Arte della ceramica

ceramica di santostefano di camastra
Ceramica di Santostefano di Camastra

Le produzioni tradizionali della ceramica artistica in Sicilia si attestano principalmente a Caltagirone, Sciacca e Santo Stefano di Camastra, anche se produzioni di una certa importanza si possono trovare anche in altre zone dell’Isola.
Santo Stefano di Camastra, presso uno dei litorali più belli della Sicilia, è presente una molto antica tradizione di artigianato fittile. Dato che emerge dal ritrovamento di antiche fornaci. La produzione più caratteristica era relativa a giare, dalla bocca stretta, destinate alla conservazione dell’olio. Tali giare mostrano delle analogie con alcuni prototipi greci. L’origine della produzione artistica è documentabile attraverso pavimenti risalenti al XVIII sec. Nel XIX secolo la varietà di tipologie ceramiche prodotte è tale che si può confermare il successo delle ceramiche in gran parte della Sicilia. Un repertorio vastissimo di forme e di colori, che contraddistinse una produzione che si diffuse sia negli edifici privati che nelle Chiese. Note le mattonelle per i pavimenti, dalle tipiche tonalità ocra e azzurre, che pur mostrando i segni del tempo, mantengono ancora oggi la brillantezza degli smalti. La produzione attuale riprende i repertori decorativi e le tecniche tradizionali e viene apprezzata ancora moltissimo. Alcuni nomi degli artigiani più antichi sono giunti fino a noi grazie alla usanza di imprimere i nomi sul retro delle mattonelle. Distinguiamo così gli Armao e i Gerbino tra i ceramisti “storici”. I mattoni “stagnati” venivano realizzati sul modello di quelli di Marsiglia. La tecnica consisteva nel rivestire di uno speciale smalto stannifero i mattoni, che durante la cottura potevano assumere grazie agli ossidi metallici, brillantissime colorazioni. Per quanto riguarda la ceramica di uso domestico, una tradizione era quella relativa alla produzione di “lemmi” (bacili smaltati all’interno) e “quartare” (brocche destinate alla conservazione dell’acqua). Un cenno merita poi il boccale per il vino chiamato”cannata”dalla tipica forma panciuta. Un’altra tipica produzione è il cosiddetto “cannileri” candeliere a quattro fiamme e i vasi che riproducono la testa umana. Altre ceramiche tipiche consistono nei piatti, fra i quali quelli di maggior pregio artistico erano quelli decorati con scene della Passione di Gesù, fatti affinché vi si predisponesse il “lavuri” cioè i semi di alcuni cereali che in periodo precedente alla pasqua dovevano essere predisposti al buio, per germogliare in esili fili bianchi, omaggiare il sepolcro del Giovedì santo. La produzione che oggi conosce un momento di particolare successo di pubblico sono gli “alberelli”vasi da farmacia, dalla forma allungata cilindrica destinati a contenere le spezie. 

piatto in ceramica
Piatto in ceramica

Anche Caltagirone è nota per la produzione artigianale della ceramica che ancora oggi costituisce una importante fonte di ricchezza e prestigio per la città. L’arte della maiolica, fiorente in epoca musulmana e normanna, viene con il tempo perfezionata nella tecnica esecutiva e decorativa dando prova di grande originalità, conservando, motivi moreschi e i colori della tradizione che vanno da un particolare tipo di azzurro al verde al giallo oro e manganese. Nel 1965 fu inaugurato il Museo Nazionale della Ceramica, all’interno del Giardino Pubblico, che costituisce l’unica Istituzione in Sicilia a documentare le produzioni ceramiche, vasellame, figurine, mattonelle, etc. di Caltagirone e dell’Isola dalla preistoria sino agli inizi del ‘900, con l’esposizione di circa 2500 pezzi provenienti dai locali Musei civici, dall’Istituto Statale per la Ceramica di Caltagirone, e da altri Musei e Soprintendenze siciliane.
Le pittoresche stradine della città sono piene di una serie di negozietti che espongono bellissimi oggetti come i piatti, gli albarelli, i vasi ma anche semplici mattonelle, da acquistare per ricordo. Gli albarelli, particolarmente famosi, venivano impiegati tradizionalmente presso le antiche farmacie. Il simbolo della città resta comunque la famosissima scalinata costruita da Giuseppe Giacalone all’inizio del ‘600, costituita da ben centoquarantadue gradini che collegano la città bassa alla città alta.
Nel 1954 detta scala fu decorata nelle parti relative alle alzate dei gradini, con mattonelle in maiolica recanti motivi geometrici, antropomorfici e fitomorfici, che la rendono particolarmente scenografica e preziosa.
Città di Don Luigi Sturzo. Fondatore del Partito Popolare e precursore della Democrazia Cristiana, Caltagirone conobbe per prima la teoria politica di questo importante personaggio. Ma Caltagirone è nota anche per le suggestive manifestazioni culturali, fiere, feste religiose e tradizionali che la animano in ogni periodo dell’anno. A dicembre il Kalat Expo, fiera dell’agricoltura e vetrina delle produzioni e delle attività della filiera agro-alimentare in Sicilia, dona l’occasione di gustare prodotti tipici e partecipare ad iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio e della cultura materiale dell’isola. Qualche esempio del famosissimo presepe di Caltagirone, che ha origine già nel XVI secolo, è in mostra dal 1° dicembre alla fine di gennaio, nell’ambito della mostra denominata Natale e Presepi, durante la quale oltre ai pezzi storici normalmente presso il museo della città è anche possibile osservare le recenti produzioni degli artigiani calatini, di straordinaria fattura.

Infine la ceramica di Sciacca, che costituisce un importante elemento di attrazione per tutti coloro i quali desiderano possedere almeno un oggetto della vasta e pregevole produzione ceramica saccense, che vanta, inoltre, origini antichissime.

ceramista
Ceramista

Recenti scavi hanno permesso di ritrovare resti di antichi forni utilizzati per la cottura della ceramica risalenti alla II metà del trecento…Inoltre, in alcuni documenti risalenti agli ultimi decenni del duecento, sono attestati i pagamenti di dazi su vari manufatti ceramici dell’epoca….La produzione della ceramica conosce un notevole sviluppo con il progressivo diffondersi a Sciacca delle farmacie, o “speziarie”, che erano fiorite numerose in relazione ad una usanza medievale che imponeva ai cittadini di curare, oltre che di ospitare, i pellegrini che si recavano nella loro città.
Presso le farmacie i contenitori delle erbe medicinali, che erano costituiti da vasi in ceramica a forma prevalentemente di cilindri o di boccioni ovoidali, venivano esposti in bella vista negli scaffali e presentavano ricche decorazioni, felicemente espresse con i colori accesi del giallo, del verde e del blu intenso.

vasi

Tra la II metà del ‘400 e del ‘600 la ceramica di Sciacca era già nota in tutta la Sicilia e si commissionavano, ai ceramisti saccensi, vaste produzioni di maioliche destinate ad ornare palazzi e chiese di numerose città…Molti sono i nomi giunti fino a noi dei maestri cui spetta il merito di aver saputo elevare a dignità d’arte la ceramica di Sciacca; fra questi spiccano i nomi di Nicola Lo Sciuto, i fratelli Lo Piparo e Lo Boj, il maestro Scoma e Giuseppe Bonachia, detto Maxierato; quest’ultimo, è particolarmente noto per l’aver realizzato prevalentemente quel genere ceramico tipico di Sciacca chiamato “quadro maiolicato” raffigurante solitamente soggetti religiosi tratti dai racconti del vecchio e del nuovo testamento.
Oggi, i ceramisti saccensi tengono a perpetuare nelle loro produzioni in ceramica i caratteri principali dell’artigianato tradizionale; continuano infatti a prevalere i colori accesi nelle sfumature del giallo, del verde e del blu cobalto oltre che le originali caratteristiche dell’impasto e le tradizionali tecniche di produzione, che talvolta è possibile ammirare direttamente presso i laboratori annessi ai tanti negozi che colorano le vie di Sciacca.