Arte Gotica

L’arte gotica nasce in Europa nei secoli XII-XIV in un periodo che conosce profonde trasformazioni economiche e sociali. Si supera infatti progressivamente la società feudale e si formano nuove classi sociali, come quelle dei commercianti o dei banchieri. Il termine gotico fu adoperato dagli umanisti italiani come sinonimo di barbarico, per distinguerlo dal romanico essendo, il gotico, proveniente dalle regioni d’oltralpe. Di un vero e proprio atto di nascita del Gotico forse si può parlare nel 1140, quando venne ricostruito il coro dell’abbazia di Saint-Denis in Francia.
In pittura si assiste allo sviluppo dei dipinti su tavola. La committenza è adesso anche da parte di nobili e ricchi borghesi. Il clero commissiona invece dei dipinti su tavola, detti pale d’altare o, se su più tavole – detti polittici. Il polittico è la forma più tipica della pittura gotica… ogni scomparto è generalmente definito da un arco acuto, che può essere trilobato e che poggia su esili colonnine.
Tutto richiama l’architettura. Le decorazioni della cornice fanno pensare a pinnacoli e non mancano motivi floreali; vi è in pittura una spiccata attenzione per la resa dei particolari ma tutto è caratterizzato da una mancanza di profondità. Il fondo delle tavole è dorato, al fine di immergere le figure in una atmosfera ultraterrena. I volti, leggermente stilizzati esprimono sempre grazia e compostezza, (le espressioni rivelanti umani sentimenti, di dolore come di gioia, costituiscono un esplicito richiamo all’essere terreno e pertanto sono accuratamente evitate). Anche gli elementi naturali, quando vengono introdotti, sono sempre stilizzati. Nella scultura gotica i Pisano, segneranno una svolta. Famiglia di scultori, il capostipite Nicola era forse originario della Puglia. Essi operarono tra Pisa, Siena ed altre città del centro Italia. In particolare, dallo studio degli antichi sarcofagi romani, trassero indicazioni per il recupero dei volumi e dello spazio. Con loro fu definitivamente superato il limite della scultura romanica di porre le figure su un unico piano di rappresentazione. 
Le forme divennero più plastiche e salde, acquistando nel contempo naturalismo e una certa “verità”. Le loro composizioni, benché a basso rilievo, agivano in uno spazio dove i piani di rappresentazione si sviluppavano in profondità. La “Madonna con Bambino” di Giovanni Pisano, del 1306, attenua la tensione della linea gotica, dissolvendola in un naturalismo che preluderà ad i futuri sviluppi del Rinascimento. Mentre per l’arte romanica si pervenne a declinazioni locali che sostanzialmente non si allontanarono da una unica matrice, per l’arte gotica si può affermare che sul piano stilistico emersero differenze -ad es. tra arte italiana e arte francese-, molto rilevanti.
In Italia si assisterà ad un ritorno al naturalismo e alla razionalità terrena della visione, che verrà ad opporsi al precedente misticismo antinaturalistico di cui la cultura bizantina era promotrice. Cimabue, intorno al 1265 realizzerà un Crocifisso dipinto, dove il corpo del Cristo è curvo come un arco. Cimabue in tal modo diviene il primo a fare entrare nella tradizione bizantina una ricerca di effetto plastico, anche attraverso l’introduzione del chiaroscuro. Inoltre l’immagine del Cristo, esprime dolore a acquisisce una inedita umanità per le figurazioni di allora.
Si mantiene invece sul piano di una concezione antinaturalistica dell’arte la Francia, dove al posto della razionalità della rappresentazione, viene proposto l’effetto decorativo delle linee curve e dei colori vivaci. In Francia, si perviene ad un’arte più laica che esprime i nuovi ideali cavallereschi dell’Europa cortese.
Nel corso del XIII e XIV secolo, l’arte però continua ad essere per certi versi subordinata all’architettura e vista come decorazione in particolare di edifici religiosi. Mentre in Europa si sviluppa l’arte delle vetrate colorate, il cui fiorire fu sostenuto dal fatto che gli edifici presentano ora sempre più, uno scheletro strutturale che riesce a liberare ampie superfici da destinare proprio alle figurazioni su grandi vetrate e superfici murarie ridotte, e strutture che non saranno più atte ad accogliere i cicli decorativi ad affresco, in Italia l’architettura continuerà a dare ai pittori ampie superfici murarie su cui intervenire con la pittura. Emerge nel 1300, una rivoluzionaria figura che contribuirà allo stacco dalla cultura figurativa bizantina, -che continuerà però per tutto il XIII secolo ancora ad influenzare gli sviluppi di parte dell’arte pittorica italiana-.
Con Giotto la pittura si riscatta e comincia a rappresentare delle azioni. Giotto inserisce i personaggi cui conferisce volume attraverso il chiaroscuro, in uno spazio architettonico reale con l’attribuzione di profondità. Sfrutta la diversa tonalità che il colore assume in funzione della luce che colpisce gli oggetti e i corpi. Illuminante a tal proposito l’osservazione di Argan: “le variazioni della luce- afferma – avvengono all’interno delle figure, come modulazione chiaroscurale del colore che passa da una figura all’altra. Questa costruzione ottenuta con le quantità luminose e le qualità dei colori è già in nuce, una costruzione tonale”. Conferisce tridimensionalità alle sue figure. Comincia ad applicare, seppure in maniera intuitiva e non scientifica, lo scorcio e la prospettiva. Egli fu il primo pittore a produrre immagini vicine ad essere definite realistiche. Agisce a Roma e a Milano, a Firenze e a Napoli, ad Assisi e a Padova. Nel 1300 esegue gli affreschi della Cappella degli Scrovegni, a Padova. Nelle “Storie della Madonna e del Cristo” la scena che rappresenta il “Compianto sul Cristo Morto”, già ci porta in un mondo nuovo per la pittura del tempo. Per la prima volta il fulcro compositivo è spostato sull’ideale centro del pathos: la testa di Gesù Cristo, sul quale convergono gli sguardi dei personaggi e le direttrici compositive dell’affresco. “ al centro, il gesto delle braccia di san Giovanni, collegandosi all’obliqua della roccia, saldai due grandi temi del dolore in terra e del dolore in cielo” – Argan, Storia dell’arte italiana, Sansoni.
Questi pochi riferimenti non sono altro, che dei piccoli spunti per comprendere l’enorme portata rivoluzionaria della pittura di Giotto, che si può considerare a buon diritto un personaggio chiave per l’evoluzione della produzione artistica pittorica a seguire. A Siena si afferma invece un linguaggio più affine alla Francia e allo stile gotico.
Protagonista del gotico senese è Simone Martini. Egli realizza nel 1333 l’”Annunciazione” dove, nell’eleganza estrema delle linee e della costruzione di oggetti raffinatissimi, definisce il suo bello ideale che si contrappone alle ricerche orientate all’emergere di un bello di carattere “morale” di Giotto.