Caltanissetta

Nome Abitanti: nisseni
Popolazione (2012): 61.711
CAP: 93100
Provincia: Caltanissetta (CL)
Codice Istat: 085004
Codice Catastale: B429
Coordinate GPS (Lat Lng): 37.4901, 14.0629
Altitudine (m. s.l.m.): 585
Patrono: san Michele Arcangelo, Il Cristo Nero
Giorno festivo: 29 settembre, Venerdì Santo


Grazie alla sua particolare posizione strategica, dovuta ad i suoi collegamenti con il mare a sud e con l’interno dell’Isola a nord, la Provincia di Caltanissetta è interamente interessata dalla presenza di antichi manieri, che la rendono estremamente interessante e ricca di attrattive turistiche. Le antichissime origini della città sono suffragate dalla presenza di reperti risalenti all’età del bronzo e da sepolcri a camera presenti nella roccia. E’ presumibile che la città si sia sviluppata sull’antico sito di Nissa, posto sul Monte denominato Gibil-Gabel; Fin dall’età neolitica il territorio nisseno cominciò ad essere abitato da gruppi organizzati di agricoltori che si stanziarono in aree diverse creando piccoli villaggi e producendo manufatti ceramici del tipo con dipintura tricromatica, afferenti alla cosiddetta cultura di Stentinello. Come testimoniano le zone archeologiche del vicino Monte Sabucina con la presenza di insediamenti risalenti all’età del Rame e all’età del Bronzo, gli antichi abitanti di questi territori per esigenze difensive dalle valli si spostarono verso le alture. Intorno al XIV secolo a.C., con l’arrivo dei primi gruppi provenienti dall’Egeo, la cultura autoctona, l’arte manufatturiera e l’architettura subirono un notevole perfezionamento. Cominciarono a sorgere edifici tombali complessi, strutture templari ed ampie cinte murarie di fortificazione a difesa degli insediamenti.

Dal I secolo d.C. in poi, in periodo romano, nelle aree collinari e fertili del territorio nisseno sorsero parecchi centri abitati. L’attività prevalente era quella agricolo-cerealicola, e numerosi esponenti delle classi senatorie ed imperiali di Roma, erano proprietari in Sicilia di ampi appezzamenti di terreno in questa zona. Le testimonianze dell’epoca romana nel territorio nisseno sono diverse: dai termini toponomastici (Petiliana, Borgo Petilia), ai residui delle antiche suddivisioni delle proprietà terrieread i resti del complesso abitativo (forse una villa) situato a nord-ovest di Sabucina, da dove provengono lucernai, vasi vitrei, tegole con iscrizioni e il busto ben conservato dell’imperatore Geta.

La dominazione araba (829), ha lasciato segni evidenti del suo passaggio: dai sistemi di organizzazione agricola e di ripartizione territoriale, alle antiche torri di avvistamento disposte in diversi punti del territorio. Il nome del monte Gebel Habib, “la montagna felice” che poi divenne Gebel Gabel (“la montagna panoramica”), è anch’esso arabo. Gli Arabi, nell”831, vi stanziarono oltre trecento famiglie provenienti dalla Tunisia.

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Nel periodo Normanno (1060 – 1194) la città cominciò a chiamarsi Calatanesat mentre alla fine del secolo XII si chiama Caltanixettum, come sappiamo dallo storico medievale Ugo Falcando. Attorno ai principali centri preesistenti o alle roccaforti abbandonate dagli Arabi, iniziarono a sorgere città, piccoli feudi e Chiese. L’Abbazia di Santo Spirito è la più antica chiesa del Nisseno. Consacrata il 2 giugno 1151, venne fondata assai prima dal Conte normanno Ruggero e da sua moglie Adelasia. È una chiesa romanica in stile paleocristiano, con tre piccole absidi e una torre campanaria. Internamente si conservano una vasca romanica per il battesimo ad immersione ed un Crocifisso su tavola del secolo XVII. Sono presenti inoltre dipinti di notevole valore artistico, una portantina cinquecentesca, un’urna romana ed antichi testi sacri. Altra importante testimonianza architettonica è il Castello di Pietrarossa, certamente già esistente nel 1087, edificato nei pressi della città, di cui poco resta a causa del terremoto del 1567. Il Castello di Pietrarossa in origine era costituito da tre torri e si sviluppava su altrettante rupi che si univano alla base a formare un unico ammasso calcareo.

Dopo la dominazione dei Normanni e degli Svevi, nell’Isola si insediarono gli Angioini, ai quali si devono soverchierie e soprusi tali da far divampare nel 1282 i famosi fatti del Vespro, che in parte coinvolsero anche alcuni feudi stanziati nel territorio nisseno.

Nel castello di Pietrarossa si riunirono nel 1358 i quattro più potenti signori della Sicilia, gli Aragona, i Chiaramonte, i Peralta e i Ventimiglia per spartirsi il governo dell’isola, col cosiddetto “Governo dei Quattro Vicàri”, che durò fino al 1392, quando venne re in Sicilia Martino I d’Aragona, che regnò fino al 1409: e a lui, successe il padre Martino II, che regnò dal 1409 al 1410. Dal XV in poi, la città conosce un nuovo sviluppo urbanistico al di fuori della cinta muraria. l’urbanizzazione cominciò a concentrarsi lungo le direttici scelte dagli insediamenti monastici, già presenti in aree circostanti dal 1400. Tra il ‘500 e il ‘700 parecchi comuni del nisseno iniziarono ad assumere una connotazione urbana più definita e da piccoli borghi rurali si trasformarono gradualmente in città più popolose. La Cattedrale di Caltanissetta, edificio di culto più importante della città, fu costruita tra il 1570 e il 1622, ha una pianta a croce latina e presenta tre navate separate da due ordini di colonne. Dedicata a st. Maria la Nova e San Michele, presenta l’interessante museo diocesano. Le navate laterali sono arricchite da nicchie o altari incassati, con statue della Vergine, di Gesù risorto e di diversi Santi. Splendidi sono gli stucchi e gli affreschi di Guglielmo Borremans (1720), che decorano le colonne, gli altari e la volta.

Nel tempo cominciarono a distaccarsi dai vecchi sistemi e a diventare sempre più capaci ed organizzati allo sviluppo di diverse attività, mantenendo tuttavia intatto il legame con l’attività agricola, fonte di sostentamento principale. Alcuni di questi centri sorsero infatti accanto alle grandi Masserie agricole del Settecento. Nel 1817 Ferdinando I aveva suddiviso la Sicilia in sette porzioni di territorio, e Caltanissetta divenne capoluogo di una di queste. Le due attività prevalenti della neo-provincia siciliana oltre a quella tradizionale agricola divenne quella mineraria legata allo sfruttamento dei giacimenti di zolfo. Per avere una idea della condizione del lavoratore nelle zolfare, si può leggere un articolo di Leonardo Sciascia pubblicato nella rivista “Sicilia” nel 1965. Egli riporta anche i versi del poeta Alessio Di Giovanni, sul lavoro nelle zolfare. Alcune bellissime foto di Melo Minnella arricchiscono le parole dello scrittore. Ne riporto un passo: “La zolfara. la nuova realtà della Sicilia interna. Una struttura economica che veniva a sovrapporsi, senza sostanzialmente modificarla, a quella del feudo:ma dalla condizione contadina, cioè dalla solitudine portava l’uomo siciliano ad una forma di vita aggregata, solidale”. In relazione alla iniziativa della scuola di mineralogia, è stato istituito il Museo mineralogico paleontologico della zolfara che oltre a riproporre ricostruzioni degli antichi ambienti delle miniere, espone fossili e minerali.

Se in ambito minerario il centro dell’attività era costituito dalla Zolfara, in campo agricolo il punto nevralgico dell’attività contadina era la Masseria, un insieme di caseggiati che fungeva da vero e proprio centro di coordinamento e direzione del latifondo cerealicolo-zootecnico. Le Masserie che si conservano rappresentano, la testimonianza della antica civiltà contadina del nisseno, e possono essere coinvolte nell’ottica della valorizzazione turistica della zona.

Durante il dominio borbonico, durato dal 1735 al 1860, Caltanissetta, grazie al suo grande giurista Mauro Tumminelli, nel 1818 fu elevata a capoluogo di provincia e nel 1844 la città fu elevata a sede vescovile. Nel 1848 Caltanissetta partecipo’ fervidamente alla grande rivoluzione federale siciliana guidata da Ruggero Settimo; e proprio a Caltanissetta, il 28 Maggio 1849, ebbe termine la rivoluzione. Sotto il punto di vista economico, Caltanissetta, che prima contava molto sull’estrazione dello zolfo e sui prodotti agricoli, ora poggia soprattutto sull’industria enologica, sull’artigianato e sul turismo, data l’alta potenzialità del territorio per lo sviluppo dell’agriturismo, nonché sull’attività del petrolio, e della sua raffinazione.