Ferdinando Scianna

Ferdinando Scianna, noto fotografo contemporaneo, è nato a Bagheria, nel 1943. Ha studiato alla facoltà di Lettere dell’Università di Palermo, e si appassionato dapprima a fotografare le festività religiose siciliane. Il suo primo lavoro infatti è stato “Feste religiose in Sicilia”, per il quale appena ventunenne, riceve il Premio Nadar. In questa produzione, le foto di Scianna e le parole di Sciascia sembrano evocare una sola verità: “Ma che cos’è una festa religiosa in Sicilia? Sarebbe facile rispondere che è tutto, tranne che una festa religiosa (…) È innanzitutto una esplosione esistenziale (…) Poiché è soltanto nella festa che il siciliano esce dalla sua condizione di uomo solo, che è poi la condizione del suo vigile e doloroso super-io, per ritrovarsi parte di un ceto, di una classe, di una città.”
Il trasferimento a Milano in giovane età porta Ferdinando a collaborare come fotoreporter con il giornale “l’Europeo”. Nel 1977, si trasferisce in Francia, dove pubblicherà “Les Siciliens“: questo volume, con testi di Dominique Fernandez e Leonardo Sciascia, è un appassionato e al contempo spietato ritratto delle contraddizioni insite nella sua Sicilia.
A Parigi sarà determinante l’incontro con il noto fotografo Henri Cartier-Bresson, che lo condurrà nel 1982, ad entrare a far parte della Magnum Photos. Comincia ad essere richiesto come fotografo di alta moda e nel 1987 viene contattato da, Dolce e Gabbana i noti stilisti siciliani. Contemporaneamente svolge attività giornalistica continuando a intrattenere rapporti di collaborazione con alcuni grandi scrittori.
Nel 1995 è la volta della pubblicazione di Viaggio a Lourdes, e, nel 2003 di uello che viene definito il suo massimo capolavoro “Quelli di Bagheria”.
Come ama lui stesso affermare “Quelli di Bagheria” è un “romanzo della memoria” dove ha inserito foto del suo passato, rimembrando la sua giovinezza a Bagheria. Il raccontare se stesso, porta a un racconto universalmente accettabile. Tratta del passaggio dal mondo contadino a quello del progresso tecnologico che può essere sentito ovunque nello stesso modo. Questo racconto, e la consapevolezza della impossibilità di un ritorno reale nella Sicilia di un tempo, evocano il senso malinconico di un addio a una Sicilia che non esiste più. L’interesse per una terra che ha amato e non amato, ma alla quale sicuramente qualcosa deve, come ad una madre. Non meno interessante il volume dal titolo Le forme del caos, edito nel 1989, che raccoglie fotografie eterogenee, realizzate dall’Etiopia alla Bolivia, tra i malati di Aids o nel mondo patinato della moda. Vi sono trattati con arguzia e ironia valori etici ed estetici.
Indubbiamente le radici siciliane di Scianna, hanno influito in modo potente nella sua capacità espressiva. Le mosse prese dalle feste popolari, hanno concesso al fotografo di lavorare con una materia viva: il sentimento di devozione religiosa, che ha la facoltà di esaltare le espressività umane. Inoltre l’aver sempre creduto al rapporto tra fotografia e letteratura, ha condotto Scianna a cercare sempre questo contatto, generando, di fatto, un genere esclusivo. Infine la ricerca nell’immagine di ciò che ancora lega il tempo alla memoria, ha dato sempre ulteriore impeto alla sua immaginazione.
Ha dichiarato: “Mi considero un reporter, qualunque cosa abbia fatto nella vita, ma sono piuttosto diffidente nei confronti dei generi e delle etichette. Guardo il mondo attraverso il prisma del linguaggio fotografico, tra le componenti del quale è fondamentale il rapporto col tempo e la memoria”.