Cicli narrativi digitali

I cicli narrativi digitali sono percorsi visivi che vogliono recuperare il valore della narrazione in un contesto di fruizione virtuale. L’itinerario proposto non è quindi casuale ma mira a riconnettere tra loro i contenuti espressi nelle immagini e, di conseguenza, le deduzioni dell’osservatore. Presuppone una duplice fruizione cognitiva che coinvolge contemporaneamente due livelli: quello dell’episodio e quello del racconto complessivo. Il fruitore si trova costretto a percorrere una sequenza, mettendo in atto un movimento virtuale concettualmente analogo a quello fisico. Il racconto diviene così “narr-azione”. Impossibile sovvertire l’ordine degli “episodi”. Il non procedere più linearmente, comporterebbe il generare significati nuovi, non previsti, e soprattutto estranei alla narrazione espressa in rapporto ad un ordine prestabilito. La narrazione deve per questo seguire il percorso proposto secondo la logica di in racconto che unisce una serie di episodi. Si tratta pertanto di fornire nuovo valore al racconto, che, nel contesto contemporaneo, deve poter prendere di nuovo il suo spazio comunicativo.
Certamente occorre considerare che esso si riallaccia ad un uso del tempo che, nella società odierna, è mutato, a discapito della comprensione lenta. Con ciò nuocendo alla necessaria sedimentazione che il sapere, deve poter avere, per essere acquisito in modo cosciente. Il racconto, lento, continuo, che appartiene ad uno scorrere del tempo “antico”, con tutto il suo potere educativo, non deve oggi pertanto necessariamente adattarsi a quella logica del frammento che appartiene alla nostra epoca e che pretenderebbe tempi più rapidi. Occorre al fine di rendere possibile la “trasmissione del racconto” nella sua autenticità, portarlo ad adeguare il suo linguaggio ad una nuova realtà, quella che appartiene all’osservatore contemporaneo, salvando però il suo valore comunicativo e l’esperienza narrativa che necessita di una comprensione lenta, raggiunta per tappe. Saranno pertanto le tappe successive ad articolare un percorso finalizzato alla comprensione sia del racconto che del valore della narrazione in sé.
Il racconto che si svolge per episodi è quello che si presta meglio a questo lavoro di adattamento al sapere del frammento. I cicli narrativi pittorici, di antica tradizione, presentavano episodi separati spesso, da una cornice architettonica che, fisicamente, li divideva. Tuttavia la tecnica pittorica, lo stile narrativo, l’uso del colore, o della prospettiva, o anche la morale del racconto stesso, restavano come elementi unificanti, rendendo continuo il discorso. Lo articolavano addirittura in “percorso” attraverso il rimando successivo da una storia all’altra generando il movimento fisico dell’osservatore, che era invitato a proseguire fisicamente e a maturare psicologicamente il senso di ciò che era narrato. Il fruitore era così invitato a conoscere le storie narrate, per episodi, e a metterle insieme e giungendo alla fine ad una valutazione complessiva.
Nei cicli narrativi digitali, l’osservatore compie anch’esso il suo cammino, non più fisico ma psicologico. Il racconto ha svolto il suo ruolo comunicativo, anche se la sua sede, non è stata pietra, muro o carta. Indipendentemente dal supporto sul quale il racconto è stato reso, si è realizzata una comunicazione tra compositore e fruitore.
L’esigenza di sintesi nella trasmissione dei valori del racconto, non deve mai penalizzare l’essenza del racconto stesso e il suo valore comunicativo. Questa comunicazione deve poter essere mantenuta nella sua totalità e resa fruibile dal pubblico di oggi abituato a diversi codici comunicativi.