Arte Paleocristiana

L’arte paleocristiana, figlia delle prime comunità cristiane, si crea e si sviluppa in tutte le regioni interessate dalla nuova religione in territorio Romano, in un periodo compreso tra il I e il VI secolo d.C. In un primo periodo essa evidenzia in Occidente i suoi legami con l’arte del tardo-impero.
L’arte romana era fortemente orientata alla propaganda di ideologie politiche e civili e influenzò con ogni probabilità le espressioni artistiche paleocristiane proprio in relazione alle comuni esigenze del cristianesimo di trovare un modo di propagandare le proprie ideologie religiose ed etiche. Sappiamo ad esempio che nella cultura romana degli ultimi secoli veniva rappresentata in modo solenne, la figura dell’imperatore e che, in seguito a ciò, anche le immagini del tardo impero avevano acquistato un valore simbolico; ebbene questa consuetudine ha spinto i primi cristiani a considerare l’immagine come portatrice di significati simbolici, e fu di sicuro ereditata da Roma.
L’arte cristiana nasce con la consapevolezza del potere evocativo delle immagini. L’utilizzo dell’immagine per diffondere i contenuti della nascente religione, è azione consapevole, sin dall’inizio della sua diffusione. In questa fase in cui l’arte funziona come linguaggio, si può dire che l’arte paleocristiana non ne inventa uno suo ma, mirando ad una massima ed immediata divulgazione, si affida a quel linguaggio sperimentato utilizzato dai romani.
La prima arte paleocristiana non differisce per questo stilisticamente dall’arte romana, ma anzi ne imita volutamente gli schemi compositivi, oltre che le tecniche esecutive. I primi cristiani prendono a riferimento l’iconografia pagana e traducono alcuni simboli in chiave cristiana: le scene di apoteosi diventano la rappresentazione dell’ascensione, e l’iconografia pastorale si presta alla rappresentazione del Buon Pastore. Ma anche il rituale di corte suggerisce immagini, che vengono riprese: l’imperatore e l’imperatrice sul trono sono la Vergine e il Cristo.
L’arte figurativa ampiamente utilizzata, ebbe una funzione di comunicare a coloro che non potevano apprendere la dottrina dalle scritture, ma che, guardando le immagini sacre, potevano conoscere la nuova religione e di insegnare i fondamenti e i precetti della nuova religione ad un più ampio pubblico possibile. Il cristianesimo proponeva l’esistenza dell’anima come pura ed eterna sostanza spirituale e il corpo come contenitore, con il conseguente passaggio in arte dalla esaltazione della forma alla predominanza del contenuto.
Dal II secolo d.C. cominciano ad essere realizzate, a Roma come nell’Africa settentrionale, a Napoli come a Siracusa le prime necropoli paleocristiane. Nella concezione religiosa del cristianesimo la morte da sempre ha rappresentato il passaggio alla vita eterna, per cui i cristiani decisero di seppellire i loro morti, in sarcofagi o in loculi scavati nel terreno, ciò richiese la costruzione delle prime catacombe, – il nome è tratto dalla località -chiamata Ad catacumbas- dove si trovava il cimitero sulla via Appia famoso nel Medioevo, e che consistevano in dei coemeteria. Le catacombe furono utilizzate anche per celebrare i primi riti, nascostamente, visto le persecuzioni a causa delle quali le prime espressioni figurative dell’arte paleocristiana sono realizzate nascostamente. I dipinti delle catacombe, costituiscono le prime forme dell’arte cristiana: si tratta prevalentemente di decorazioni parietali, sempre eseguite ad affresco, in cui si utilizzano i motivi ornamentali e i temi della pittura romana. Queste prime espressioni artistiche prediligono quei repertori figurativi che meglio si adattano ad essere utilizzate per assumere significati cristiani. Nell’arte delle catacombe si espresse quel passaggio da una rappresentazione di forme e volumi del corpo umano verso un espressionismo che conduceva piuttosto al richiamare la vita interiore dell’uomo e ci si rivolse alle figurazioni dell’arte popolare antimonumentale.
Si trasformano, come accennato, i simboli pagani in quel repertorio che diverrà dell’arte cristiana. Ad esempio il susseguirsi delle stagioni, inventano simbolo della resurrezione. La nave che presso i pagani era simbolo di prosperità in relazione alla metafora del viaggio della vita, diventa il simbolo della chiesa. Ecco così gli amorini pagani diventare degli angioletti e la vittoria alata la rappresentazione di un angelo oppure utilizzare gli antichi motivi naturalistici legati al culto di Bacco, come simboli iconici nell’ambito del messaggio evangelico.
Questa operazione di reinterpretazione in chiave cristiana di un repertorio simbolico di immagini appartenenti al mondo pagano e la trasformazione dell’immagine in simbolo sono tra gli aspetti più singolari dell’arte paleocristiana, anche se c’è da dire che elementi allegorici erano comunque già presenti nella produzione artistica precedente. Dal III secolo d.C. i temi cominciano a riferirsi ad i miracoli di Gesù Cristo, e fino al IV secolo i temi biblici sono espressi in maniera sintetica.
In una prima fase si evita di dare un’immagine concreta di rappresentazione del Cristo e, si utilizzano immagini simboliche, come l’agnello. Solo alla fine del II sec. d. C. cominciano ad apparire simboli originali di ispirazione cristiana: appare Il pesce come simbolo stesso del Cristo, da ichthus, che vuol dire scomposto in lettere: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Anche la moltiplicazione dei pani viene letta come il simbolo del banchetto eucaristico, e l’adorazione dei Magi, come ad indicare l’ammissione alla fede cristiana di chi proviene dal paganesimo.
I primi dipinti dell’arte paleocristiana sono realizzati con la tecnica dell’affresco; ciò conferisce una particolare spontaneità dovuta all’esigenza di immediatezza della tecnica stessa, secondo lo stile compendiario romano. Le pennellate sono rapide, le figure quasi abbozzate e appaiono su fondi molto chiari.
Dopo il 313, anno in cui, con l’editto di Costantino, la religione non fu più perseguitata dalla legge romana, nelle espressioni artistiche si perviene ad una sostanziale svolta che vede l’arte dei primi cristiani, finora confinata in luoghi nascosti come le catacombe, ufficializzarsi e diffondersi in espressioni diverse. Anche il repertorio d’immagini nelle catacombe si arricchisce: il Cristo, ad es. da giovane maestro vestito d’una semplice tunica bianca, diventa adesso una immagine solenne con la barba, la veste porpora e il manto. Non siede più su una roccia ma su un trono preziosamente decorato.
La scultura paleocristiana si manifesterà prevalentemente nei bassorilievi e negli altorilievi dei sarcofagi. Essi riprenderanno il modello romano della cassa funeraria marmorea e si mescoleranno motivi naturalistici e geometrici pagani.
I mosaici rappresenteranno inoltre la produzione caratteristica paleocristiana del IV e V secolo. In un primo tempo presenteranno figure in contrasto con sfondi celesti. Successivamente si abbandonerà l’effetto di rilievo per effetti di colore, le figure si appiattiranno per evocare l’idea del divino e soprannaturale.
Uno degli esempi più belli e carichi di valori simbolici è il mosaico della volta anulare del Mausoleo di Santa Costanza; frutto della politica di Costantino che agevola la produzione artistica d’ispirazione cristiana, che si può adesso arricchire di nuovi motivi, presenta tralci di vite che si stendono sulla volta carichi di grappoli in un motivo di girali, scene di vendemmia con carri colmi d’uva, trainati dai buoi e guidati da putti. Inoltre nel complesso figurativo altri putti pigiano con i piedi l’uva raccolta in una costante analogia fra il vino e il sangue versato da Cristo per la salvezza dell’uomo.
L’arte cristiana che si esprime ora ufficialmente, incoraggia la formazione di abili artisti che decorano le basiliche con episodi biblici e scene della vita dei Santi, attraverso immagini ora visibilmente curate negli accostamenti cromatici e nei caratteri compositivi.