Transavanguardia

La Transavanguardia,- nome coniato da A. Bonito Oliva- è una tendenza che si  diffonde in Italia dagli anni 1970. Bonito Oliva, afferma che la Transavanguardia “considera il linguaggio come uno strumento di transizione, di passaggio da un’opera all’altra, da uno stile all’altro“. Nata come una sorta di reazione alla sperimentazione spinta all’eccesso, specialmente nell’ambito del Concettuale, che caratterizzava il periodo, la Transavanguardia costituisce un ritorno alla pittura (vengono in alcuni casi rivalutati gli strumenti tradizionali come i pennelli,  la tela ed colori ad olio) e al repertorio di immagini figurative, pur non proponendosi di descrivere la realtà.

L’autore si esprime così  senza riferimenti a precisi linguaggi convenzionali. Nel 1980 determinante per la nascita della Transavanguardia fu la partecipazione alla Biennale di Venezia di un gruppo di artisti, E. Cucchi, S. Chia, M. Paladino, F.Clemente e N. De Maria che ne costituiscono gli esponenti italiani. Si tratta di artisti che mostrano di staccarsi anche dalla precedente tendenza del “realismo sociale”(1) attraverso la proposta di opere che si caratterizzano per una forte soggettività  e voglia di proporre, nuovamente, la voce dell’inconscio. Il recupero del passato dell’arte, certamente evocato nelle opere della Transavanguardia, ha sollevato dibattiti che hanno condotto alcuni critici a considerare il movimento come una sorta di “Citazionismo”.  Per questa tendenza alla rimeditazione dei linguaggi della storia dell’arte, e per questa capacità di mescolare diversi stili e modalità, la Transavanguardia è stata inoltre recentemente accostata al Postmoderno.

Uno degli esponenti più interessanti del gruppo, è Sandro Chia. L’artista, essendo giunto al linguaggio della transavanguardia da strade diverse,  elabora un proprio stile personalissimo fatto di colori accesi e accostati in modo violento, reso attraverso una pennellata veloce e carica di espressività. Nelle sue opere si ravvisa una rimeditazione di alcuni  dipinti di Chagall o appartenenti alla metafisica di De Chirico, tuttavia queste latenti memorie riemergono solo attraverso la forza del suo personale linguaggio che rilegge le avanguardie, accendendone però  i toni in modo assolutamente prorompente. 

Altro protagonista, Mimmo Paladino, riflette nel suo lavoro le sue origini. Recupera la mitologia del Sud, la componente onirica e immaginaria, le tradizioni popolari. Il suo linguaggio  si nutre di memorie: nel suo segno possiamo ritrovare  Picasso, o anche Klee, in una fusione di stili che riecheggia nei suoi dipinti murali come un suono ora dimenticato, ora sognato.

Note

(1) In riferimento al citato “Realismo sociale” è opportuno richiamare la figura di Renato Guttuso (1912-1987), la cui arte si sviluppò in sintonia con le poetiche del linguaggio neorealista, che in quel periodo veniva proposto in campo cinematografico,  propone   dipinti  in cui traspare il suo impegno sociale. Alcuni suoi celebri quadri sono caratterizzati espressivamente da un appiattimento della prospettiva e da forme sfaccettate. Il dipinto dal titolo “La Vucciria” sintetizza in maniera esemplare il suo stile.