Architettura nel ‘600

E’ il 1600 e il linguaggio barocco contraddistingue gli interventi architettonici prodotti nelle città italiane, siano essi edifici, piazze o elementi di arredo urbano. Interi ambiti spaziali urbani assumono caratteri scenografici o si alimentano dell’“effetto sorpresa”, tanto caro al barocco, che realizza un nuovo rapporto tra gli edifici e gli spazi urbani antistanti. In sostanza i contesti urbani, come le piazze, vengono ora visti come quinte teatrali e le stesse facciate degli edifici, sono elaborate in senso scenografico. Si realizzano prestigiosi palazzi nobiliari che presentano adesso un ampio e scenografico atrio d’ingresso da cui si accede, attraverso altrettanto scenografici scaloni, al piano nobile.
Tali palazzi sono spesso circondati da sontuosi giardini con statue e fontane. I fronti principali delle chiese, si movimentano e si arricchiscono di forti effetti chiaroscurali. Si abbandonano progressivamente nel disegno di progetto, le linee rette amate dagli architetti rinascimentali, per rivolgersi a quelle curve e sinuose e alle figure geometriche complesse, quali le ellissi, utilizzate attraverso complessi sistemi di intersezioni e sovrapposizioni. I contrasti, di luci e di ombre che caratterizzano le opere pittoriche sembrano estendersi concettualmente alle architetture: le colonne presenti nelle chiese, sia in facciata che all’interno, hanno il fusto liscio per esaltare le parti colpite dalla luce e rendere più scure quelle in ombra. Le colonne aggettanti, aderiscono ad un principio di coinvolgimento dello spazio antistante e si staccano sempre più dal prospetto creando suggestivi effetti di luce-ombra. Se il repertorio decorativo scultoreo, ritorna ad esser visto come una entità separata, assume un ruolo importante per determinare l’effetto scenografico d’insieme. Alcune facciate, per esaltare il senso di verticalità, assumono un assetto piramidale e si portano in alto attraverso imponenti scaloni di ingresso.
Si propone infatti nel 1600, un nuovo uso decorativo delle scale che si progettano sempre più dilatate, invadenti e decorative, per ad esempio, anticipare l’ingresso delle chiese. Cambia anche il modo di concepire gli interni, e le piante delle chiese assumono contorni sinuosi, che sembrano assecondare le articolazioni della facciata esterna secondo una alternanza di pieni e di vuoti, lontana dalle rigorose simmetrie compositive del periodo precedente. Tali sviluppi sembrano assecondare le tematiche socio-politiche e culturali del tempo…Il barocco, sia come linguaggio artistico che architettonico, infatti in questo periodo storico diviene strumento della controriforma cattolica, e fu utilizzato per convincere e per stupire con i suoi scenografici virtuosismi. Nel Seicento, centro propulsore del barocco è Roma. Qui si trovano i Papi e proprio per questo la città è meta di numerosi architetti giunti per operare al servizio della corte papale.
Successivamente altri architetti giungeranno a Roma, per formarsi sulle opere prodotte. Tali artisti contribuiranno a determinare il volto barocco di molte città. Il barocco, inoltre, per sua stessa natura si adattava bene all’operazione di recupero degli spazi e costruzione di nuovi edifici perché, invece di tendere a modificare gli spazi urbani in funzione dell’edificio – come invece avveniva nella concezione di tipo rinascimentale- poteva adattare l’edificio al contesto urbano senza attuare sconvolgimenti eccessivi degli ambiti preesistenti. In città già strutturate in epoca medievale, e quindi definite secondo schemi di tipo casuale ed irregolare, l’architettura barocca realizzò innesti di edifici sfruttando a suo favore la complessità morfologica urbana preesistente, al fine di ottenere effetti particolarmente suggestivi. In questo modo realizzò quello che del barocco è considerato uno degli elementi più caratteristici: l’effetto sorpresa.
Esso consisteva nel trovarsi di fronte ad un edificio o ad uno spazio barocco dopo aver percorso magari un intricato sistema di piccole stradine del tracciato medievale. Espressione dei drammatici contrasti religiosi del suo tempo, il Barocco espresse i valori di una società che aveva perduto le certezze. In architettura, la concezione rinascimentale dell’uomo centro dell’universo, venne infatti definitivamente superata. Questo ebbe come esito soprattutto la modificazione della pianta centrale in senso ellittico. Il fuoco della composizione planimetrica, che prima era stata costituita da un punto – che simbolicamente significava l’uomo -, si scisse in due punti, i fuochi appunto, e determinò l’ellisse. Analogamente si sviluppo’ anche il concetto di copertura sostituita da sistemi di volte o di cupole assecondanti la sezione ellittica attraverso un raccordo delle curve con pennacchi. Il S. Andrea del 1550, di Vignola, rappresenta già un primo esempio di costruzione a pianta ellittica in un edificio isolato, anticipando una tendenza che sarà successivamente sviluppata. Altra caratteristica del linguaggio architettonico barocco sarà la tendenza ad incurvare le facciate dei prospetti con sporgenze e rientranze. Si procede, alla definizione di facciate degli edifici progettate in funzione dello spazio urbano sul quale prospettano.
Pietro da Cortona, grande protagonista dell’architettura del tempo, incurva le facciate e gli elementi architettonici presenti nel prospetto della sua S. Maria della Pace al fine di stabilire un rapporto tra l’edificio e l’antistante spazio. Santa Maria della Pace è una chiesa di origine quattrocentesca, la cui facciata fu nel 1656 rielaborata in senso barocco. La parte frontale è convessa e un pronao semicircolare prende la larghezza di tutto il fronte corrispondendo con la curvatura inversa dell’esedra posta al termine. Il Da Cortona, afferma Argan, attuerà “lo smembramento della facciata, il suo disimpegno dalla parete e dalla sua tradizionale forma di limite, la sua intersezione nello spazio come organismo plastico articolato, la sua ragione non più soltanto architettonica ma urbanistica”.
L’architetto che maggiormente opererà per definire il volto barocco di Roma, sarà il grande Gian Lorenzo Bernini. Grande conoscitore delle tecniche, pittore e scultore oltre che architetto, Bernini cercherà sempre di ottenere risultati di massima espansione spaziale e di utilizzare le possibilità offerte dalla prospettiva. S. Andrea al Quirinale è del 1658. Presenta la pianta a forma ellittica, con l’asse maggiore nel senso della larghezza.
Il punto di partenza è l’architettura del Pantheon, ma lo utilizza in modo da giungere ad una rielaborazione originale dei riferimenti. Bernini realizza anche il colonnato di San Pietro, che rappresenta un simbolico abbraccio della Chiesa a tutta la comunità cristiana. La facciata del Maderno del 1612, aveva sottolineato una mancanza di raccordo tra corpo longitudinale e corpo centrale. Pertanto Bernini studia la soluzione ideando il sistema dei due campanili laterali che, avrebbero dovuto correggere equilibrandola, la sproporzione tra la facciata troppo larga rispetto all’altezza. La facciata infatti era stata appositamente ridotta per consentire la visione della cupola. Il colonnato berniniano allontana la visione globale della Chiesa e inquadra nella giusta dimensione la cupola michelangiolesca che era stata relegata a ruolo di sfondo dalla soluzione del Maderno. È il 1667. Il perimetro del colonnato si presenta leggermente ellittico raccordato alla facciata con due linee convergenti. Bernini progetta con il colonnato “l’anello che raccorda il monumento alla città” – afferma Argan, “un’immagine allegorica; ma anche la prima architettura aperta, pienamente integrata allo spazio atmosferico e luminoso: la prima architettura urbanistica”.
Altro grande protagonista del barocco fu Borromini e il suo stile, tormentato, rappresenta l’altra faccia del barocco, quella delle inquietudini e dei contrasti. Ebbe, nel suo tempo, meno fortuna del Bernini, ma il suo contributo non fu certo di minore portata. Sperimentò infatti un proprio metodo compositivo che, partendo da un complesso sistema di intrecci di figure geometriche e da intersezioni di superfici e di volumi, condusse ad opere architettoniche eccellenti come il San Carlino o Sant’Ivo alla Sapienza. Contrariamente al Bernini, con il quale fu sempre in costante polemica, egli tese alla massima contrazione spaziale e utilizza le potenzialità della prospettiva per ridurre, invece che per ampliare, la percezione dello spazio.
La prima architettura borrominiana è San Carlo alle Quattro Fontane, detto il San Carlino del 1634-37. Qui elimina gli angoli “perché il ritmo giri tutt’intorno, li trasforma in corpi convessi come se la superficie si incurvasse nella stretta di una morsa (…), nell’interno della chiesa pone un unico ordine di colonne. Sono volutamente sproporzionate allo spazio ristretto e lo stringono ancor di più; ma la loro forza plastica costringe le superfici a inflettersi, la stessa cupola ovale si direbbe schiacciata dalle curve tangenti degli archi”- Argan, Storia dell’arte italiana – Sansoni. La facciata della chiesa sarà invece da lui progettata nel 1664, e sarà la sua ultima opera. Si tratta di una forma antimonumentale e frammentata, alta e stretta. Contrariamente alle altre coeve architetture barocche essa non si raccorda, ma anzi pare emergere dalla parete della strada, rompendo la simmetria del quadrivio delle Quattro Fontane, essendo collocata all’estremità dello stesso.
Dai presupposti metodologici del Borromini prenderà le mosse il linguaggio di Guarini, che realizzerà uno dei capolavori indiscussi del barocco italiano:la cappella della Santa Sindone a Torino. Con Guarini, si definiscono le sperimentazioni di “compenetrazioni geometriche” precedentemente avviate dal Borromini. Le varie forme geometriche, anche poligonali o cilindriche, a sezione circolare o ellittica, vanno ad intersecarsi in vario modo fra loro determinando un senso di movimento delle pareti che prosegue, senza soluzione di continuità, nelle volte che si uniscono alle altre parti dando luogo ad organismi complessi.
Come accadde per Bernini anche le opere di Guarini diventarono un riferimento per l’evoluzione del linguaggio barocco Europeo. Dal Barocco italiano di Guarini trarrà ampi spunti il barocco boemo, tra la fine del 1600 e gli inizi del 1700, quando si realizzeranno i più bei edifici di ispirazione Guariniana. La Chiesa di S. Nicola a Malastrana a Praga, rappresenta uno degli esempi più riusciti.
In Sicilia si avrà un barocco un po’ particolare: vi fu infatti la tendenza ad innestare il nuovo linguaggio in schemi compositivi di stampo rinascimentale. Il linguaggio architettonico rinascimentale vi era infatti giunto in ritardo, da parte di alcuni architetti che lo avevano appreso grazie ad alcuni viaggi studio compiuti a Roma. Il barocco siciliano sotto il punto di vista decorativo è una festa di forme fatta di pietra o stucchi, di marmi intarsiati, o, nella zona di Catania di giochi cromatici di pietra bianca e lava. Mascheroni mostruosi, motivi inediti o il colore biondo della materia tufacea scavata contraddistinguono interi ambiti, conferendo al barocco siciliano un aspetto singolare.
Per certi versi è come se, l’enfasi decorativa assecondi in Sicilia un qualcosa di latente, rimasto nell’animo degli artisti locali, per lungo tempo inespresso: il gusto dell’esagerazione decorativa desunta dalle sovrapposizioni culturali di alcune dominazioni precedenti, sposata alla grazia e all’uso di alcuni materiali particolarmente “teneri” e modellabili. Il gesto poteva quindi essere assecondato con maggiore facilità, e la componente istintiva della composizione artistica veniva per questo favorita nella sua espressione più pura e immediata. Molti centri i come quelli della Val di Noto, come ScicliCaltagironeCatania e la stessa Noto, ne posseggono straordinari esempi. Altro capolavoro barocco è rappresentato dalla cattedrale di Siracusa, realizzata sulle rovine dell’originale tempio greco di Minerva, oppure dal San Giorgio di Ragusa. Ma anche Palermo, pur non essendo citata spesso come esemplare nel barocco, presenta alcune architetture barocche bellissime. È il caso ad es. del S. Salvatore dell’Amato del 1688 a pianta e cupola eclittica o della splendida facciata di Santa Teresa alla Kalsa del 1686.
In Europa il barocco adottato da Luigi XIV assunse prevalentemente un carattere di ostentata sfarzosità per assecondare il modo di vivere delle corti europee settecentesche. Più che nell’architettura la bellezza del linguaggio barocco francese si esprime nell’arte dei giardini. Le Notre è il paesaggista che inventò i giardini alla francese, il cui prototipo è il parco di Versailles.
L’esperienza barocca concluderà nel Settecento il suo ciclo evolutivo e cederà il passo al gusto, di derivazione francese, del Rococò, che prenderà spunto dal Barocco per portare avanti concetti di tipo più formale che di contenuto, e che si specializzerà anche nelle arti cosiddette minori, rivalutandole. Nei paesi tedeschi e in Austria il barocco giunse tardi, ma fu adottato da architetti anche molto capaci; tra di essi si distinse Fischer von Erlach, che a Vienna realizzerà la Karlskirche. Lukas von Hildebrandt, all’interno del belvedere di Vienna, affida alla scultura le funzioni di sostegno, e mette delle statue nell’atto di sostenere il peso delle strutture. Il barocco di queste zone si caratterizzerà per l’esuberanza decorativa degli interni e per l’uso della luce, priva di contrasti e più diffusa, che già si addiceva allo stile rococò, che in questi paesi attecchirà benissimo e che sarà propagato proprio dagli stessi architetti che prima avevano aderito al gusto barocco.
Infine appare opportuno accennare che il barocco sviluppo’ anche in Portogallo o in Spagna, ebbe eccellenti varianti. Tali paesi infatti trovarono in questo stile un modo di edificare maggiormente confacente al proprio modo di esprimersi. In Spagna il barocco si chiamerà churrigueresco, dal nome della famiglia di architetti Churriguera, che letteralmente riempirono le opere architettoniche spagnole di una esuberante decorazione.
Le forme barocche, in America Latina, si diffusero grazie alla presenza capillare degli ordini religiosi. Essendo stati però prevalentemente gli spagnoli ed i portoghesi a portare il gusto barocco presso le colonie situate in America Latina, in quelle terre, questo linguaggio si qualificò come lo stile dei conquistatori. Si realizzarono edifici caratterizzati da una esasperato decorativismo assimilabili all’opera di cesello praticabile da un orafo. Pertanto tale stile assunse il nome di plateresco dal termine plata cioè argento.