San Cipirello

Nome Abitanti: sancipirellesi
Popolazione (2012): 5.478
CAP: 90040
Provincia: Palermo (PA)
Codice Istat: 082063
Codice Catastale: H797
Coordinate GPS (Lat Lng): 37.9629, 13.1755
Altitudine (m. s.l.m.): 394
Patrono:  
Giorno festivo:  
Altre informazioni


paesaggio

Nel territorio di San Cipirello ricade la zona archeologica di monte Jato, sulle pendici orientali della Serra della Ginestra. Nel 1971, una serie di scavi, hanno contribuito a riportare alla luce l’abitato dell’antica Jato. San Giuseppe Jato, con San Cipirello costituisce un unico paese, – essendo San Cipirello sorta nel 1800 dopo la distruzione di S. Giuseppe Jato-.
Nell’ottavo secolo a.C. monte Jato era abitato da popolazioni elime che nel IV sec. a.C. vennero in contatto con la cultura greca. Presto la città si estese per tutto l’altipiano sulla sommità del monte da cui si domina buona parte della Sicilia occidentale, dal golfo di Castellammare alle valli del Belice e dello Jato. Di Jetas o Jetae ci parlano Tucidide, Diodoro Siculo, Plinio, Cicerone ed altri storici.
Da due frammenti di scrittura del V sec. a.C. si desume che a Jetas esisteva un’acropoli in cui si trovavano l’agorà, il teatro che poteva contenere ben 4.500 persone, i templi, il bouleuterion e altri edifici pubblici e sacri oltre la cosiddetta “casa del peristilio” del III sec. a. C., struttura residenziale privata, su due piani, che ospitava ventitrè stanze al pianterreno, una splendida sala dei banchetti al piano superiore e magnifici decori musivi a colori. distrutta nel 50 a. C. sotto l’imperatore Claudio. Nel 276 a.C. è occupata da Pirro e nel 241, passa ai Romani. Jato riprese vigore sotto il dominio arabo; Il geografo arabo Idrisi così scriveva nel 1150: “Jato, alta di sito, forte oltre ogni credere, ha un territorio nel quale arriva al sommo grado la fertilità delle terre da seminare e la vastità dei confini“..; nel 1079 è una grande e fiorente città popolata da popolazione di fede musulmana.
I secoli successivi sono segnati da periodi di prosperità ed autonomia (in cui, grazie alla politica di tolleranza attuata dai Normanni, la città mantiene le sue leggi, i suoi costumi e la sua religione) ad altri di disagio economico e rivolte dovute all’atteggiamento degli Svevi nei confronti dei musulmani della Sicilia che, ridotti ormai a veri e propri servi della gleba, costituivano la nuova forza lavoro nella società feudale del XII secolo.
Nel 1190 la città era diventata il simbolo e la roccaforte della rivolta dei musulmani della Val di Mazara che si opponevano a Federico II. Nel 1246, nel domare una rivolta religiosa, la città veniva definitivamente rasa al suolo dalle truppe di Riccardo di Caserta e gli abitanti furono deportati a Lucera di Puglia.
Alcuni tesori archeologici scoperti sul monte Jato tra cui due telamoni e due cariatidi rinvenuti tra le strutture del teatro, oltre a ceramiche di diversi periodi si conservano nel piccolo antiquarium di San Cipirello.