1700


Palermo - Chiesa Barocca
Palermo – Chiesa Barocca

Dopo i secoli di dominio esercitato dai Viceré spagnoli, la Sicilia, in seguito alla conferenza di pace di Utrecht ed al conseguente Trattato di Utrecht con “titolo e dignità di regno” venne assegnata dalle nazioni europee vincitrici nella guerra di Successione spagnola, ad i Savoia a compenso della loro attiva partecipazione al conflitto. Pertanto Vittorio Amedeo II il 24 dicembre 1713, prende il titolo di Re di Sicilia. Tale assegnazione fu vista inizialmente male dai Siciliani, ma quando all’atto dell’incoronazione, Vittorio Amedeo II giurò l’osservanza dei privilegi e il riconoscimento delle immunità, esenzioni e degli statuti di cui le città siciliane godevano ormai da tempo, si iniziò a guardare con maggior favore la presenza dei Savoia. Vittorio Amedeo II, promosse il riordinamento dell’amministrazione e delle finanze, diede nuovo impulso all’università e fece costruire una flotta, mercantile e da guerra, per i collegamenti tra il regno e il ducato di Savoia. Tuttavia nel 1718, quando la Spagna tenta nuovamente di riappropriarsi della Sicilia, trova il consenso dei nobili. La spedizione del 1718 costringe i Savoiardi nell’interno dell’isola. Il ritorno del governo spagnolo venne soffocato dall’intervento della Quadruplice Alleanza – formata daa Francia, Inghilterra, Austria e Olanda- in guerra contro le mire espansionistiche spagnole. La Spagna, viene battuta a Pachino per mare dagli inglesi e a Francavilla dagli Austriaci ed è costretta a cedere la Sicilia agli Austriaci. La Sicilia viene pertanto assegnata all’imperatore asburgico che, in cambio, cede la Sardegna ai Savoia. Vittorio Amedeo torna in Piemonte, facendosi seguire da uomini come l’architetto Filippo Juvara. Il trattato de L’Aia del 1720, voluto da Austriaci ed Inglesi, porta l’isola sotto Carlo VI d’Austria, che nomina viceré il duca di Montelcone. Si inaugura così il periodo austriaco che va dal 1720 al 1734. L’Austria introdusse in Sicilia un fiscalismo più pesante di quello spagnolo e “donativi straordinari” vennero chiesti ai siciliani, sempre più scontenti ed oppressi. Dopo sedici anni di dipendenza austriaca, alcune tensioni internazionali portarono alla Guerra di Successione polacca (1733-1738). Filippo V, re di Spagna, inviò in Italia un esercito al comando del figlio Carlo di Borbone che, con la battaglia di Bitonto del 1734, si impadronisce del regno di Napoli e con la caduta dell’ultimo presidio austriaco a Messina, anche della Sicilia. Nel 1735 a Palermo, si ha l’incoronazione di Carlo di Borbone figlio di Filippo V, re delle due Sicilie con il titolo di “Carlo III”.

I Siciliani videro con favore il ritorno degli spagnoli nell’Isola che passa ai Borbone di Spagna. Carlo III inizia un’opera riformatrice, che permette di mitigare la pressione fiscale e favorire i commerci. Inoltre limita i poteri dell’Inquisizione, riapre il palazzo reale di Palermo e introduce nell’isola alcuni costumi spagnoli come ad es. le corride che si svolgono per tutto il ‘700 e parte dell’800. Alla sua morte avvenuta nel 1759 a Carlo succede il figlio Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia; la Sicilia e Napoli costituiscono ora due regni completamente autonomi. Nel 1767 l’ordine dei gesuiti fu espulso e i possedimenti terrieri confiscati per essere distribuiti ai contadini; questi latifondi però in realtà andarono ad ingrandire i possedimenti laici già esistenti. Grazie alle avventure di viaggio raccontate nelle pagine di Patrick Brydone del 1773 la Sicilia acquisisce quei caratteri che formeranno l’idea collettiva di una meravigliosa terra da esplorare. Dal 1781 al 1786 Domenico Caracciolo di Villamaina è vicerè: Egli attua importanti riforme come la riduzione dei poteri baronali, l’abolizione dell’Inquisizione, l’istituzione di nuove cattedre universitarie. Successivamente (1786-1795), il principe di Caramanico in linea con le nuove idee derivate dalla Rivoluzione francese, abolisce le “angherie”, -lavori che i contadini prestavano gratuitamente ai signori- e le “servitù personali”. Nel 1795 le idee della Rivoluzione francese si diffondono in Sicilia: il giurista palermitano F. P. Di Blasi, reo di una congiura per l’instaurazione di un governo repubblicano, fu giustiziato a Palermo il 20 maggio 1795. Nel 1798 Ferdinando di Borbone, a causa dell’occupazione napoleonica, fugge da Napoli. Arriva in Sicilia per la prima volta, dopo ben trentanove anni di regno, per risiedervi con la propria corte a Palermo (presto, nel 1802, ritornerà a Napoli con l’aiuto dell’ammiraglio Orazio Nelson). Vuole però un grande parco ai piedi del Monte Pellegrino e con un editto reale, espropria 400 ettari comprendenti parte del Monte, della zona sottostante ed i pantani di Mondello per realizzarvi una riserva di caccia. Nasce così il Parco della Favorita.