sovrani. Le scene di guerra e di caccia sono realizzate con realismo e cura del particolari, riscattano l’astrattezza e la staticità della statuaria a tutto tondo. Anche le figure di animali sono rese con efficacia.
Il secondo impero babilonese ci parla di una cinta di mura che era posta a difesa del palazzo di Nabucodonosor. Qui si apriva la porta di Ishtar, oggi ricostruita al museo di Berlino, che presentava una decorazione a piastrelle smaltate, (mattoni invetriati) straordinario esempio di raffinatezza espressiva.