Impressionismo

Parigi al tempo degli impressionisti

Dance at Le Moulin de la Galette
Dance at Le Moulin de la Galette
Pierre-Auguste Renoir 1876

Nel 1852 in Francia nasce il “Secondo Impero”, ad opera di Luigi Napoleone (il nipote di Napoleone Bonaparte, che precedentemente, nel ’48, era stato eletto presidente della Repubblica Francese). Parigi in seguito alle innovazioni urbanistiche di Haussmann, aveva cambiato aspetto e, nel 1855, si preparava ad accogliere una notevole massa di visitatori per l’Esposizione mondiale. Nell’ambito di questa colossale manifestazione era stata compresa anche una esposizione d’arte, che aveva come obiettivo l’affermazione della acquisita importanza a livello mondiale dell’arte Francese.
Nel 1870 la Francia entra in guerra con la Prussia. In seguito alla sconfitta di Napoleone III a Sedan, a Parigi, si perviene alla Repubblica.
Tale proclamazione non comporta un vero rinnovamento socio-culturale, ma si assiste ad un ulteriore consolidarsi della vecchia classe dirigente che mira a mantenere i suoi privilegi. Il proletariato e la piccola borghesia danno luogo in seguito alla cosiddetta Comune, di fatto una rappresentanza popolare che si era prefissa di dare un orientamento socialista. Questa rivoluzione venne però violentemente sedata dalle truppe della Repubblica Francese: era il Maggio del 1871.
La cittadinanza ne rimase scossa… In alcuni ambiti per riflesso, si tenderà a guardare con diffidenza le forme di innovazione culturale. Si tenderà per tale ragione a prediligere un’arte dal sapore accademico e si nutriranno sospetti nei confronti di tutto ciò che si propone come “nuovo”.
Parigi, pur essendo piena di contrasti comunque si affaccia prepotentemente nel panorama artistico europeo.
Un interessante spunto per comprendere la posizione dell’artista nel vorticoso mondo parigino è fornito dall’analisi del ruolo del Salon. Nel XIX secolo, i contatti tra artisti e i fruitori avvenivano già attraverso forme di esposizione pubblica. Si era ormai affermato il concetto che l’artista fosse libero esprimersi senza condizionamenti, rendendosi indipendente da certe forme di committenza che, in passato, avevano influenzato la produzione delle opere d’arte. Pertanto il pittore si trovava adesso nella situazione di dover collocare il proprio prodotto all’interno del mercato dell’arte.
A Parigi una importantissima occasione ai singoli artisti veniva fornita dai “Salon”. I Salon in realtà esistevano già dalla fine del 1600. Erano stati ideati per ospitare le opere dei membri della Reale Accademia delle Arti. Il termine Salon deriva dal luogo dove si svolgeva l’esposizione, e cioè la grande sala del Palazzo reale- il Louvre. Dalla fine del 1700 l’esposizione accolse anche artisti non membri dell’accademia (solo dal 1881 le autorità concessero che i Salon potessero essere organizzati dagli artisti stessi, che da allora, scelsero la giuria per l’accoglimento delle opere). Si può comprendere quindi come sia nato tra gli artisti e coloro i quali gestivano i Salon, un rapporto di diffidenza e si può comprendere anche il perché alcuni pittori avessero deciso di non partecipare nemmeno a tale occasione espositiva, temendo di essere rifiutati.
Nel 1863 accadde che ben 4000 delle 5000 opere proposte, venissero rifiutate dalla giuria. Napoleone decise quindi di consentire agli artisti che avevano subito tale rifiuto di esporre, in altri locali del Palazzo, le loro opere: nacque così il “Salon des Refusés”.
La borghesia emergente comincia a guardare con attenzione alla produzione artistica in relazione anche alle opportunità di investimento che si delineano nel mercato dell’arte.
Successivamente alla rapida ripresa economica si assistette nel 1873 ad una altrettanto veloce crisi economica. Nel 1875 l’Assemblea Nazionale approvò una costituzione Repubblicana che si mantenne fino al 1940.
Questo il quadro storico e quello sociale offerto agli artisti dell’epoca. Senza dubbio la nascita dei nuovi fermenti artistici si deve al complesso clima culturale che si sviluppa in quegli anni a Parigi grazie ai molteplici stimoli prodotti dalla concomitanza di tutti questi fattori.
Un altro aspetto non trascurabile è quello relativo alla rapida industrializzazione. Grazie alle innovazioni tecnologiche, si comincia infatti a respirare un’aria di progresso e di fiducia. La città si arricchisce di locali per lo svago e, la sua immagine si associa sempre più alla gioia di vivere. La notte si accendono le luci di innumerevoli lampioni che fanno da cornice ad una intensa vita notturna. Di giorno i dintorni della città e le rive della Senna si popolano di quanti desiderano passare all’aperto i propri momenti di riposo in una atmosfera allegra e spensierata.
Questo clima di particolare vivacità, caratterizza la Parigi dell’epoca che concorrerà alla nascita di uno dei fenomeni artistici più significativi di ogni tempo: l’impressionismo.

Nascita dell’impressionismo

Si ipotizza spesso che una delle cause principali di quello sconvolgimento radicale che si attua, nella II metà del 1800, nel panorama artistico tradizionale europeo sia da attribuire alla nascita della fotografia. Molto probabilmente si trattò invece di un insieme di cause, che spostarono l’attenzione dalla rappresentazione, al più vasto ambito della percezione sensoriale, imponendo un modo nuovo di vedere l’arte.
Alcune tra le maggiori personalità del mondo dell’arte migrarono in questo periodo a Parigi dove, avrà origine una corrente artistica che segnerà una linea netta di cesura tra l’arte tradizionale e quella nuova.
L’impressionismo nasce in Francia tra il 1870 e il 1880, ed accomuna i suoi protagonisti in una volontà inedita di pittura dal vero basata essenzialmente su un impressione individuale rispetto al soggetto da ritrarre. Quello che l’occhio percepisce è pura impressione visiva di colori, che tuttavia mutano al variare della luce. Questo era maggiormente riscontrabile dipingendo en plein air. Già Delacroix aveva compreso le profonde differenze tra l’osservazione dei colori in studio e all’esterno, tracciando di fatto la strada alla ricerca impressionista. Delacroix aveva anche individuato nel colore l’elemento costruttivo della raffigurazione, sovvertendo nelle sue opere l’antico rapporto forma-colore. E già, compatibilmente al naturalismo di Courbet, i pittori di Barbizon avevano auspicato una pittura all’aria aperta. Le intuizioni degli impressionisti quindi si può affermare emergessero da una maturazione rispetto ad un procedimento già parzialmente avviato. L’esperienza, sulle infinite possibilità offerte dal colore, porterà gli impressionisti ad un graduale abbandono dei toni grigi e all’uso dei colori complementari. Come afferma Argan, l’Impressionismo, non fu “banale verismo, ma rigorosa ricerca sul valore dell’esperienza visiva come momento primo ed essenziale del rapporto tra soggetto ed oggetto, e fondamento concreto, della coscienza”.
Il termine impressionismo si attribuisce ad un critico d’arte del tempo che, in modo quasi dispregiativo, prese spunto dal titolo di un dipinto di Monet, “Impression, soleil levant”, per etichettare quel gruppo di artisti (circa trenta) che si proposero per la prima volta al pubblico in una mostra organizzata nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar. Questa innovativa corrente artistica segnerà da questo momento indelebilmente gli sviluppi dell’arte successiva, avendo mostrato la possibilità agli artisti di esprimersi perseguendo ricerche di un linguaggio personale, non influenzato né dai desideri di un committente, né dalle convenzioni imposte dalla società.
Immediatezza nella rappresentazione e pennellate rapide con colori, a volta direttamente stesi sulla tela, erano le principali caratteristiche di questi rivoluzionari pittori che, lavorando all’aria aperta per cogliere il variare delle luci e delle ombre nelle diverse ore del giorno, realizzarono i loro dipinti senza disegno preliminare e, a volte, senza i ritocchi e sfumature. Avendo quasi abolito l’uso del nero per sottolineare che l’ombra, anch’essa determinata dalla luce, non è assenza di colore, i pittori impressionisti raffigurarono scene di vita quotidiana, paesaggi, architetture e anche ritratti.
In sintesi questi sono per le vie generali alcuni tra gli esiti della ricerca impressionista:
– quello che si percepisce con gli occhi prosegue oltre il nostro campo visivo, pertanto la prospettiva perde di senso e il disegno può essere quasi del tutto abolito;
– ogni colore esiste in rapporto a quelli che gli sono vicini;
– qualunque aspetto della realtà può ispirare l’artista e divenire opera d’arte;
– le pennellate possono essere rapide al fine di consentire all’artista di cogliere l’attimo fuggente senza che l’ “impressione si dissolva”.
Alcune delle opere degli Impressionisti furono come è noto, in un primo momento rifiutate dai Salon ufficiali perché, si riteneva che la società di quel tempo, considerasse “arte” soltanto le immagini composte nello studio del pittore.
In realtà le opere degli impressionisti dopo una iniziale diffidenza, cominciarono ad essere apprezzate anche da quella parte del pubblico che amava riconoscersi negli ambienti ripresi dalla pittura impressionista. Gli impressionisti infatti ebbero come soggetti dei loro quadri anche scene di vita della piccola borghesia del tempo, paesaggi luminosi e ritratti delicati che, esprimendo un sentimento positivo di apprezzamento della vita, hanno nel tempo reso amabili le loro opere, che sono apprezzate anche dal pubblico di oggi .
Ma lo scopo dei pittori non era limitato all’essere apprezzati o a conquistare il mercato …. Essi volevano dipingere ciò che vedevano e sentivano di rappresentare in un determinato momento. Si rivolsero ai soggetti della vita parigina per rappresentare la realtà come si presentava alla loro vista. Tale realtà non poteva dunque che essere attuale. E non poteva che essere dinamica. Il quotidiano, pertanto offriva loro continui spunti da cui attingere. Grazie agli impressionisti oggi possiamo anche ricostruire il modo di vivere, di sentire, di essere della società parigina dell’epoca.

Gli esponenti

Gli artisti maggiormente noti nell’ambito dell’impressionismo sono ManetMonetRenoirBazillePissarroSisley e Degas.
Cézanne, pur essendo incluso nel novero, più di ogni altro condurrà una ricerca autonoma, per certi versi distante dalle premesse impressioniste. È opportuno però affermare che tutti gli artisti definiti da un certo momento in poi “impressionisti”, condussero all’interno della corrente, una ricerca autonoma. Comune fu invece il desiderio di indagare la rappresentazione della realtà, o meglio di alcuni aspetti della realtà come essa appare ai nostri occhi.
Una delle prime opere ad essere inclusa nell’ambito della ricerca impressionista è “Le dejeuner sur l’herbe” del 1863, di Manet, considerato uno dei maggiori esponenti del gruppo. Rifiutato dal Salon, questo quadro suscitò scalpore. Manet infatti oltre all’inedita stesura pittorica fatta senza chiaroscuro, mostrò una donna (una nota modella dell’epoca) nuda, che conversava serenamente con due uomini vestiti, in un bosco. Principalmente due quindi furono i motivi di scandalo: il soggetto rappresentato e il modo di dipingerlo.

Argan scrive a proposito di Manet: “Non c’è più distinzione tra i corpi solidi e lo spazio che li contiene: nell’immagine (e per Manet l’immagine è sensazione visiva) non vi sono elementi positivi e negativi, tutto si dà alla vista mediante il colore”. 
Al Salon del 1865 Manet espose “Olympia”. Il richiamo visivo è la Venere di Urbino di Tiziano. Proprio questo riferirsi al celere dipinto degli Uffizi turbò gli osservatori dell’epoca, che non tollerarono di vedere nei panni della Venere una donna contemporanea, nota per i suoi facili costumi.
Manet per il suo particolare modo d’essere, per la sua cultura visiva e per il ruolo che ricoprì all’interno del gruppo a partire dal 1865 venne considerato il principale punto di riferimento degli artisti che successivamente presero il nome di impressionisti. Allora si trattava di un gruppo di amici, che si riunivano per parlare d’arte al cafè Guerbois e che diedero origine ad una nuova scuola pittorica che prese il nome dal quartiere dove Manet aveva lo studio: Batignolles.
Pissarro, fu uno dei più convinti pittori impressionisti. Si dice che non si lasciò sfuggire una sola occasione di mostrare i propri dipinti all’interno del gruppo. Amò più di ogni altro soggetto il paesaggio campestre, che dipingerà andando spesso oltre la semplice impressione transitoria tanto da influenzare le successive ricerche di Cézanne. Riproduceva spesso le rive della Senna, della Marna e dell’Oise. I suoi dipinti spesso raffiguravano filari di alberi e case, che trascinavano lo sguardo dell’osservatore in profondità spezzando la staticità del soggetto. La sua arte tuttavia non permise di vivere una vita agiata, né a lui nè alla sua numerosa famiglia, (aveva ben otto figli). Pur essendo stati quasi sempre accettati dai Salon i suoi quadri rimasero invenduti e le condizioni economiche dell’artista rimasero a lungo disastrose. Oggi l’arte di Pissarro sta conoscendo un’ampia rivalutazione che rende giustizia ad un artista che ricoprì un ruolo fondamentale negli sviluppi dell’arte successiva.
Cézanne fu allievo di Pissarro. Spinse la sua interpretazione visiva della realtà, fino al limite dell’astrazione. Si orientò verso una personale ricerca delle strutture costruttive della natura.
Egli manifestò inizialmente la volontà di fissare sulla tela le sensazioni visive e lavorò sempre osservando dal vero, costruendo l’immagine con pennellate di colore che determinano ombre, luce, spazialità. Volle fondere figura e sfondo tra di loro al punto che lo spazio del dipinto giungesse ad annullare la profondità. Attraverso semplificazioni sempre maggiori, i suoi soggetti sembrano astrarsi in pure forme geometriche.
La Montagna di Sainte Victoire ne è un esempio. La profondità è dentro la materia del colore e non nel vuoto intorno alle cose. Afferma Argan riguardo il tema della profondità in Cézanne: “La profondità è una e continua, non una prospettiva davanti alla quale l’artista si pone e contempla rimanendone fuori. Non può esservi distacco tra lo spazio della vita, o dell’artista che dipinge e lo spazio del quadro”.
Se la spinta alla creazione del movimento si deve essenzialmente a Manet è Monet ad essere considerato per certi versi, l’esponente più rappresentativo della corrente, e non solamente perché il termine “impressionismo” sia stato desunto da una sua opera.
È nel 1873 che nasce il celebre dipinto di Monet dal titolo “Impression. Soleil Levant”. Si tratta di una veduta di un vecchio avamporto, e, nello sfondo si percepiscono imbarcazioni, impianti di sollevamento e fabbriche. Per Monet, la percezione di un riflesso della luce nell’acqua equivaleva alla percezione di una cosa reale. Le ricerche luce colore furono da questo eccezionale interprete portate alle estreme conseguenze, fino a realizzare opere dal contenuto quasi informale. Realizza numerosi quadri aventi come oggetto la Cattedrale di Rouen dipinta in momenti successivi per carpire i diversi effetti della luce sulle superfici in relazione ai mutamenti d’orario o climatici. Quello che interessa Monet, non è l’oggetto architettonico rappresentato, ma gli effetti che la luce assume su di esso. L’uomo che si dedicò per tutta la vita a cogliere le impressioni in lui suscitate dalla vista delle cose, per un assurdo scherzo del destino morì cieco.
Degas, più vicino a Manet che agli altri impressionisti, fu essenzialmente un pittore figurativo e non si cimentò mai nella riproduzione di paesaggi. Fu influenzato dalla produzione delle stampe d’arte giapponese. Alla luce naturale e ai suoi effetti, preferiva quella artificiale. Fu attivo nella organizzazione di molte mostre degli impressionisti anche se sempre negò di appartenere al gruppo. Mentre i suoi colleghi e amici guardavano a Delacroix, lui ammirava Ingres.
Il mondo della danza lo rapì sino al punto di fare delle ballerine il soggetto ricorrente di moltissime delle sue opere. La “Scuola di danza” del 1874, è una delle sue opere più note;, coglie le ballerine anche nei loro momenti di riposo, nella verità della fatica delle esercitazioni di danza. Al posto dei paesaggi esterni, Degas propone il pavimento polveroso di una scuola, dove figure esili in movimento sembrano fiori, nei loro abiti di tulle fatti di luce. Anche il mondo delle corse dei cavalli tuttavia rappresentò un tema ricorrente nella pittura di questo straordinario e raffinato artista che, contrariamente agli altri impressionisti, non abbandonò mai nelle sue tele l’utilizzo del nero.
Sisley, nato a Parigi, era figlio di un commerciante inglese e conservò sempre la nazionalità britannica. Dipinse spesso sulle rive della Senna con Monet e Renoir. Le sue opere furono pervase da particolari toni luministici, per dare un maggior senso del sentimento della natura. Le atmosfere cromatiche da lui suggerite ci trasportano in rappresentazioni in cui prevale l’aspetto emotivo. Verso la fine della sua attività i suoi quadri prima pervasi da toni di grigi e azzurri rarefatti, sembrano caricarsi di toni più accesi, pennellate più materiali che ne resero l’aspetto più drammatico.
Bazille, ebbe particolare interesse allo studio della luce all’aperto, e agli effetti che essa produceva sui colori. Nel 1868 il suo celebre dipinto, “Riunione di Famiglia” veniva accettato al Salon. Bazille pone qui dei personaggi che pare non abbiano alcun contatto emotivo tra loro. La morte precoce dell’artista, caduto in battaglia nel 1870, concluse una ricerca che poteva rivelare aspetti di particolare interesse. Bazille è altresì noto per avere consentito a Renoir di perseguire il suo sogno artistico sostenendolo finanziariamente. Renoir nasce a Limoges nel 1841. Il padre e la madre, che esercitavano il mestiere di sarti, decisero di recarsi a Parigi quando ancora Renoir era un fanciullo.
Renoir parteciperà attivamente ai dibattiti del cafè Guerbois. Dipingerà en plein air spesso, insieme all’amico Monet. Le prime opere impressioniste di Renoir saranno caratterizzate da una infinità di piccoli tocchi di colore che sembrano promanare luce, tanto da vibrare agli occhi dell’osservatore, come di moto proprio.
L’opera di Renoir, maggiormente concentrata sulla figura umana, sarà orientata a cogliere le sottili sfumature insite in uno sguardo e a sottolinearle con un guizzo di luce negli occhi o con il riprodurre il moto rapido di un gesto.
“La natura”,- affermerà Renoir,- “conosce soltanto i colori. Il bianco e il nero, non sono colori”.
Nel 1881 Renoir sarà preda di una crisi che lo porterà lontano dalle sue scelte artistiche. Durante un viaggio in Italia la sua arte conoscerà una svolta che lo porterà ad una ulteriore evoluzione e ad un recupero del contorno e delle forme. Ritroverà un rinnovato entusiasmo che gli restituirà la gioia di dipingere. Lavorerà fino al giorno della sua morte conservando pur nelle oggettive difficoltà (le gambe paralizzate e l’uso non più agevole delle mani), la voglia di trasmettere la gioia di vivere.

Donne impressioniste

Poco note, a volte quasi sconosciute poiché adombrate dalla fama dei loro colleghi e amici uomini, le donne che si distinsero nell’ambito dell’impressionismo furono principalmente Berthe Morisot (1841-1895) ed Eva Gonzalès (1849-1883). 
La Morisot era la pronipote di Fragonard, il noto pittore rococò. Prevalentemente le sue opere avevano come tema i paesaggi anche se, i soggetti nei quali si espresse con maggiore intensità, furono quelli dove riproduceva aspetti di vita familiare. La pittrice infatti prestava particolare attenzione alla rappresentazione degli aspetti psicologici dei suoi personaggi. Morisot mostrerà altresì nei suoi dipinti una inedita capacità nell’accostare colori contrastanti. Nel 1874 sposò il fratello minore di Manet. Aiutò finanziariamente, come fece a sua volta Bazille nei confronti di Renoir, il gruppo degli impressionisti e partecipò a diversi Salon con successo. Eva Gonzalès, era l’allieva di Manet. La qualità dell’opera della Gonzalès risulta tuttavia discontinua e di scarso apporto innovativo rispetto a quello della Morisot. Solo in alcune opere mostrerà una particolare attenzione agli aspetti psicologici dei soggetti ritratti che la avvicineranno al modo di dipingere di Degas. La Gonzalès ebbe vita breve. Morì a soli 43 anni dando alla luce il primo figlio. Le pittrici operanti nell’ambito della corrente impressionista ebbero il particolare merito di saper interpretare gli atteggiamenti delle donne da loro ritratte. Aspetti intimi che forse, solamente una donna, avrebbe saputo cogliere in un’altra donna.