Arte Romanica

La cultura artistica che si diffonde a partire dal XI secolo sviluppatasi nell’Occidente cristiano, e diffusasi su tutti i territori Europei, che prima avevano fatto parte dei possedimenti dell’Impero Romano, si definisce genericamente romanica ed ha dei caratteri che si possono dire per certi versi comuni. Nelle diverse regioni in cui attecchisce però si connota in modi particolari assumendo elementi localmente riconoscibili. L’arte pittorica, scultorea e musiva, sono comunque in stretta relazione con l’architettura. Il periodo storico in cui si attua questa rifioritura dell’arte, è ricco di eventi.
Cessate le sconvolgenti ondate barbariche, molti territori d’Europa, cominciarono a riconvertirsi verso forme socio-politiche più stabili. La paura dell’Apocalisse, che si era generata in corrispondenza dell’anno 1000 era ormai alle spalle, e l’arte risente di questo rinnovato clima.
Tornano a crescere di nuovo i centri urbani come luoghi di scambi commerciali e culturali. Si comincia a diffondere il sistema feudale che era stato istituito in epoca carolingia, nei domini dei Franchi. Assistiamo ad eventi importantissimi che vanno dalle Crociate, -la prima propugnata da Papa Urbano II- e dalla conquista di Gerusalemme nel 1099, alla lotta per la successione dell’Impero fra la casa di Baviera e quella di Svevia – che vedrà il contrapporsi di Guelfi e Ghibellini-.
E’ anche il tempo dei Normanni, che unificheranno i loro possedimenti in Italia attraverso Ruggero II, che diverrà Re di Sicilia e di Puglia. Per l’arte e per la storia comunque eventi decisivi furono anche, la maggior diffusione e la formazione degli ordini monastici: l’ordine cluniacense e cistercense rappresenteranno punti di riferimento per la costruzione di Chiese e Monasteri, spesso mete di imponenti pellegrinaggi. In Italia è l’epoca dei Comuni. Amalfi e Pisa, Genova e Venezia sono le Repubbliche marinare, nelle quali fiorirà un’arte nuova, portatrice di nuovi linguaggi.
Nel XII secolo, si intensificano ulteriormente gli scambi, acquistano importanza i nuovi ceti sociali dei mercanti e dei commercianti e artigiani: essi costituiranno la futura borghesia. Rifiorisce il mercato delle opere d’arte e si riafferma il ruolo dell’artista. L’arte romanica, pur derivando dall’arte Romana Tardo- antica, da cui trae notevoli spunti, come dall’arte bizantina e da quella di matrice celtica e barbarica, si caratterizza da subito con un originale senso plastico, forte ed espressivo.
Pittura e scultura si connettono all’architettura, dando un carattere di unitarietà che contraddistinguerà l’arte romanica. L’arte tutta, sia pittorica che scultorea, si avvale inoltre di un linguaggio simbolico. La Chiesa è un edificio sacro ed è in relazione con il sacro corpo di Cristo. La pianta a croce latina, che ricorda la croce, è pertanto un elemento di forte simbolicità. La decorazione delle chiese deve avere uno scopo didattico. Ovunque le superfici sono utilizzate per istruire, siano esse decorazioni interne che esterne. Ovunque possiamo trovare immagini del Cristo; nella Mandorla, i simboli degli Evangelisti, la Gerusalemme Celeste, l’Apocalisse, le storie del vecchio e nuovo Testamento ma anche un fiorire di immagini allegoriche. Presente anche la fauna fantastica derivata dal repertorio dei “bestiari”. Il repertorio utilizzato si rifà ad i codici miniati, alle Sacre Scritture, ma anche a repertori classici e orientali e a testi scientifici e filosofici. Durante il periodo romanico anche pittura e scultura non pervengono però ad un sostanziale rinnovamento stilistico. Le immagini sono ancora bloccate e proposte senza libertà espressiva, secondo forme stereotipe. In pittura e in scultura non si affronta, se non per qualche eccezione, il tema della visione in profondità. Per questo si nota che le figure di una determinata rappresentazione, sono poste su un unico piano.
Ancora più che alla scultura, alla pittura in epoca romanica fu consegnato il ruolo di illustrare le verità della fede. L’arte pittorica presenta sia elementi derivanti dall’influenza ricevuta dalle forme bizantine ed dall’arte ottoniana (quest’ultima ravvisabile nella esasperazione del colore), che caratteri popolari legati alle nascenti culture romanze. Naturalmente dalla fusione dei diversi apporti si determineranno anche caratteri di assoluta originalità. Il disegno ha contorni netti, colori decisi sia per i tratti del volto che per le pieghe delle vesti.… si mantiene un forte senso plastico delle figure come in scultura, non mancano deformazioni per accentuare l’espressività. Le composizioni sono contraddistinte da una rigidezza, spesso dovuta alla rigorosa simmetria e alla ripetizione ritmica degli elementi figurativi.
Come per l’architettura anche per l’arte pittorica distinguiamo tratti locali. Le regioni maggiormente interessate dallo svilupparsi di una pittura romanica sono la Francia e la Catalogna, e la Lombardia. In Francia la pittura comprende tutta quella serie di cicli di affreschi come quello di Saint-Savin o quello del Battistero di Poitiers. Già compiutamente romanici quelli di Berzè-la-ville del 1100 circa.
Nell’Italia settentrionale, si evidenzia un interesse verso un certo realismo, che non appartiene alla tradizione bizantina. Per ciò che riguarda i soggetti delle raffigurazioni notiamo che rispetto alle immagini del repertorio paleocristiano (come quelle del Buon Pastore e dell’Ultima Cena, della simbolica Vendemmia ecc…), sono ora predilette figurazioni che richiamano la severa posizione del giudizio di Dio, assunta di fronte al peccato. Si narrano con la pittura episodi della vita dei Santi o della Bibbia, per indurre i fedeli ad essere timorosi di Dio. I temi riproposti sono sovente quelli della Creazione, del Peccato originale, della cacciata dal Paradiso Terrestre, del Giudizio finale, tutti per indicare le punizioni derivanti dalla disobbedienza a Dio. Gli episodi del Vangelo, prescelti sono soprattutto quelli che si riferiscono alla Passione e alla Crocifissione, per sottolineare il sacrificio del Cristo per salvare l’Umanità. Tutto è pervaso da un gusto narrativo che a volte sfiora il popolaresco.
In Italia, possiamo riscontrare due filoni principali: quello che trae ispirazione dall’arte bizantina; e quello dei grandi cicli affrescati. Questi ultimi si diffondono, anche grazie all’opera di divulgazione da parte dei cluniacensi e benedettini, che decorano le navate e i rilievi, e si ritrovano sia all’interno che sulla facciata delle cattedrali. Le figure appaiono rigide nei movimenti, ma, rispetto al periodo precedente, sono caratterizzate anche dalla ricerca di maggiore volumetria e rilievo. Uno stile particolarmente efficace e semplice, è quello riferibile all’arte benedettina. Essa, espressiva e popolare in qualche modo semplifica il modo che aveva avuto di proporsi l’arte bizantina, rendendo i soggetti di maggiore e più diretta comprensione. Cristo anche quando è crocifisso viene mostrato eroico, con il corpo eretto e gli occhi aperti superiore ad ogni sofferenza umana; la Madonna è sempre contenuta nei gesti anche quando deve esprimere il suo dolore. Oltre agli affreschi si realizzano alcune pitture a tempera su tavola, e nell’Italia centrale nasce la tradizione delle grandi croce lignee dipinte e delle tavole d’altare, -dette pale d’altare e paliotti d’altare-. Sulle pale e sui paliotti la figura del Santo o della Vergine è posta al centro, e si sviluppa per tutta l’altezza della tavola; ai lati, sono dipinte scene della vita del Santo o episodi del Vangelo disposti su fasce sovrapposte.
Le sculture romaniche, sono eseguite a bassorilievo, e presentano figure rigide e prevalentemente geometrizzate. La caratteristica della scultura è la semplicità della composizione che serve ad istruire la popolazione e deve essere quindi compresa da tutti con efficacia e immediatezza. L’espressività pertanto gioca un ruolo fondamentale ed è accentuata, anche ricorrendo a sproporzioni nei volti e nelle rese degli arti; i gesti gravi e solenni, sono esaltati anch’essi. Nella scultura romanica si supera il rilievo piatto, tipico della decorazione bizantina, e anche il gusto per quella ornamentazione a motivi lineari, che aveva avuto successo nell’ambito delle culture barbariche. Viene recuperata la volumetria delle forme, forse idealmente ispirandosi ai rilievi dei sarcofagi e alle sculture a tuttotondo della tarda romanità. Le figure sono studiate nell’espressione dei volti e nella definizione delle vesti. Temi sacri tradizionali, si alternano a soggetti allegorici ma anche ispirati dalle tradizioni popolari. Non mancano riferimenti alla vita lavorativa e alle leggende cavalleresche. Fra i più importanti scultori del periodo romanico, sono Benedetto Antelami, noto per i rilievi della Cattedrale e del Battistero di Parma e Wiligelmo, che realizzò decorazione della facciata della Cattedrale di Modena. Essi superano la rigida frontalità delle figure per approdare ad una più complessa impostazione delle sculture, composte su diversi piani di profondità.
Un cenno a parte merita la tecnica del mosaico, molto apprezzata in epoca romanica. Dopo la grande stagione musiva avutasi nell’arte paleocristiana la tecnica a Mosaico aveva subito un periodo di arresto. La ritroviamo a Roma tra l’XI e il XIII secolo e nel San Marco di Venezia (1063), grazie al quale riceve un nuovo particolare impulso. La presenza di maestranze bizantine specializzate, inoltre accresce il ruolo di Venezia nel diffondere la cultura figurativa bizantina. Nell’ambito della diffusione della narrativa romanica, l’Italia meridionale resta più legata alla tradizione bizantina. Molto belli anche quelli dell’abside del Duomo di Cefalù (1148). I soggetti sono impostati in modo solenne, ieratico, su sfondo oro. Cappella Palatina (1154), e Duomo di Monreale (XII), presentano figurazioni evangeliche che ricordano invece le contemporanee composizioni di san Marco a Venezia. Segno che in Sicilia maestranze venete vanno sostituendosi alle precedenti bizantine. Questi mosaici fanno capire quanto forte fosse ancora in Sicilia la cultura di stampo orientale. A Monreale ad operare saranno maestranze locali formate su mosaicisti bizantini e veneziani. Da ricordare i pregiatissimi mosaici della Cappella Palatina, quelli della sala di Re Ruggero e quelli della Martorana a Palermo.